Corriere della Sera - Io Donna
Noi, ambasciatrici italiane in Cina
Dopo la doppia laurea, Benedetta e Sara hanno aperto uno studio di successo a Shenzhen. Senza interrompere i contatti con il loro Paese
«Siamo partite per la Cina con l’idea di ampliare gli orizzonti, ci sembrava una realtà stimolante soprattutto per chi, come noi, studiava Design», dicono Benedetta Anghileri e Sara Biancaccio (nella foto sotto), 29 anni. «Abbiamo preso una doppia laurea in Product Service System Design al Politecnico di Milano e a Shangai, poi abbiamo deciso di restare un po’». Nessuna volontà precisa di andar via, ma una scelta pragmatica: «In Italia ai giovani senza esperienza nessuno dà fiducia.
In Cina sì; se sei in gamba, diventi subito credibile. Inoltre, da noi manca flessibilità; se sei laureato in Interior Design puoi fare solo quello». Dopo un anno da dipendenti, Benedetta e Sara hanno aperto il loro studio, Panglossian
(da Pangloss del di Voltaire, un grande ottimista), a Shenzen. Si occupano di interior e graphic design ma soprattutto studiano
Tra le università più attive c’è Bologna (con 44 titoli doppi, multipli o congiunti): «Ogni anno aumentiamo l’offerta» dice Stefano Cavazza, delegato alla internazionalizzazione. «Abbiamo iniziato nel 2000, negli ultimi tre abbiamo rinegoziato 26 accordi e fatto partire 13 percorsi soprattutto per le magistrali, perché è più semplice trovare un accordo con i partner stranieri. Partono ogni anno 400 studenti su 85mila. Potremmo aumentare i numeri, ma spesso le sedi estere non ne hanno altrettanti da mandare». Bisogna specificare, infatti, che quasi tutti gli accordi sono in e out; gli arrivi bilanciano le partenze. I percorsi sono per pochi anche per una questione di costi; le università infatti aiutano gli studenti (che continuano a pagare le rette italiane e solo quelle), con borse di studio, che si aggiungono spesso a quelle Erasmus. La cifra cambia a seconda delle disponibilità d’ateneo, ma certo non è infinita. «Con il rettore Eugenio Gaudio, i dipartimenti che puntano sulla mobilità ricevono più fondi» dice Tiziana Pascucci, prorettrice al diritto allo studio della Sapienza, a Roma. Inoltre, siccome siamo i primi al mondo negli studi classici, diamo spazio alle doppie lauree anche umanistiche».
Interessante anche l’esperienza di Trento, tra le pioniere in Italia a stabilire accordi già nel 1997 con gli atenei tedeschi per Sociologia ed Economia. Tra i 39 in essere (anche da qui partono circa 100 studenti l’anno) l’ultima frontiera è il Vietnam, per un corso in Studi internazionali:«l’altra «l’interazione tra l’arredo e il cliente, partendo dall’esperienza che le persone fanno nel nostro negozio, o ristorante». Lo studio va molto bene, le due giovani lavorano con partner locali, ma non hanno tagliato i ponti: «Siamo diventate un punto di riferimento per gli studenti italiani, ci contattano in tanti. Pensiamo che la doppia laurea sia una base solida per partire, soprattutto se si colgono le opportunità di un contesto nuovo e stimolante. Questo diciamo ai ragazzi, quando li incontriamo. Ci sentiamo delle ambasciatrici del nostro Paese. Ma resteremo in Cina ancora a lungo».