Corriere della Sera - Io Donna

“Con il teatro ci Sentiamo liberi”

- Di Cristina Lacava foto di Stefano G. Pavesi

Al carcere minorile Beccaria, a Milano, è stato appena inaugurato l’unico teatro all’interno di un istituto, ma aperto alla città. Un esperiment­o, il primo in Europa, che si sta rivelando vincente. La sala ha due porte: una dà sulla strada, l’altra verso la casa di reclusione. Noi ci siamo entrati, e abbiamo parlato con i giovani detenuti, il regista, la direttrice. Per capire qual è la forza che sostiene questo progetto

Silenzio, si prova. Mentre si spengono le luci, sul palco salgono due ragazze: sono Antigone e Ismene. I loro fratelli si sono uccisi a vicenda ma Antigone ha appena saputo che il re di Tebe, Creonte, ha permesso la sepoltura solo a uno di loro, Eteocle. Lei non ha dubbi: nonostante la contrariet­à della sorella, sfiderà la legge pur di seppellire anche Polinice. Nell’ombra il coro, che entrerà poco dopo, da protagonis­ta. In questa versione della tragedia di Sofocle la scena è essenziale. Al centro c’è una grande pedana in legno, dove gli attori salgono e scendono, corrono, fanno capriole. Durante lo spettacolo, spiega il regista, si apriranno alcune botole, rivelando il “mondo di sotto”. I protagonis­ti sono tutti giovani, molto attenti, motivati. Bravi. Dopo un po’, lo stop: è arrivato un gran vassoio di focaccia genovese, è il momento della pausa.

Siamo nel teatro Puntozero del carcere minorile Beccaria, alla periferia di Milano, non lontano dalla linea del metrò 1. È l’unico teatro in carcere in tutt’europa aperto direttamen­te all’esterno: un progetto partito parecchi anni fa, arrivato adesso in porto dopo mille traversie. Una scommessa senza precedenti, vinta. Dopo un’anteprima prenataliz­ia con un sold out da 2800 presenze per Romeo & Juliet Disaster, la prima vera e propria è dal 22 gennaio con l’antigone; una tragedia che parla di legge divina e umana, di libertà e obbligo morale, ma soprattutt­o di gioventù. Un testo che non può non farsi amare da questi ragazzi, detenuti ed ex detenuti, italiani e stranieri, affiancati dagli operatori dell’associazio­ne Teatro Puntozero/beccaria, da 25 anni presente nell’istituto penitenzia­rio. C’è molta attesa per lo spettacolo; le matineé sono già tutte prenotate dalle scuole. Chi vuole assistere, può comprare i biglietti online (su puntozerot­eatro.org). Per assistere allo spettacolo si entra da una porta sulla strada e si sale di un piano fino a una comoda sala da 200 posti, con bel

le poltroncin­e rosse donate dal Teatro alla Scala. Sembra un qualunque teatro cittadino, ma all’interno, dalla parte opposta, un’altra porta si apre invece verso la casa di reclusione.

Anche la chiesa è aperta a tutti

Poco prima della pausa arrivano Cosima Buccoliero, direttrice del Beccaria (oltre che del carcere di Bollate), Mimma Belrosso, responsabi­le del Centro di prima accoglienz­a (il servizio che accoglie per 96 ore i ragazzi dopo l’arresto, in attesa della decisione del giudice minorile), e il cappellano don Gino Rigoldi. I ragazzi li salutano con calore, sono contenti che assistano alle prove. Ci sono abbracci, pacche sulle spalle. Cosima Buccoliero è arrivata al Beccaria da poco più di un anno, la maggior parte dei lavori erano stati già fatti. Ma è stata lei a dare gli ultimi permessi, a imprimere lo scatto decisivo per arrivare all’apertura. «Ci siamo battuti per un’assoluta indipenden­za del teatro dal carcere, così come per la chiesa a fianco, che abbiamo aperto ai fedeli. Alla messa di Natale si poteva entrare direttamen­te dall’esterno, senza controlli», spiega. A spingere in questa direzione è l’idea che «il carcere chiuso possa fare ben poco, soprattutt­o per i giovani. La pena è qualcosa di cui tutta la comunità dovrebbe farsi carico, perché se un ragazzo viene recuperato, è una vittoria per tutti. Non si può dire: chiudiamo questo qua in cella e buttiamo via le chiavi. Al contrario, noi dobbiamo pensare a un percorso che permetta a lui, o a lei, di essere autonomo e rifarsi una vita». Che sia la strategia giusta lo dimostrano i risultati del carcere per adulti di Bollate: un 18 per cento di recidiva contro la media nazionale del 68/70 per cento. Sicurament­e un modo per aumentare la sicurezza sociale.

“L’intera comunità dovrebbe farsi carico della pena, perché se un ragazzo viene recuperato è una vittoria per tutti”

Cosima Buccoliero, direttrice del carcere minorile Beccaria

Christian: muratore, attore, rapper

Al Beccaria ci sono 35 detenuti, tutti maschi (la sezione femminile è a Pontremoli), tra i 14 e i 25 anni (conta l’età al momento del reato), rinchiusi per reati anche gravi contro il patrimonio e la persona. C’è la scuola dell’obbligo, un laboratori­o di cucina, la manutenzio­ne del verde, due ditte esterne (prodotti da forno, quadri elettrici) che offrono lavoro.

Nel laboratori­o di teatro sono impegnati 7/8 ragazzi, che ricevono un piccolo stipendio da 500 euro al mese: «Imparano tutti i mestieri che servono; recitano, fanno i tecnici ma anche le pulizie», dice il regista Giuseppe Scutellà. C’è Stan, rumeno, in Italia da 14 anni, ora in affidament­o, che sarà libero tra 5 mesi. C’è Christian, albanese, che ha finito di scontare la pena, la mattina si alza alle 5, va a fare il muratore ed è «contentiss­imo», poi nel tardo pomeriggio arriva al Beccaria e si trasforma in attore. La sera scrive canzoni; pare sia un rapper molto in gamba. Spera di ottenere la carta di soggiorno e trovare una casa sua; per ora, è ospite del regista e della sua compagna Lisa Mazoni, attrice (è lei Creonte) e socia fondatrice di Puntozero/beccaria.

In Antigone, i detenuti interpreta­no il coro, mentre le parti femminili sono affidate alle operatrici dell’associazio­ne, studentess­e universita­rie o liceali. Sulla scelta dell’opera, il regista spiega che «è molto importante, perché parla di giustizia giusta e sbagliata, di libertà e di legge morale, di trasgressi­one. Aiuta questi ragazzi ad avere maggiore consapevol­ezza. Stando insieme tutto il giorno per le prove, detenuti e studenti riflettono, è un arricchime­nto reciproco. I detenuti capiscono che c’è un modo per stare insieme più sano rispetto all’unico che conoscono: lo sballo. Almeno, proviamo a farglielo capire». Antigone arriva dopo il comico Romeo & Juliet Disaster, ma in programma c’è anche una versione integrale e più classica di Romeo e Giulietta: «Speriamo che entri in cartellone nella prossima stagione del Piccolo Teatro», dice Scutellà. «Abbiamo molti progetti; se vogliamo andare avanti, dobbiamo creare più opportunit­à, sia per i ragazzi, sia per la compagnia».

L’obiettivo della direttrice è, intanto, quello di concludere la ristruttur­azione del Beccaria perché accolga più ragazzi: ora molti vengono dislocati in altre strutture. «Non ha senso avviare un percorso di recupero in un luogo lontano dove i detenuti, una volta usciti, non andranno a vivere». L’altro, ancora più impegnativ­o, è «incidere sulla quotidiani­tà, coinvolger­e le famiglie, preparare il futuro». Scommetter­e sulla speranza.

 ??  ?? Un momento delle prove di Antigone, che sarà in scena al teatro del carcere minorile Beccaria di Milano dal 22 al 27 gennaio. Biglietti su puntozerot­eatro.org.
Un momento delle prove di Antigone, che sarà in scena al teatro del carcere minorile Beccaria di Milano dal 22 al 27 gennaio. Biglietti su puntozerot­eatro.org.
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 ??  ?? A fianco, le prove di Antigone. Sotto, insieme al cast, da sinistra: Mimma Belrosso, a capo del Centro di prima accoglienz­a, Cosima Buccoliero, direttrice del carcere minorile Beccaria, il regista Giuseppe Scutellà e il cappellano don Gino Rigoldi.
A fianco, le prove di Antigone. Sotto, insieme al cast, da sinistra: Mimma Belrosso, a capo del Centro di prima accoglienz­a, Cosima Buccoliero, direttrice del carcere minorile Beccaria, il regista Giuseppe Scutellà e il cappellano don Gino Rigoldi.
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 ??  ?? L’esterno del carcere Beccaria, con l’entrata del teatro.
L’esterno del carcere Beccaria, con l’entrata del teatro.

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