Corriere della Sera - Io Donna
Perché la corruzione e la denuncia possono essere anche femmina
L’ex prefetto di Cosenza Paola Galeone denunciata da un’imprenditrice, Cinzia Falcone. Accusa: aver fatto emettere una fattura falsa. Cinzia Falcone ha raccontato al Tg1 di aver deciso dopo aver visto, nell’ufficio del prefetto, la foto di Mattarella e il tricolore. Come a dire: non possiamo tollerare l’illegalità davanti ai simboli dell’unità nazionale. Luciana Lamorgese, ministra dell’interno – bravissima: la vera rivelazione del secondo, modestissimo governo Conte – ha disposto il trasferimento di Paola Galeone. Aspettiamo l’ultima parola della magistratura. Una cosa però si può dire: le protagoniste sono tutte donne. Donne che condividono i vizi e le virtù degli uomini.
Questo mi sembra sano. Le differenze ovviamente esistono; ma una donna di potere non è necessariamente migliore o peggiore di un uomo di potere. Continuo a credere che corrompere una donna sia più difficile che corrompere un uomo. Ma dovremo abituarci a giudicare un funzionario o un politico non in base al sesso, ma all’onestà e alla capacità. Anche per questo condivido poco l’entusiasmo per le donne che fanno un mestiere considerato “da uomini”; per la semplice ragione che non esistono “mestieri da donne” e “mestieri da uomini”. Non ho ad esempio il mito di Astrosamantha; anche perché considero la corsa nello spazio un binario morto della storia, oltre che un modo di combattere le guerre con altri mezzi. Ma questa è un’altra storia.
P.S. Mi rendo conto di aver scritto d’istinto “prefetto” e “ministra”. Dovrei uniformare: prefetto e ministro, se prevale la funzione; prefetta e ministra, se prevale il genere di chi esercita la funzione. Ma il criterio della lingua è l’uso, l’abitudine, il suono. Ministra è entrato nel linguaggio corrente; prefetta ancora no. Non a caso il correttore automatico mi segnale “prefetta” come errore e non “ministra”.