Corriere della Sera - Io Donna
La falena che bruciò per il Führer
La nipote ventitreenne di Hitler viene trovata morta nella sua stanza chiusa. Dopo indagini frettolosissime si presume il suicidio. Ma i dubbi su questo avvenimento storico restano. Un nuovo autore ne ha fatto un giallo serratissimo. Per nulla (o quasi) i
L’ha incontrata nelle pagine di un romanzo di Robert Harris, Monaco, ed è stato amore a prima vista. Anzi, pura ossessione. Poche righe, un passaggio appena, cita, in casa di Adolf Hilter, la stanza-mausoleo della nipote, e forse amante, Geli Raubal il cui misterioso suicidio a 23 anni (il 18 settembre 1931) aveva riempito le pagine dei giornali prima di essere inghiottito dal silenzio di chi sapeva troppo e dal fragore della guerra che sarebbe scoppiata. Fabiano Massimi, classe 1977, bibliotecario alla “Delfini” di Modena, ma anche editor, traduttore, consulente editoriale, non cerca neppure di spiegare la folgorazione che l’ha spinto in soli sei mesi a raccogliere documenti, consultare memorie sepolte, setacciare archivi e mettere la parola fine alle 479 pagine del thriller storico L’angelo di Monaco (Longanesi) straordinaria immersione nella Germania che stava per consegnarsi al nazismo. Se la cava così: «Ho trovato questa storia, o la storia ha trovato me. Ho scritto freneticamente, quasi invasato da metà ottobre a metà gennaio. Dovevo farlo. Dovevo restituire, se non la verità (non esistono fatti, soltanto interpretazioni) i dubbi sulla morte di questa ragazza bellissima, terrorizzata, incredibilmente dimenticata. Volevo renderle giustizia mentre mi chiedevo come mai Harris o Ken Follett non avessero pensato di scriverne e cercavo di arrivare prima di loro. Anzi, avevo paura che ci stessero già lavorando. A Ken Follett, che ho conosciuto a Bookcity, ho fatto leggere i primi capitoli