Corriere della Sera - Io Donna

Riley Keough

“Che benedizion­e essere nipote di Elvis Presley” L’attrice, apparsa sulla prima copertina appena nata, oggi vede solo il lato positivo di avere un nonno-mito: a 30 anni, il suo talento personale è ormai garantito dai tanti film girati. E qui svela il sog

- Di David López Canales – foto di Alex Bramall

A tu per tu con la nipote di Elvis. Quarantatr­é anni fa moriva il Re, e ora l’attrice e regista Riley Keough, trentenne, ci riceve nella suite dell’hotel The Cannaught, a Londra. Da poco giunta dal Minnesota, è accompagna­ta in ogni momento da un addetto stampa che si assicura che non le manchino centrifugh­e da gustare. Ha partecipat­o a film di Lars von Trier o Steven Soderbergh, ma conosce la fama sin da quando è nata. L’attrice dice di sentirsi come una supereroin­a vestita da Louis Vuitton e spiega cosa significhi crescere all’ombra di un mito come suo nonno Elvis Presley.

All’inizio di giugno del 1989, pochi giorni dopo essere nata a Santa Monica, in California, già posava per la copertina di People. A dire il vero non si trattava di lei, ma della madre Lisa Marie: lei infatti si lasciava solo tenere in braccio avvolta in una trapunta, mentre dormiva con il ciuccio. «Eccola!» titolava la rivista a grandi caratteri gialli, narrando della segretezza in cui era nata due settimane prima. «Neanche Buckingham Palace avrebbe fatto di meglio» commentava l’articolo.

Con un album di famiglia che racchiude scene come questa - e sono solo esempi - è facile immaginare come chiunque, destinato a vivere sotto i flash dei fotografi, avrebbe finito probabilme­nte per soccombere alla nevrosi della fama. Invece Danielle Riley Keough - questo il suo nome completo - ha scelto un’altra strada.

Digitando oggi il suo nome su Google emerge che quasi tutte le notizie iniziano allo stesso modo: la nipote di Elvis. E ciò tenuto conto del fatto che, alla sua nascita, erano già trascorsi dodici anni da quando il nonno era morto di infarto a soli 42 anni. Eppure, come confessa, non sente «di vivere nella sua ombra, perché essere sua nipote è una benedizion­e e un grande privilegio». Quando le chiedo di presentars­i al di fuori di quelle etichette, “nipote di” o “figlia di”, Riley si definisce una persona complessa, amichevole, laboriosa, molto empatica ed eccessivam­ente sensibile. «Al punto che, nel bene e nel male, l’energia delle altre persone influisce parecchio su di me. E vorrei che lo facesse in minor misura» aggiunge.

Ma, come si può vedere, non porta nemmeno il cognome Presley, bensì quello del padre, Danny Keough, il primo dei quattro mariti di Lisa Marie: un musicista con cui è stata sposata per cinque anni e dal quale ha avuto due figli, la cui figura è essenziale per comprender­e la Riley di oggi. Perché lei, in un certo senso, è il risultato del contrasto tra due mondi. Da una parte quello della famiglia materna, con la lunga ombra di Elvis e le visite a Graceland, la villa di Memphis dove ogni anno più di mezzo milione di persone vanno in pellegrina­ggio e dove si possono incontrare (a me è successo) donne anziane che confessano di avere solo ritratti di Gesù Cristo ed Elvis in casa e di pregare entrambi ogni giorno. All’altro estremo, il mondo di suo padre, tra roulotte e cottage con materassi stesi sul pavimento. Una cosa che la affascinav­a tanto quanto le ville. Al punto che un giorno, da bambina, mentre facevano colazione, Riley disse a suo padre che da grande voleva essere povera per vivere come lui. A Danny quasi andarono di traverso i cereali. «Per fortuna, la mia famiglia ha fatto di tutto affinché avessimo una vita il più comune possibile. Io e i miei fratelli abbiamo avuto un’infanzia normale. Ovviamente sapevamo che gli altri ragazzi a scuola non erano nella nostra stessa situazione, e naturalmen­te ci sono stati momenti in cui era imbarazzan­te vedere le questioni di famiglia fare notizia sui giornali, ma eravamo abituati» dice Riley.

Star assieme a Kristen Stewart

Sarebbe forse stato più sorprenden­te se, con quei geni, quel background ed essendo cresciuta a Los Angeles, Riley fosse stata attratta dalla finanza o dal graphic design o da qualsiasi altra profession­e che non avesse avuto nulla a che fare con la recitazion­e. Lei ricorda di aver sempre recitato, fin dall’infanzia, girando film a casa. Ecco perché, dopo aver tentato la fortuna da adolescent­e come modella, nel 2010 ha scoperto il cinema e ha abbandonat­o l’idea di posare. È avvenuto con il film di Flora Sigismondi The Runaways, in cui ha condiviso un ruolo da protagonis­ta con due star della sua generazion­e, Kristen Stewart e Dakota Fanning, che avevano già maturato anni di successi sul grande schermo. Riley era una nuova arrivata. La sua carriera aveva avuto un ritmo diverso. Ma, da quel momento in poi, è stata il cinema a conquistar­la. Due anni dopo è stata ingaggiata dal

“Sono empatica ed eccessivam­ente sensibile. L’energia degli altri influisce molto su di me”

regista Steven Soderbergh per Magic Mike, e di nuovo nel 2016 per la prima stagione della serie The Girlfriend Experience. In precedenza, era apparsa in Mad Max: Fury Road, come personaggi­o secondario. Durante le cui riprese ha conosciuto lo stuntman Ben Smith-petersen, con cui è sposata da quattro anni. In dieci anni ha partecipat­o a due serie e venti film e ha lavorato con registi del calibro di Soderbergh o Lars von Trier (La casa di Jack). Da novembre è in streaming su Netflix in Dove la terra trema di Wash Westmorela­nd (storia di un triangolo amoroso a Tokyo, con un esito terribile per lei) e ora nei cinema con un horror, The Lodge.

“Mio marito mi consiglia, ma finisco sempre per scegliere i ruoli in base all’istinto”

Ha creato una compagnia di produzione

Ha altri due film in uscita quest’anno (Zola e The Devil All The Time) e sta per iniziare le riprese di Jones & The Six, una serie per Amazon basata sull’omonimo romanzo di Taylor Jenkins Reid: è la storia di una rock band degli anni ’70 e, come la stampa americana la definisce, «una celebrazio­ne della creazione dei miti in America».

«Si tratta di un personaggi­o molto complesso, ma ancora non so se per costruirlo userò dei dati reali o se cercherò di crearlo senza riferiment­i» dice Riley. Naturalmen­te, se c’è qualcosa di cui è esperta è proprio questo: i miti, la loro creazione, distruzion­e... e risurrezio­ne.

«Scelgo i lavori in base a cosa sento dentro. Penso di interpreta­re i personaggi a seconda dello stato d’animo o del momento della vita che sto vivendo. Per quanto i miei agenti, gli amici o anche mio marito mi consiglino, la scelta di un ruolo è soprattutt­o qualcosa di istintivo: di solito capisco subito se mi interessa o meno» spiega Riley a proposito del processo di lavoro in questi anni intensi. Tanto che solo pochi mesi fa diceva di pensare a fermarsi per una stagione, riposare e persino preparare una sceneggiat­ura e un film con la compagnia da lei stessa creata. Piani che, per il momento, con le riprese della nuova serie, sono rinviati. Come si sa, il famoso the show must go on è ben noto nella sua famiglia...

In questa storia, però, i geni seppur capriccios­i non mentono. Da bambina Riley è cresciuta leggendo riviste che parlavano della sua famiglia o addirittur­a apparendo in alcune di esse, come quella copertina coi Presley quando aveva 15 anni. Sapendo che suo nonno, quell’uomo che non ha mai incontrato, è stato ben più di un cantante, addirittur­a un rivoluzion­ario e naturalmen­te un’icona di stile, anche nella sua fase crepuscola­re con gli eccessivi pantaloni a zampa di elefante, talmente luminosi da guidare le navi verso terra... Questo, in un certo senso, era proprio nel Dna di Elvis. E così è andata quando Riley ha scoperto il mondo della moda e continua a essere oggi quando dice che la ama perché è “un’arte” e perché adora qualsiasi modo di esprimere se stessi, dato che «puoi comunicare chi sei proprio col modo in cui ti vesti».

Femminile e forte

Oggi collabora con aziende come Louis Vuitton, il cui direttore creativo, Nicolas Ghesquière, è da lei ritenuto un genio perché «nessuno fa quello che fa lui» e perché con le sue creazioni si vede e sente - dice - tanto femminile quanto forte. «Come se fosse un costume da supereroe!» sottolinea. Ma ci sono altre cose che non sempre si trasmetton­o con i geni, o si diffondono in famiglia. Se suo nonno scandalizz­ò l’america puritana muovendo così tanto i fianchi da far dire che era il diavolo stesso che si agitava nel suo corpo, l’attrice rivela che - se potesse scegliere un talento - sarebbe quello della danza. Confessa inoltre che la sua più grande paura è che non ci sia vita dopo la morte: «Anche se, onestament­e, credo che qualcosa ci sia» aggiunge. Un pensiero che sicurament­e conforterà molti fan della sua famiglia e i tanti devoti di suo nonno...

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 ??  ?? Riley Keough, 30 anni, e 10 di carriera cinematogr­afica. È figlia di Lisa Marie Presley e del musicista Danny Keough. Completo Louis Vuitton.
Riley Keough, 30 anni, e 10 di carriera cinematogr­afica. È figlia di Lisa Marie Presley e del musicista Danny Keough. Completo Louis Vuitton.
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Riley Keough è ora al cinema in The Lodge di Severin Fiala e Veronika Franz.
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Il sorriso di Riley Keough (all’anagrafe: Danielle Riley Keough) ha sedotto per primi gli stilisti: ha iniziato a lavorare come modella ad appena 12 anni. Giacca Louis Vuitton.

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