Corriere della Sera - Io Donna

“Sventolo una lumaca come eco-bandiera”

Questa è la storia di una giovane donna che, prima ancora che divampasse il “fenomeno Thunberg”, ha scommesso su di sé e su un progetto ecologista davvero coraggioso, convinta che non si è mai troppo piccoli, ma neanche mai troppo soli, per fare la differ

- Di Paola Centomo - foto di Vasco Pissarra

el pomeriggio in cui sono atterrata a São Tomé, il 12 gennaio del 2017, ricordo che mi sono subito venuti incontro l’odore di polvere e cibo, la moltitudin­e vociante tipica dell’africa, un caos di animali e persone che m’ha fatto subito pensare che quell’isola del golfo di Guinea, appena sopra l’equatore e così sconosciut­a in Italia, sarebbe stata per diversi mesi, felicement­e, la mia casa. Non sapevo ancora che l’isola sarebbe diventata una sorta di destino, capace di tracciare una direzione cruciale a tutta la mia vita.

A São Tomé ero arrivata per seguire un progetto di ricerca con l’università di Lisbona, dove mi ero trasferita dopo la laurea triennale in Biologia presa a Modena, con l’obiettivo di specializz­armi in Biologia della conservazi­one: adoravo la lingua portoghese, era certa che quella di Lisbona fosse un’ottima università. E poi sapevo che proprio grazie alla facoltà avrei potuto compiere spedizioni di ricerca in Africa o in Sud America. A me sembrava di esserci nata con quel sogno, e dunque lasciai l’italia e la cittadina vicino a Reggio Emilia in cui vivevo con i miei, portandomi dentro il senso di colpa tipico dei ventenni che se ne vanno, ma anche una gran fame di esperienze, nuove conoscenze, scoperte.

«DChi ha visto l’archachati­na bicarinata?

São Tomé era certamente il posto giusto. Irrorata da una immensa foresta pluviale e protetta dall’oceano e da ripidissim­e cime vulcaniche, accoglie molte specie animali e vegetali che esistono solo lì, e che si sono evolute in maniera completame­nte diversa dal resto del mondo, con una biodiversi­tà unica. Il mio progetto prevedeva che andassi alla ricerca di uno dei 59 molluschi terrestri dell’isola, la Archachati­na bicarinata, conosciuta come la Lumaca Gigante d’obo (può arrivare fino a 20 centimetri!), di cui da tempo non si trovavano più esemplari. È un mollusco prezioso per le sue virtù medicinali: si usano sia il guscio, come cura per i problemi respirator­i, sia il corpo, come rinvingore­nte (sulle virtù delle lumache nel settore della bellezza, invece, vedi servizio a pag. 76, ndr).

L’isola mi richiese da subito uno spirito d’adattament­o straordina­rio. Per essere più vicina alla foresta, dove avevo indirizzat­o le mie ricerche, trovai casa - una quasi casa perché era veramente spartana - a Nova Moca, un paesino di 50 persone sulla bocca del vulcano, a 1200 metri, in cui non arrivava l’acqua corrente, l’energia elettrica andava e veniva, e spesso la mancanza di benzina costringev­a a lunghi cammini per fare anche una cosa banale. Imparai molto in fretta a lavarmi nell’acqua di un pentolino e a rimanere sorridente quando i black out elettrici tanti, ripetuti, una tortura – m’uccidevano il pc e la possibilit­à di lavorare. Per avere pasti pronti mi ero fatta... adottare da una famiglia di vicini, che in cambio di un po’ di soldi mi preparava il lussua, piatto a base di una pianta che mi piaceva tantissimo. Magie dell’isola! Incantesim­i di un posto dove non si possiede nulla, ma si è lo stesso pieni di vita e lo spirito si fa via via leggero.

La foresta fu dapprima un enigma e una gran

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 ??  ?? Sopra, Martina mostra la Lumaca Gigante d’obò agli studenti di São Tomé. La biologa (a destra) ha un progetto per sensibiliz­zare la comunità ai temi ambientali­sti.
Sopra, Martina mostra la Lumaca Gigante d’obò agli studenti di São Tomé. La biologa (a destra) ha un progetto per sensibiliz­zare la comunità ai temi ambientali­sti.
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