Corriere della Sera - Io Donna
Che siedono nei cda
7 anni meno degli uomini
che d’impresa non è automatica per le donne di nuova nomina…».
Antica querelle, si potrebbe dire, che vale per la presenza delle donne in tutti i settori della vita pubblica: quanto cambiamento nell’agenda delle decisioni vogliono e riescono a portare quando entrano in edifici - pensiamo alla politica - che sono stati costruiti sulla loro esclusione?
Certi meccanismi non sono automatici
“Ma perché dovrei farlo proprio io, con tutta la fatica fatta per arrivare fin qui...” si è sentita rispondere da una di loro Simona Cuomo, docente e coordinatrice dell’osservatorio Diversity& Inclusion allo Sda Bocconi. Una battuta? Forse no, e i numeri e le riflessioni sugli aspetti critici della legge Golfo Mosca motivano la scelta di lanciare una ricerca per la quale Cuomo sta cercando collaborazione tra le aziende. L’intenzione è porre a un campione di 30-50 donne in posizioni executive domande tese a capire come funzionano i board, se l’ingresso femminile ha aumentato il tasso di diversità, se nell’agenda decisionale sono entrati temi quali la gestione delle persone in azienda, le carriere femminili, la conciliazione.
«Non sarà facile e mi aspetto una certa reticenza» spiega. «Ma si tratta di capire dopo tanti sforzi, tante liste di donne candidabili e tanto lavoro, perché la legge limi soltanto la punta dell’iceberg del divario di genere nel nostro Paese, ancora fanalino di coda in quanto a partecipazione femminile al mercato del lavoro. E come mai mentre si parla tanto di diversità, inclusione, responsabilità sociale, legame con i territori come temi di innovazione e reputazione aziendale alla fine l’unica cosa
Entrare nei cda come quote rosa può non essere sufficiente per favorire più attenzione alle donne?
«Per me la legge Golfo Mosca ha funzionato, perché ha accelerato quei cambiamenti positivi rilevati anche nel quaderno Consob del 2018 (di cui si parla nel testo principale, che sembra contare è il risultato economico. Porremo le stesse domande, ed è la prima volta, anche ai componenti dei cda in cui siedono le executive: speriamo che il doppio punto di vista ci possa dare indicazioni di metodo utili per il futuro».
La parità è ancora lontana
Tra le tendenze in crescita segnalate da più parti tra l’altro c’è l’interlocking, ovvero la presenza di una stessa donna in più consigli di amministrazione, con il rischio di replicare al femminile il famigerato “old boy network”(la rete di conoscenze dei vecchi amici). Argomento che non convince Cristina Rossello, presente nei cda di Spafid, Mondadori e Branca.«come mai non chiediamo lo stesso passo indietro ai colleghi uomini?» dice l’avvocata che, da deputata di Forza Italia, si impegna con forza per ottenere la proroga della legge. Se passasse, la sua proposta (che conta adesioni trasversali, come quelle di Laura Boldrini, Carlo Padoan e Graziano Del Rio) garantirebbe un ampio orizzonte temporale alla legge Golfo Mosca, dagli attuali tre rinnovi a sei. «Un terzo di donne nei cda è comunque un risultato di compromesso, la vera parità è 50 e 50: siamo davanti a un percorso che si sta consolidando e che ha bisogno anche di tempo». Appunto, anche. Si tratta ora di assicurarselo. E non bisogna mollare la presa.