Corriere della Sera - Io Donna

Aggiungi un posto a tavola

Hanno cominciato ad apparecchi­are per 20, nel 1982. Adesso la Comunità di Sant’egidio prepara tavolate per 60mila persone. E lancia la nuova campagna

- L.B.

de, bensì dalla compagnia degli amici e dal loro dissertare». Del resto, la parola convivio deriva dal latino cum vivere, che riunisce i concetti dello stare assieme e dello spartirsi le pietanze.

Il benessere della conviviali­tà

Gli psicologi hanno potuto provare con i loro studi che si pasteggia con parenti, amici o conoscenti, dalle sorgenti delle civiltà a oggi, perché questo aumenta la sensazione di benessere. Per esempio, secondo l’analisi di un sondaggio della società di consulenza Oxford Economics su 8.250 inglesi, chi pranza spesso con altre persone, anche colleghi, si sente più soddisfatt­o della propria vita. Uno dei motivi per cui la dieta mediterran­ea è stata riconosciu­ta nel 2010 patrimonio dell’umanità dall’unesco è proprio la conviviali­tà: nel modello del mare nostrum, i pasti comuni sono la pietra angolare dei riti familiari e delle feste tradiziona­li.

L’amore, anche a tavola, è allergico alle distrazion­i. Come avverte una ricerca tra le tante sul tema, condotta nel 2017 su 120 famiglie statuniten­si, mangiare davanti alla television­e, seppure solo come sottofondo, peggiora l’atmosfera emotiva. Si perde l’occasione per raccontars­i la giornata, per esprimere i propri pensieri.

Quando pranzare con lo schermo acceso diventa un’abitudine, si sottrae al pasto un ingredient­e che nei millenni è diventato essenziale quanto gli altri: la condivisio­ne di parole e di idee. Con la tv che va, si abbassa anche la qualità dell’alimentazi­one, perché i programmi sviano dall’osservazio­ne del piatto e dall’ascolto dei segnali del corpo: si mangia senza consapevol­ezza e magari si continua oltre la sazietà.

Quando tutti sembrano felici, insieme, la solitudine pesa di più. Per questo La Comunità di Sant’egidio da 37 anni prepara grandi tavolate per offrire la gioia della festa condivisa a chi di norma resta ai margini. E dalle 20 persone accolte nel 1982, nella basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma, è passata alle 60mila in Italia e 240mila nel mondo del 2018. Anche quest’anno l’obiettivo è di dare vita il 24 dicembre a cene della vigilia itineranti nel corso delle quali i volontari porteranno pasti caldi alle persone senza dimora e tavolate, il 25 dicembre, in tanti quartieri delle principali città italiane oltre che nelle residenze

Si producono endorfine

Si indaga anche sulla base biochimica. A quanto pare, mangiare in compagnia favorisce il rilascio di endorfine, cioè di sostanze dotate di un potere duplice: eccitante e analgesico. Si definiscon­o oppioidi endogeni e in pratica agiscono come una piccola droga prodotta dal cervello. Alzano la soglia di percezione del dolore, allontanan­o lo stress, infondono serenità. Chi consuma i suoi pasti quasi sempre da solo, invece, rischia la tristezza. È il problema di troppi anziani, di tanti ragazzini parcheggia­ti a sbocconcel­lare panini davanti alla tv. Non si dovrebbe dimenticar­e che il cibo intercetta le emozioni. Fin dal principio, fin da quando la madre avvolge il figlio in un abbraccio di amore e latte. per anziani e nelle carceri. Per sostenere l’impegno anche questo Natale la Comunità di Sant’egidio lancia una campagna di raccolta fondi, Aggiungi un posto a tavola. Dal 2 al 25 dicembre si può contribuir­e con un sms o chiamata da rete fissa al numero per donare 2 5 o 10 euro.

Abbiamo bisogno degli altri

L’atto del nutrirsi soddisfa un’esigenza primaria. Cibo o morte. Perciò, come bisogno di sopravvive­nza, è custodito in circuiti robusti di neuroni. Sono strade cerebrali antiche, ammattonat­e in centinaia di migliaia di anni: muovono alla ricerca di alimenti quando la pancia è vuota e, una volta placata la fame, spingono alla produzione di dopamina, un’altra delle molecole del piacere.

Ma gli effetti si amplifican­o se viene appagato, mentre il palato si bea, un altro bisogno fondamenta­le: stare con gli altri. Come scrisse il poeta John Donne,« nessun uomo è un’isola, / completo in se stesso; / ogni uomo è parte della terra, / una parte del tutto».

Mangiare davanti alla tv rovina la comunicazi­one

Per i piccoli pranzi e carezze

Riflettano i genitori. Per un figlio un pranzo può essere uno dei momenti più belli. Si nutre insieme del cibo e delle emozioni che gli dà lo stare insieme alla mamma e al papà. Non è retorica. Se ce ne fosse bisogno, basta consultare una lista lunga così di ricerche.

Secondo uno studio canadese del 2018, i bambini che passano l’infanzia mangiando spesso intorno a un tavolo con la famiglia (e in modo piacevole), a dieci anni saranno meno aggressivi. Già nel 2014, un’indagine americana su oltre 24 mila bambini aveva appurato che i pasti in compagnia erano collegati a minori comportame­nti sociali problemati­ci. La pasta e una carezza, un boccone e una parola, un profumo e una risata.

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