Corriere della Sera - Io Donna
Sì, viaggiare!
è oggi un regno dove il re prende la metropolitana (pagando il biglietto) per andare a sciare nel weekend e carica da solo il bagaglio in auto anche se ha l’autista. Vola economy, vive in una casa quasi come quella di tutti gli altri, ma con le tende, ha figli che frequentano le scuole pubbliche. Regalità è normalità.
Il Paese marcia a energia pulita, i cittadini amano e rispettano la natura e hanno fiducia nelle istituzioni, la politica ama e rispetta le famiglie. Non a parole, ma nei fatti: permettendo a tutti di seguire le proprie inclinazioni.
È la Norvegia multiculturale, sobria, green che ho incontrato nel mio Viaggio di iodonna. Qui abbiamo scoperto che il primo viaggiatore arrivato a Capo Nord nel 1665 era uno di noi, un ravennate, Francesco Negri, spinto da curiosità, spirito di avventura, desiderio di altri cieli e altri modi di vivere: quella molla impertinente che ha fatto di noi una irrequieta stirpe di naviganti e scopritori di mondi.
È il bello del viaggiare: la scoperta del diverso, il piacere del confronto. Guardare, ascoltare, pensare. Perché loro, perché noi, come fanno loro, come facciamo noi. Le domande che ci siamo fatti in questi giorni, giovani coppie con gli occhi spalancati sul mondo, nonni in licenza dai ritmi dei nipoti, figli che sanno che viaggiare con i genitori è un lusso da non perdere, donne che hanno lasciato a casa incombenze o compagni meno avventurosi, single che partono soli perché troveranno nuovi compagni di viaggio per condividere percorsi e riflessioni, professionisti indaffarati che sanno che cambiare orizzonti è spesso il modo migliore per ricaricarsi.
Così, rincorrendo aurore boreali, incantata dalla neve e dai bagliori del grande Nord, ammirata dal welfare ben oliato di un Paese dove tutti possono vivere bene allo stesso modo e ricchezza privata e pubblico benessere convivono in armonia, sono tornata con una certezza: le lettrici e i lettori, le viaggiatrici e i viaggiatori di io Donna, sono davvero speciali. Realizzare ogni settimana questo giornale per loro, per voi, è un privilegio e una bellissima responsabilità. Pronti per ripartire?
C’
Cara direttrice,
come mamma di una figlia quindicenne, ci tengo a ringraziarla per le parole che nel suo Co-gestione del mondo (del n° 7) ha speso sulla nostra percezione dei “nati dopo il 2000”, come dice mia figlia.
Siamo troppo abituati a sminuire e criticare la loro dipendenza dal cellulare, la mancanza di attenzione e di concentrazione profonda. Anch’io, come lei, sono convinta della forza e consapevolezza silenziosa che i nostri ragazzi hanno della vita e delle sue difficoltà, aperti all’ascolto, forse anche più maturi e presenti di come eravamo noi, generazione del “secolo breve”.
Silvia
Cara direttrice,
sarà senza dubbio a conoscenza della recente morte per anoressia di un ventenne che, in quanto maggiorenne, ha potuto scegliere di rifiutare il soggiorno in una struttura di cura. Ritengo sia grave che anche tra i maschi (un tempo meno influenzabili delle donne sul tema del peso) l’anoressia sia in aumento, fomentata da modelli estetici estremi e dannosi. Basta osservare i protagonisti della nostra tivù per rendersene conto: tutti magrissimi, emaciati e secchi come rami esauriti. Successo e magrezza vanno a braccetto con ossa che sbattono come castagnole. I cicciottelli, al di fuori di tali canoni falsamente salutistici, sono discriminati. Ancora peggio per gli obesi, snobbati dal gentil sesso e destinati a una vita da single. Naturalmente sto esagerando.
Voglio sperare che siano ancora in molti a scorgere tra le piegoline del grasso il lume dell’intelligenza! Tuttavia il trend è preoccupante e, in quanto madre di un cicciottello single, non posso fare a meno di pormi il problema.
O. F. P.
Cara mamma di cicciottello single,
(che detto così fa già simpatia) deridere una persona per il suo aspetto fisico (fare body shaming, come si dice oggi) è davvero stupido e infantile. Però vorrei rassicurarla: in realtà la tendenza è, per fortuna, proprio al contrario: oggi si cerca, invece, di valorizzare l’accettazione della diversità. Anche perché la vera domanda sarebbe: diverso da chi? Un caro saluto a lei e al suo cicciottello.
Danda Santini
Gentile direttrice,
in una lettera pubblicata in questa pagina nel n° 6 di io Donna, il dottor Victor Rafael Veronesi riferisce la mancanza di spazi per l’allattamento e il cambio dei bambini all’interno del Museo Poldi Pezzoli di Milano. Mi permetto di segnalare che il fasciatoio è presente nella zona toilette e che le donne possono, in tutta tranquillità, allattare nella Terrazza Pollaiolo o, come è successo diverse volte, essere accompagnate in una saletta riservata, facendone richiesta. Annalisa Zanni
Direttrice Museo Poldi Pezzoli
Gentile direttrice,
volevo ringraziarla per l’articolo su Alto Gradimento scritto da Maria Laura Giovagnini e pubblicato sul n° 7 della rivista. E volevo ringraziare Renzo Arbore, per averci/mi regalato troppi momenti di pura felicità esilarante, quando giovane mamma in trasferta da Roma a Milano, mi godevo Alto Gradimento, in cucina facendo un rapido break. Grazie di cuore!
Brunella Lorenzetti
Cara direttrice,
ho letto sul n° 4 l’articolo di Roselina Salemi sulle “ingegnere con l’apostrofo” e mi sono molto emozionata. Sono una donna ingegnere, è stato il mio sogno fin da bambina e appartengo a una generazione che ha vissuto quel traguardo come una grande conquista. Sono orgogliosa di essere donna e ingegnere e anche sul lavoro indosso sempre abiti e gonne ma... oltre le gonne c’è di più!
Ing. Stefania De Luca