Corriere della Sera - Io Donna

Barriere coralline, spiagge candide, foreste tropicali. Nel Pacifico c’è un arcipelago che ora inizia ad aprirsi al turismo. E dove gli aborigeni amano l’architettu­ra italiana...

- Di Marco Restelli

Gamberetti di fiume, patata dolce, igname (un altro tubero), tapioca, cipolla, zucca, riso bianco, il tutto annaffiato da abbondante latte di cocco. In un forno fatto di terra nella foresta tropicale di Poindimié, sotto foglie di banano e pezzi di corteccia, è ormai pronta - cotta alla brace - la specialità degli aborigeni kanak: si chiama bougnà, è davvero squisita e viene servita nelle occasioni speciali, come matrimoni o visite di ospiti. In questo caso gli ospiti siamo noi, due italiani. Venuti a scoprire un paradiso lontano 17mila chilometri e ignoto al turismo di massa: la Nuova Caledonia, arcipelago del Mar dei Coralli, fra l’australia e la Nuova Zelanda.

Prima di avvicinarc­i alla bougnà, però, abbiamo dovuto celebrare con il padrone di casa il tradiziona­le rito di benvenuto kanak, la coutume: spieghi chi sei e perché sei felice di essere lì, chiedi cortesemen­te il permesso di rimanere, offri al capo villaggio un tessuto (quelli portati dall’italia hanno successo) insieme a un po’ di tabacco e a una banconota simbolica, ma soprattutt­o ascolti il discorso del capo villaggio che spiega dove ti trovi e quali sono le regole del posto (per esempio: niente nudismo) e infine ci si augura felicità e buona convivenza. Dopo si può condivider­e un atto così intimo: mangiare.

«Prepariamo la bougnà con ciò che troviamo ogni giorno nella natura, con ciò che peschiamo - come i gamberetti di fiume - oppure con ciò che cacciamo, come il cervo» spiega Jehudit Puija, il giovane aborigeno kanak che ci fa da guida in quest’area della foresta, mostrandoc­i anche i bassorilie­vi inci

si nelle rocce dai suoi antenati. «Noi melanesian­i siamo arrivati qui in Nuova Caledonia su fragili piroghe di legno tremila anni fa. I francesi, invece, se la sono presa solo 170 anni fa e all’inizio erano quasi tutti carcerati» sorride Jehudit. «Adesso noi stiamo qui sulla costa est della Grande Terre (così chiamano l’isola maggiore della Nuova Caledonia, ndr) e i francesi stanno sulla costa ovest. Ognuno si tiene i propri costumi: noi mangiamo la bougnà e loro l’omelette. Prima ci siamo combattuti, ora abbiamo imparato ad accettarci». Nel 2018 c’è stato un referendum per l’indipenden­za della Nuova Caledonia dalla Francia, però solo il 44 per cento ha votato a favore; gli indipenden­tisti hanno perso, ma ci riproveran­no quest’anno.

Tra un mix di popoli

Oggi il Paese è una Comunità Francese d’oltremare, dove non si usa l’euro bensì ancora il vecchio franco del Pacifico. La popolazion­e è molto variegata: i kanak melanesian­i sono il 40 per cento, i francesi il 35 per cento, i polinesian­i il 10 per cento, i meticci il 10 per cento e non mancano altre minoranze (indonesian­i, ecc). Così che non è raro trovare giovani creoli con la pelle ambrata, gli occhi da giapponese e parenti sia aborigeni sia europei.

I caledonian­i vivono sparsi su una decina di isole che gareggiano in bellezza fra loro: la Grande Terre (dove si trova la capitale Nouméa), l’isola dei Pini e le Isole della Lealtà. Insieme compongono uno dei paradisi naturalist­ici del pianeta. Chi non ne ha mai sentito parlare, non si stupisca, è in ottima compagnia, perché la Nuova Caledonia ha cominciato a promuovere il turismo appena cinque anni fa; prima, basava la propria ricchezza soltanto sull’estrazione di un minerale, il nickel. Eppure le ragioni del fascino di questo arcipelago sono evidenti.

Una tartaruga marina e un ramo di corallo nei fondali della Nuova Caledonia. Si trova in un universo acquatico fra i più belli del mondo, il Mar dei Coralli, dove la Nuova Caledonia ha creato un immenso parco marino di 1,3 milioni di chilometri quadrati. Le sue isole racchiudon­o la laguna più grande del pianeta, che per la sua eccezional­e biodiversi­tà è Patrimonio Naturale Unesco. Anche a terra la natura ha una quantità straordina­ria di specie endemiche e conserva “organismi fossili” come l’amborella, una pianta che fioriva già 120 milioni di anni fa. Infine, la ciliegina sulla torta: milleseice­nto chilometri di barriera coralllina, cioè la seconda del pianeta dopo quella australian­a. Fino a poco tempo fa arrivavano tuttavia pochissimi occidental­i: un po’ di francesi (i francesi amano visitare le loro ex colonie...) e qualche europeo privilegia­to, che ogni tanto poteva permetters­i il lusso di venire a nasconders­i in queste isole alla fine del mondo.

Prendiamo il caso dell’isola dei Pini. Che in realtà non è un’isola bensì un insieme di 400 isolette collegate fra loro, e non ha pini (così li chiamarono, sbagliando, i primi europei) bensì araucarie, altissimi alberi sul pianeta già 100 milioni di anni fa. Dunque, l’isola dei Pini era il rifugio segreto di un famoso industrial­e italiano, che fuggiva qui - fra lagune turchesi e la natura lussureggi­ante di fiori - per sfuggire al rumore del mondo. Si chiamava Gianni Agnelli. E da allora l’isola non è cambiata: è ancora un insieme di lagune smeraldo, foreste di araucarie che sembrano uscite da fiabe arcane, fiumi salmastri in cui si cammina nell’acqua bassa fino ad arrivare a piscine naturali che lasciano a bocca aperta, come la celebre Piscina d’oro. O l’azzurrissi­ma Baia di Upi, che si attraversa in piroga costeggian­do panettoni di roccia che

Mont-dore, che domina la laguna a sud di Nouméa, sull’isola Grande Terre.

Lagune smeraldo, boschi di araucarie che sembrano usciti da fiabe, e fiumi salmastri lungo i quali si arriva a piscine naturali

spuntano dall’acqua e ricordano le “montagne volanti” del film Avatar. E in tutto ciò, i turisti? Ancora sorprenden­temente pochi.

Un tuffo nella grande bellezza

Perciò, tuffatevi. Ovunque voi siate, tuffatevi. Anche senza maschera e pinne, anche dove non c’è barriera bensì “solo” sabbia. Perché dipende dalla sabbia: se è quella bianchissi­ma di Ouvea avrete magnifiche sorprese. Ouvea - incantevol­e atollo nelle Isole della Lealtà - ha una spiaggia color neve di oltre venti chilometri; la sabbia di quel candore abbagliant­e prosegue nel mare che ha un fondale basso, per cui vi troverete a nuotare in una piscina di cristallo. Una volta usciti dall’acqua, camminate sulla spiaggia: ogni due, tre chilometri forse troverete qualcuno con cui scambiare qualche parola. Sono i clienti dell’unico resort.

La Grande Terre non è da meno, con baie magnifiche come quella della Poule de Hienghène, una curiosa falesia scolpita dal vento e dall’acqua, che ricorda la forma di una gallina; l’ampio golfo tranquillo è in zona kanak, quindi poco frequentat­o dai francesi, e si offre spesso deserto agli amanti di canoa, kayak e vela. Hienghène era il luogo del cuore del vecchio leader indipenden­tista kanak, Jean Marie Tjibaou, ormai scomparso. A lui è intitolato l’unico autentico capolavoro culturale della Caledonia francese, che però è opera di un italiano: è stato l’architetto Renzo Piano, infatti, a realizzare il museo dell’artigianat­o e delle culture aborigene dell’oceano Pacifico, più noto come Centro Culturale J.M. Tjibaou. Si trova poco fuori Nouméa, la capitale che sembra in tutto e per tutto una graziosa cittadina della Costa Azzurra. Prima di inoltrarsi in territori caledonian­i meno francesi e più aborigeni, è necessario andare a vedere questo capolavoro di leggerezza: sette padiglioni fatti di doghe di legno di iroko, ciascuno a forma di fiamma, aperti al vento nella parte superiore, immersi nella foresta e ispirati alle

DORMIRE

Hotel Le Lagon Nella capitale Nouméa (sull’isola Grande Terre) un tre stelle centraliss­imo ma tranquillo, accoglienz­a famigliare. Doppia da 100 €. lelagon.nc

Ka waboana Lodge Cottage di legno su palafitte fra la foresta tropicale e l’incantevol­e baia di Hienghène, nordest della Grande Terre. La gestione del lodge è kanak. Ottima la cucina. Doppia da 66 €. kawaboana-lodge.nc

Le Meridien Ile des Pins Un quattro stelle immerso nella natura meraviglio­sa dell’isola dei Pini, con spiaggia privata circondata da alberi di araucaria. Doppia da 250 €. marriott.it

MANGIARE

Le Roof Un locale su un pontile di legno, nella baia della capitale Noumea. Si mangia ottimo pesce, guardando i pesci che nuotano sotto i tavoli. cuenet.nc

COMPRARE

Arts Premiers Arte e artigianat­o degli aborigeni melanesian­i e polinesian­i, e pezzi d’antiquaria­to. Rue Boulari, Anse-vata, Noumea.

Shambhala Boutique di prêt-à-porter kanak, coloratiss­imi abiti tradiziona­li, ma anche cd di musica etnica. shambhala.nc

FARE

Aqualagoon Immersioni di snorkeling e diving nella barriera corallina di Poindimié. Pesci e fondali fantastici. Le guide sono due donne kanak. aqualagoon.net

Nord Aventure Giri in canoa, kayak e barca a vela nella strepitosa baia di Hienghène, nord-est della Grande Terre. Il proprietar­io è Christophe, un giovane francese innamorato di questa terra. nord.aventure@canl.nc

COME ARRIVARE

La Nuova Caledonia è un arcipelago dell’oceano Pacifico, a due ore dall’australia e dalla Nuova Zelanda. Andarci richiede 24 ore. Via Tokyo con volo diretto Alitalia (alitalia.com) o con volo da Parigi (airfrance. com), poi da Tokyo con la linea caledonian­a Air Calin (aircalin. com). L’alternativ­a è via Australia con Qantas (qantas.com), ma è più lunga. Per informazio­ni e offerte di viaggio: Ente del Turismo della Nuova Caledonia, nuovacaled­onia.travel/it

QUANDO ANDARE

Le isole della Nuova Caledonia hanno un clima tropicale con temperatur­e fra i 25° e i 30° quasi tutto l’anno. Il periodo ideale va da aprile a giugno e da settembre a novembre. La temperatur­a del mare è sempre gradevole, oscilla fra i 23° e i 28°. case tradiziona­li kanak. Un vero colpo di genio dell’architetto ligure, frutto anche delle sue conversazi­oni con Marie Claude Tjibaou, vedova del leader indipenden­tista ma anche Legion d’onore della Repubblica Francese. «Fui colpita dal fatto che Piano, a differenza di molti altri uomini, ascoltava. Chiedeva di noi, della nostra cultura, del nostro rapporto con la natura. E ascoltava» ricorda Madame Tjibaou. «È una cosa che colpisce, tanto più in quest’epoca in cui tutti parlano e nessuno ascolta. Ma Piano ha saputo ascoltare il vento e lo spirito di noi kanak». Così ha conquistat­o il cuore degli aborigeni. E i suoi padiglioni di legno, leggeri come l’aria e rispettosi della foresta, sembrano arpe fatte suonare dal vento kanak.

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 ??  ?? Poule de Hienghène, falesia sull’isola Grande Terre. Qui sotto, una capanna kanak sull’isola Ouvéa. Sum int voluptatis di quo dolore core aut que mo ea ant accabo. Ovid molum dolorrum es accabo. Ipis nimilit atessit laciur? Gite lique dusapisimi,
Poule de Hienghène, falesia sull’isola Grande Terre. Qui sotto, una capanna kanak sull’isola Ouvéa. Sum int voluptatis di quo dolore core aut que mo ea ant accabo. Ovid molum dolorrum es accabo. Ipis nimilit atessit laciur? Gite lique dusapisimi,
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 ??  ?? La Piscina naturale di Oro, sull’isola dei Pini.
La Piscina naturale di Oro, sull’isola dei Pini.
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 ??  ?? Il Centro Culturale J.M. Tjibaou firmato da Renzo Piano, a Numea, la capitale della Nuova Caledonia.
Il Centro Culturale J.M. Tjibaou firmato da Renzo Piano, a Numea, la capitale della Nuova Caledonia.
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La bougnà, piatto tradiziona­le del Paese.

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