Corriere della Sera - Io Donna

Il coraggio di dire «Adesso basta»

Ledi è vittima delle tradizioni Masai. E ora lotta per le ragazze del Kenya

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Ledi Meingati ha 61 anni, ma non li dimostra: è una bellissima donna Masai e ha deciso, nel 2011, di non tacere più l’ingiustizi­a di quello che le è successo quando aveva dodici anni. Anche lei è stata vittima di una mutilazion­e, per poco non è morta. «Fu terribile, per tre mesi ho continuato a sanguinare» racconta. La cerimonia fu una faccenda fra donne: le anziane della famiglia andarono ad avvisarla che sarebbe diventata donna, furono loro a spogliarla, buttarle addosso acqua fredda e tenerla immobile mentre la mammana, la donna deputata al taglio, non ebbe finito.

Lei tentò di ribellarsi, ma era appena una bambina. E fu atroce e doloroso, anche dopo. «Ricordo che mi facevano bere il sangue delle mucche per riprendere le forze, io sentivo un dolore che non passava mai. Mi sono sposata, durante i rapporti il dolore era fortissimo. E così al parto, per ognuno dei miei cinque figli. Perciò ho deciso di alzare la voce e raccontare la mia storia: voglio che nessun’altra bambina debba soffrire ciò che ho patito io, così ho iniziato a parlare alle ragazze, alle donne nei villaggi per far capire quanto sia pericolosa questa pratica. E agli uomini, perché capiscano di dover accettare in spose donne non mutilate. Solo cambiando la cultura di tutti potremo salvare le donne». Nel suo Paese, il Kenya, il governo ha dichiarato illegali le mutilazion­i; tuttavia sono ancora tollerate (le ha subite il 21 per cento delle donne fra i 15 e i 49 anni) e le cose stanno cambiando con esasperant­e lentezza agli occhi di Ledi. Che viaggia nel Paese con Weworld Onlus parlando pure alle mammane, per raccontare loro che cosa può succedere alle bambine dopo le mutilazion­i e per aiutarle a trovare un lavoro diverso. È una strada lunga, ma un futuro diverso è possibile. «Ho avuto due figlie. Nessuna è stata tagliata».

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