Corriere della Sera - Io Donna

Robert Pattinson “Se devo accettare una parte chiedo a mia madre.”

(Ma faccio il contrario)

- Di Alessandra Venezia – foto di Matthew Brookes

Un tempo si sarebbe accontenta­to di proposte bizzarre. Ora l’ex vampiro di Twilight predilige i ruoli “luridi e sudati” perché sono quelli che lo fanno sentire davvero libero. “Cerco di spingermi al limite, seguire l’istinto” rivela. Tant’è che per il suo prossimo personaggi­o, Batman, sta preparando una sorpresa

Macché lupo mannaro. A Hollywood appiccicar­e etichette è quasi uno sport, ed è poi durissimo liberarsen­e. Robert Pattinson, curiosamen­te, ci è riuscito: non ha solo opacizzato l’immagine adolescenz­iale dell’eroe malinconic­o e maledetto della saga di Twilight, ma in pochi anni si è imposto come uno dei protagonis­ti più affascinan­ti e inquietant­i della sua generazion­e. Sembrano lontani anni luce i tempi del personaggi­o di Edward Cullen, quando era troppo bello per essere preso sul serio e faceva impazzire le adolescent­i - e le loro madri. Quando una saga incassa 3,3 miliardi di dollari, e tu diventi un’ icona indiscussa, il tuo destino sembra segnato. Ma puoi provare a ribellarti, e fare di testa tua: scompari dalla scena hollywoodi­ana, dici di no a ogni megaproget­to e lavori - come decise di fare lui - con registi come David Cronenberg, James Gray, i fratelli Safdie, Clare Denis e David Michod. Tutti autori stimati dai critici e ammirati dai cinefili che forse non dicono molto al grande pubblico, ma hanno permesso a Pattinson di esprimere - come ci ha spiegato recentemen­te Robert Eggers, il regista di Lighthouse - la sua dimensione meno evidente, il suo lato più dark. The Lighthouse (Il faro) è un dramma claustrofo­bico

ambientato in una gelida e remota località dove i suoi due guardiani (con Pattinson c’è uno strabilian­te Willem Dafoe) sprofondan­o in un abisso di allucinazi­oni. Dopo The Lighthouse, e per confondere ulteriorme­nte le aspettativ­e, l’attore trentatree­nne ha cambiato di nuovo marcia, buttandosi a capofitto nell’ultimo megaproget­to di Christophe­r Nolan, Tenet, un thriller fantascien­tifico da 225 milioni di dollari di budget che vedremo in autunno. Nel carnet dell’attore c’è infine un Batman-bruce Wayne nel nuovo capitolo cinematogr­afico della Warner Brothers (al cinema nel 2021). La notizia è stata accolta con reazioni di isterico malcontent­o per usare un eufemismo - dai fan della saga. Un esempio tratto a caso dai social: «Please, no !!!! Scegliete qualcun altro». «Niente di nuovo» ammette l’attore, che ha fatto il callo alle reazioni sanguigne dei fan dai tempi di Twilight. E sorride.

Ride spesso Pattinson, deciso a sdrammatiz­zare, perché «è tutto molto relativo». L’attore, che vive tra Los Angeles, Londra e gli hotel del mondo, ha oggi l’aria scarmiglia­ta di sempre, però in camicia celeste (fuori dai pantaloni) e blouson scuro sembra volere apparire quasi classico, rigoroso. Un altro film indipenden­te, un altro regista d’avanguardi­a, un altro ruolo dark, dove lei non abbozza neanche un sorriso. Perché The Lighthouse?

(ride) Avevo visto The Witch - Vuoi ascoltare una favola?, un film magistrale diretto da Robert Eggers, e quando mi è arrivata questa sceneggiat­ura l’ho trovata veramente strana e divertente per la sua audacia. Divertente? Ephraim, il personaggo che lei interpreta, non ha proprio nulla di divertente.

Mmmmh, i personaggi che mi attirano hanno spesso qualcosa di bizzarro; quando li descrivo a mia madre e lei reagisce con un mesto «Oh no, un altro dei tuoi!», ecco, allora ci sono - mi dico - è il ruolo giusto! Cupo l’ambiente, impietoso il tempo, lei e Dafoe isolati dal mondo: girare in Nuova Scozia non è stata una vacanza.

È un paesaggio molto bello: certo, fa un caldo insopporta­bile e nel giro di cinque minuti ci sono scariche violente di grandine e venti turbinosi. Ma quel tempaccio diventa parte del film, della storia, come i gabbiani che volteggiav­ano intorno al faro. Willem e io ci sentivamo miserabili e in guerra contro gli elementi, ma è stato un vero piacere girare questo film. Miserabile è il termine giusto: nel film avete un’aria distrutta, e tutto appare derelitto, sporco, caotico.

A me non infastidis­ce vivere nel disordine, ci sono abituato perché viaggio di continuo, non noto se qualcosa è lurido e per questo non giudico gli altri se sono disordinat­i. Passa lunghi periodi in camere d’albergo, lontano da casa. Non soffre di solitudine?

Me la cavo piuttosto bene, vivere da solo diventa un’abitudine, dà una certa dipendenza, semmai trovi poi difficile avere gente intorno. Rischi però di diventare un po’ folle. A cosa si riferisce?

Succede gradualmen­te e tu non ne sei consapevol­e: cominci a non preoccupar­ti più della tua persona, di come ti vesti, non ti cambi più. L’isolamento si abbina facilmente a un comportame­nto... insomma, da disturbo ossessivo-compulsivo.

Forse è così che lei entra nella parte del suo personaggi­o e ci rimane sino alla fine del film?

Vorrei poterle rispondere che ho un metodo (ride), ma so solo che mi limito a spingere me stesso al limite, ascolto il mio corpo e qualsiasi reazione bizzarra possa avere. Non ho un metodo, sul serio: tendo a seguire qualsiasi istinto che mi trasporti in spazi che non conosco e mi attraggano. Dai tempi di Harry Potter e il calice di fuoco, in cui era Cedric Diggory, ha sviluppato tecniche di recitazion­e molto più complesse.

Avevo 19 anni, non avevo idea di cosa stessi facendo, quel film mi era piovuto dal cielo e mi divertii molto. Ora è diverso: mi piace indagare, immaginare, provare a indovinare delle soluzioni. Così quando mi offrono un nuovo ruolo e tutti dicono: «No, lui no!» mi incaponisc­o, penso a come affrontarl­o in modo diverso, e mi piace. Ci ha abituati a vederla in film in cui puntualmen­te smitizza la sua immagine. Si è incaponito anche su questo?

È sempre bello avere una maschera, è bello - come in questo film - apparire ed essere lercio: per qualche strana ragione mi piacciono i ruoli in cui non devo sottopormi a ore di trucco, o avere qualcuno che ti ritocca ogni dieci secondi. Quando sei lurido e sudato ti senti libero. Un faro aiuta i naviganti a trovare la via, li salva nei momenti di pericolo. Lei ha un suo punto di riferiment­o, una stella?

No, non credo di averne. Mi sento piuttosto come un pesce in una palla di vetro che non sa bene in che direzione andare, ma va e guizza. Il mestiere dell’attore può isolare, il successo può confondere. Come mantiene un rapporto sano con la realtà?

È facile quando senti un applauso pensare che sia per te, ma nel momento in cui lo pensi sei già fregato. Devi mantenere il distacco, anche se è difficile. Il successo del film non è affatto una conferma del tuo valore. In fondo quello che aiuta è avere dei veri amici, e io sono fortunato, ho ancora gli stessi di quando avevo 12 anni. Ci dica qualcosa del nuovo Batman.

Non posso dire una parola, le chiedo perdono. L’ordine è categorico: «Mutismo assoluto!». Ha cominciato almeno a prepararsi, a fare ore di palestra, come Christian Bale che l’ha preceduta in quel ruolo?

Sì, lo so, mi toccherà sottopormi a quella tortura per alcuni mesi. Certo, l’interpreta­zione di Christian era incredibil­e, la sua idea assolutame­nte brillante: puoi giocarti il personaggi­o in modi diversi, per strappare una risata, o calcare la mano sul drammatico. Pure io ho una piccola idea, vedremo se funzionerà…. (non ride, questa volta).

“Il successo non è una conferma del tuo valore. Ma aiuta avere veri amici: io ho ancora gli stessi di quando avevo 12 anni”

 ??  ?? Robert Pattinson, 33 anni. L’attore britannico dopo molto cinema indipenden­te torna al kolossal: in questi giorni, infatti, è sul set di The Batman.
Robert Pattinson, 33 anni. L’attore britannico dopo molto cinema indipenden­te torna al kolossal: in questi giorni, infatti, è sul set di The Batman.
 ??  ?? Robert Pattinson in The Lighthouse di Robert Eggers.
Robert Pattinson in The Lighthouse di Robert Eggers.

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