Corriere della Sera - Io Donna
Nasce a Milano il primo ospedale rosa
Percorsi di diagnosi e cura diversi a seconda delle fasi della vita con il supporto delle varie discipline. All’ospedale Macedonio Melloni la medicina di genere diventa una realtà
Un ospedale dedicato alla salute delle donne, che mira ad accompagnarle nelle diverse fasi della vita e a sostenerle sotto tutti i punti di vista: è il nuovo orientamento dell’ospedale Macedonio Melloni di Milano, che diventa così il primo ospedale di genere italiano. Unprogettoambizioso,resopossibilegrazieallacollaborazione tra la Regione Lombardia, l’asst Fatebenefratelli Sacco e la Fondazione Onda (Osservatorio nazionale per la salute della donna e di genere). Nella storica struttura milanese, che sin dalla nascita ha avuto una vocazione materno-infantile, è in atto una trasformazione che le permetterà, sempre più, di offrire percorsi specifici dedicati alle donne, integrandoli con quelli già esistenti. Secondo la più recente edizione, fine 2019, del Libro bianco sulla salute della donna di Onda, dedicato proprio alla medicina di genere, le donne soffrono maggiormente di malattie croniche rispetto agli uomini, hanno un’aspettativa di vita più lunga (84,9 anni, contro gli 80,6 degli uomini), ma meno “in buona salute”. Gli anni di sopravvivenza sono, infatti, di vita ammalata e disabile, soprattutto per le conseguenze delle malattie cardiovascolari, osteoarticolari e neurologiche. A questa situazione la medicina di genere e quella di precisione possono dare risposte e strumenti.
Nel primo ospedale “rosa” italiano, grazie a percorsi di screening e cura “tarati” sulle donne e a équipe multidisciplinari, la salute femminile sarà osservata da più angolazioni. E lo stesso principio ispiratore che guida il Brigham and Women Hospital di Boston, afferente alla Medical School di Harvard, al cui interno opera un centro della salute della donna con 17 diversi dipartimenti, dalla ginecologia alla neurologia, dall’ortopedia alla cardiologia declinati in chiave femminile.
«Oltre alle specialità presente nel complesso della Macedonio Melloni» puntualizza Marisa Errico, direttore medico del Presidio ospedaliero, «sarà possibile contare sulla collaborazione delle diverse strutture della nostra azienda sanitaria (che riunisce altre due grandi strutture milanesi, l’ospedale Sacco e il Fatebenefratelli) e dell’università Statale. È già in cantiere l’istituzione di un corso universitario di medicina di genere per gli studenti della Facoltà di medicina e corsi di formazione per il personale medico e quello infermieristico. Verrà dedicato ampio spazio anche alla ricerca, strutturando una rete tra i diversi presidi ospedalieri e avviando studi multicentrici». In passato le donne sono state escluse dagli studi clinici, fatta eccezione per le malattie dell’ambito ostetrico e ginecologico. Oggi la situazione è migliorata, ma troppo spesso vengono coinvolte solo nella fase più avanzata delle sperimentazioni sui farmaci, quella precedente l’immissione in commercio,facendo leva sulla circostanza per cui la variabilità ormonale nelle diverse fasi del ciclo e poi nelle diverse fasi della vita rende molto più complesso tarare gli studi.
Anche in ambito cardiovascolare per molti decenni la ricerca si è focalizzata soltanto sui maschi, nonostante le malattie cardiovascolari rappresentino la principale causa di morte tra le donne e siano ormai divenute evidenti importanti differenze di genere sia nella prevenzione sia nella diagnosi e cura delle malattie cardiache.
Un’altra novità in arrivo all’ospedale Macedonio Melloni è la Mother Baby Unit, un’unità di degenza ospedaliera pensata per far fronte alla depressione perinatale, che colpisce il 12 per cento delle donne. «L’idea di fondo è non separare la diade madre-bambino per non compromettere, ma al contrario favorire, la relazione tra i due. Un attaccamento non ben riuscito può infatti generare disturbi del comportamento, timori e insicurezze» spiega Mencacci. Nella nuova Unità, sono ricoverate donne in attesa e appunto neomamme con il loro bambino, curate da un’equipe multidisciplinare composta da psichiatra, psicologo, ostetrica e puericultrice.
Quattro fasi della salute
Per ora sono in fase di avvio quattro Percorsi donna: sviluppo (11-18 anni); età fertile e riproduzione (19-50); menopausa (45/50-65) e senescenza (over 65). Inoltre è già in funzione un ambulatorio di medicina del lavoro declinato al femminile. In futuro saranno avviati anche altri ambulatori “rosa”, per esempio per le malattie cardiovascolari o autoimmuni. Oggi è ormai evidente il peso delle differenze di genere: gran parte delle malattie si manifesta, evolve e risponde alle cure in modo differente nei due sessi. «Il progetto “Ospedale della Donna” vuole essere la nostra risposta ai bisogni di salute intesi come benessere psicofisico delle donne di ogni età, in linea con le direttive emanate il giugno scorso dal Ministero della Salute per promuovere la medicina di genere» spiega Giuseppe De Filippis, direttore sanitario dell’asst Fatebenefratelli Sacco.
Attenzione alla menopausa
Nei diversi ambulatori del Percorso donna è previsto un approccio multidisciplinare. «È l’aspetto innovativo, rispetto ai tradizionali ambulatori. Prendiamo per esempio il Percorso menopausa: dopo l’iniziale visita ginecologica, la donna è invitata a tornare nella stessa struttura, nello stesso posto, per effettuare gli eventuali altri controlli ritenuti utili dagli specialisti delle altre discipline, come nutrizionista o cardiologo. Ed è lo stesso ginecologo che si occupa di fissare a stretto giro, queste visite» spiega il professor Michele Vignali, direttore dell’unità operativa complessa di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Macedonio Melloni di Milano. Ma sono a disposizione anche specialisti di endocrinologia, sessuologia, immunologia, oncologia. «L’obiettivo è la persona. Vogliamo accompagnarla nel percorso di cura e non abbandonarla a sé. E questo è possibile facendo riferimento alle diverse professionalità presenti nei vari presidi» puntualizza Vignali.
In questa nuova organizzazione orientata al mondo femminile, è coinvolta una delle sue tante strutture d’eccellenza ormai operante da 15 anni nell’ospedale: il Centro psiche donna. «Le donne sono più soggette a depressione a causa della maggiore esposizione alle fluttuazioni ormonali» fa notare il professor Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di salute mentale e neuroscienze dell’asst Fatebenefratelli Sacco di Milano. «I momenti più critici sono la fase che segue il menarca e l’epoca menopausale, quindi è davvero importante avere un attenzione costante al problema».
Durante l’adolescenza, infatti, gli sbalzi ormonali degli estrogeni e del progesterone possono determinare variazioni dell’umore che travalicano i sintomi da sindrome premestruale e possono sfociare nella depressione.
Quando si verifica il passaggio di transizione dall’età fertile alla menopausa, il rischio depressione si fa nuovamente vivo a causa delle profonde modificazioni fisiche e psicologiche che lo connotano. Lo spirito con cui viene affrontata questa fase della vita varia molto da persona a persona e dipende, al di là delle variazioni ormonali, da diversi fattori individuali e sociali, dalla personalità al contesto socio-familiare e lavorativo. Poter contare sul supporto di specialisti attenti a queste problematiche può davvero fare la differenza.
Per accedere a tutti i servizi è sufficiente chiamare il numero verde della Regione (800638638), tenendo a portata di mano l’impegnativa fatta dal medico di famiglia.
Il nuovo ospedale “rosa” rappresenta un passo avanti rispetto ai “Bollini rosa”, il riconoscimento che Onda attribuisce dal 2007 agli ospedali “vicini alle donne”. Gli ospedali premiati aumentano di anno in anno: dai 306 del biennio scorso si è arrivati ai 335 del biennio 2020-2021 (bollinirosa. it, elenco consultabile a partire dal 7 gennaio). «I 335 ospedali premiati costituiscono una rete di scambio di esperienze e di prassi virtuose, consentono alle donne di poter scegliere il luogo di cura più idoneo alle proprie necessità, nonché di fruire di servizi gratuiti in occasione di giornate dedicate a specifiche patologie, con l’obbiettivo di sensibilizzare e avvicinare a diagnosi e cure appropriate» spiega Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda.