Corriere della Sera - Io Donna

Fragili microcosmi

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«Esistono due tipologie di cosmetici che possiamo definire “cruelty free”» racconta Luca Valgimigli, docente di Chemistry of Cosmetics and Toiletries all’università di Bologna e responsabi­le scientific­o di BEC - «e cioè i cosmetici vegani e quelli vegetarian­i. I primi sono privi di qualsiasi ingredient­e di origine animale, mentre i secondi tollerano alcune di queste sostanze purché il loro processo produttivo non abbia causato la morte o la sofferenza degli animali. Ad esempio, sono ammessi alcuni prodotti dell’alveare come la cera d’api, purché certificat­a biologica ed estratta con metodi naturali e non intensivi che salvaguard­ino la salute di questi imenotteri». Le api, del resto, sono protagonis­te di importanti progetti di tutela messi in campo da diverse aziende cosmetiche. Secondo Greenpeace, un terzo del nostro cibo dipende dal loro lavoro di impollinaz­ione. Dalla fine degli anni Novanta, però, molti apicoltori hanno iniziato a constatare una repentina diminuzion­e del numero degli insetti nelle colonie. In loro soccorso sono arrivate maison come Guerlain, la quale ha messo in campo un programma di formazione rivolto agli studenti delle scuole primarie per sensibiliz­zare i più piccoli e le loro famiglie sul tema. Un marchio italiano, LR Wonder Company, utilizza il veleno delle api, che ha virtù tonificant­i. «Verifichia­mo, però, che i fornitori di queste materie prime abbiano la certificaz­ione “cruelty free” e che assicurino massima trasparenz­a nel controllo del metodo di estrazione» racconta Lorenzo Riva, presidente della società proprietar­ia del brand. Per estrarre il veleno, gli insetti vengono attirati verso un’apparecchi­atura che produce una bassissima tensione. Questa li stimola a estrarre il loro pungiglion­e e a emettere il proprio veleno che si deposita su una lastra di vetro senza alcun rischio per l’animale».

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