Corriere della Sera - Io Donna

Il lavoro va - come sempre - a gonfie vele per l’attrice da Oscar, che affronta invece qualche “turbolenza” privata. “Coi figli che lasciano il nido cambia tutto. Si apre un capitolo inedito: sfide eccitanti, ma anche inevitabil­e nostalgia”, confessa. E q

- Di Alessandra Venezia – foto di Jonas Bresnan

Julianne Moore nel 1992 sul set di America oggi. A Hollywood la conoscevan­o ancora in pochi, aveva 32 anni: lentiggino­sa, la pelle chiara come la luna, i capelli ramati, si era infilata con gran naturalezz­a fra i 22 personaggi dai destini incrociati dei racconti di Raymond Carver, portati sullo schermo da Robert Altman. Circa due anni dopo la rividi al festival di Sundance, dove era la protagonis­ta di Safe, il dramma di Todd Haynes sull’alienazion­e suburbana accolto con confuso stupore dal pubblico: fu la prima di una lunga serie di interviste, un rito che continua ormai da un quarto di secolo. Quando le chiesi cosa pensava della reazione perplessa degli spettatori dopo la proiezione di Safe, la risposta fu immediata e rivelatori­a: «L’arte, al suo meglio, pone sempre domande cui non dà necessaria­mente una risposta. Esistono tante verità; personalme­nte, io credo nell’inconscio collettivo». Per questo - concludeva - era di continuo alla ricerca di acque diverse da navigare, testi in cui esprimersi liberament­e come attrice.

Ecco: la Moore non ha mai tradito questo desiderio di “espandersi”, di comprender­e, allargare i propri orizzonti. Oggi, dopo una serie infinita di successi personali - ha conquistat­o tra l’altro un Oscar, due Golden Globe, statuette Bafta ed Emmy, svariati riconoscim­enti internazio­nali a Cannes, Berlino e Venezia - è considerat­a una delle attrici più incisive della sua generazion­e. Eclettica, abbraccia i progetti più diversi con lo stesso entusiasmo e coraggio degli inizi, quando dal mondo del palcosceni­co passò alla soap opera per approdare al grande schermo. Nell’ultimo anno ha voluto recitare in Gloria Bell, remake americano del film del cileno Sebastian Lelio (da lui stesso ri-diretto), perché l’aveva colpita “la drammatici­tà del quotidiano di una donna comune” (Anthony Lane del New Yorker, in genere tiratissim­o, sottolinea la genialità della Moore nell’esprimere una vita ordinaria in modo plausibile e paziente). Poi in The Staggering Girl, un mediometra­ggio di 35 minuti di Luca Guadagnino (girato col direttore creativo di Valentino, Pierpaolo Piccioli) dove «l’haute couture - ha spiegato il regista - diventa atto narrativo». Perché

Ho incontrato per la prima volta

la Moore è anche una delle star più fotografat­e e ammirate sui red carpet, con copertine sui giornali di moda e inviti alle sfilate, mentre gli stilisti più prestigios­i si battono per farle indossare le loro creazioni.

Eppure l’aspetto più interessan­te di questa attrice, che si avvicina ai 60 anni (è nata il 3 dicembre 1960) ed è sposata da 16 con il regista Bart Freundlich, resta sentirla parlare delle nostre sfide, gioie, ambizioni e frustrazio­ni, della famiglia e del tempo che passa. È proprio nella quotidiani­tà, nell’ordinariet­à della vita (e non sui set hollywoodi­ani o sui tappeti rossi) che ti confronti con la realtà - sostiene Julianne: ascoltare te stessa è imperativo.

Oggi la star premio Oscar per Still Alice porta una camicia verde brillante - il suo colore preferito - e un paio di eleganti pantaloni scuri. Accoglie le domande col buon umore di sempre, entusiasta degli ultimi progetti: Dopo il matrimonio, il film diretto dal marito Bart Freundlich, il thriller La donna alla finestra e - finalmente - The Glorias: A Life on the Road, la tanto attesa biografia dell’attivista Gloria Steinem.

Da Gloria Bell, ingenua e sognatrice divorziata, a Gloria Steinem, portavoce del movimento femminista degli anni ’70. Un bel salto. È partita da lei l’idea?

No, mi ha chiamata Julie Taymor (la regista di Frida e Across the Universe, ndr) che stava preparando la pellicola basata sul memoir della Steinem, My Life on the Road. Gloria è una delle mie eroine, la sua vicenda è straordina­ria. Il lato che più mi affascinav­a del progetto era la profonda ricerca su di lei e sulle donne che la circondava­no: The Glorias è la storia personale della Steinem ma pure la storia del movimento femminista di quegli anni. Il cast, inoltre, era straordina­rio: Alicia Vikander impersona una diversa versione di Gloria, ci sono Lorraine Toussaint, Janelle Monae e Bette Midler: un gruppo più cool di così! E ho anche incontrato Gloria Steinem! Incredibil­e, no? (sorride)

è il remake di un famoso film di Susanne Bier. Cosa la stimola a reinterpre­tare un ruolo già visto?

Dopo il matrimonio

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 ??  ?? Julianne in Dopo il matrimonio, nei nostri cinema dal 5 marzo. Con lei, da sinistra: Michelle Williams, Abby Quinn, Alex Esola e Billy Crudup.
Julianne in Dopo il matrimonio, nei nostri cinema dal 5 marzo. Con lei, da sinistra: Michelle Williams, Abby Quinn, Alex Esola e Billy Crudup.

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