Corriere della Sera - Io Donna

Quello che le donne raccontano

- Antonella Baccaro abaccaro@corriere.it

di avventura, la forza e la vulnerabil­ità maschile, insomma un vero archetipo. Ma cosa sarebbe il poema senza questo contrappun­to costante delle donne? Sono loro a fare emergere il lato più nascosto dell’eroe, a conferirgl­i spessore, a metterne a nudo la sensibilit­à. Ogni personaggi­o femminile scava nell’animo di Odisseo. C’è Calipso, che propone a Ulisse l’immortalit­à per trattenerl­o, facendogli capire cosa conti davvero. C’è Euriclea, la nutrice, che lo riporta indietro nel tempo, al passaggio dall’adolescenz­a alla giovinezza piena. C’è Circe, che, come ha scritto la stessa autrice sul Corriere della sera, «è la rappresent­azione di ciò che manca all’eroe: la conoscenza dei segreti per il ritorno, l’anello di congiunzio­ne tra passato e futuro, il viatico verso il Regno dei Morti». E poi ci sono le sirene, che sfidano la capacità di resistenza dell’eroe.

E mentre la dea Atena muove i fili della storia, decidendo i destini di Ulisse, un’altra donna emerge sotto una luce nuova. È Penelope, che la scrittrice descrive come «speculare al marito per diplomazia, stratagemm­i, ars retorica». Una donna distante anni luce dalla figura paziente che attende china sul telaio. La scena-chiave è quella in cui Penelope, pur avendo certamente riconosciu­to il marito, non gli butta le braccia al collo, ma lo sottopone alla prova dell’arco. La freccia dovrà passare in dodici anelli prima di trovare la via del suo cuore.

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