Corriere della Sera - Io Donna
Il professore di suspense
Docente in aspettativa all’università di Rouen, lo scrittore Michel Bussi dà alle stampe il nuovo giallo. Con la solita promessa: tenerci inchiodati alla pagina
Forse ho sognato troppo
solo in Francia, adattamenti televisivi di successo e traduzioni in 34 lingue - cinese incluso - dei suoi romanzi. Michel Bussi, 54 anni, siede decisamente nell’empireo degli autori più popolari in Francia. In Italia il fenomeno è esploso nel 2016, con il pluripremiato Ninfee Nere, seguito da altri titoli, tutti con una caratteristica: tengono il lettore inchiodato alla pagina, impossibile lasciar cadere il libro prima di arrivare alla fine. Definire gialli i libri di Bussi corrisponde a verità, ma è riduttivo. Il mistero, la suspense e i colpi di scena sono ingredienti che sa ben calibrare. C’è, però, dell’altro. In Forse ho sognato troppo, l’ultima fatica, la protagonista è una hostess cinquantatreenne, Nathalie, moglie felice, madre di due figlie e già nonna. Una donna realizzata che, come tanti, da giovane si è trovata di fronte un bivio. Ha vissuto una passione folle con un musicista, Ylian, scegliendo alla fine la tranquillità e l’amore per la sua famiglia. Vent’anni dopo, a far riaffiorare quella storia mai dimenticata ci sono una serie di coincidenze. A cominciare da tre voli
Otto milioni di copie vendute
intercontinentali, con la stessa destinazione, nei luoghi in cui Nathalie e Ylian si erano amati. Ma c’è anche una mano assassina in agguato. Bussi entra nel cuore di Nathalie e ne sviscera emozioni e sentimenti. Grazie a una struttura in cui presente e passato si alternano come in un gioco di specchi, il lettore rivive i batticuori e le inquietudini della protagonista. Identificarsi è fin troppo facile. E forse è proprio quello che vuole l’autore.
Perché ha scelto questo titolo (in francese, è
rêver trop fort, ndr)? J’ai du
Viene da una canzone di Alain Bashung, un cantautore francese degli anni Ottanta, intitolata
Vertige de l’amour. I primi due versi sono “Ho bucato il cuscino / devo aver sognato troppo”.
Il romanzo è ricco di riferimenti musicali. C’è un legame fra musica e giovinezza?
Sì, c’è questo aspetto e c’è anche un lato nostalgico, legato a quanto si ascoltava in passato. Mi hanno sempre affascinato i grandi musicisti, come i Beatles, Bob Marley, i Rolling Stones. Non c’è nulla di più universale di una canzone