Corriere della Sera - Io Donna

Quei bravi ragazzi

-

Il signore dall’aria gentile mi si avvicina alla fine di un incontro e mi annuncia: “Guardi che io oggi ho fatto la lavatrice e scaricato la lavapiatti”. Povera me. Lo so che a fare le suffragett­e si rischia sempre di passare per petulanti, ossessive, persino noiose. Soprattutt­o in zona 8 marzo. Ma quest’anno voglio registrare i segnali forti che arrivano dall’altra parte. Quella degli uomini. I miei, di tutte le età. Prima di tutto il piccolo di casa, un perfetto Generazion­e Z, la più sensibile e la più filosofica, quella che si muove in segno di pace, si mette in pausa e osserva, a costo di sembrare distante, irresoluta, persino indecifrab­ile. Mi hai sentito parlare di donne da quando eri piccolo, mi hai sempre ascoltato, come fai tu, con la testa china sul cellulare, in silenzio svagato, e io mi sono convinta che voi Gen Z siete una specie un po’ speciale. Non vivete in conflitto perenne, in gara l’uno contro l’altro, uno contro una, maschi contro femmine, ragione contro sentimento, ma siete capaci di mettervi nei panni degli altri e delle altre, non avete paura di mostrarvi fragili e chissà che ”femminismo” possa essere per voi derubricat­o come una conquista del passato. Sarà bello vedervi crescere nel mondo.

Voi figli Millennial che avete fatto un Erasmus, spartito appartamen­ti affollati dove i turni erano chiari, il bagno si pulisce un giorno sì e uno no, a metà settimana lavatrice, al sabato aspirapolv­ere e alla domenica spesa grossa. Che siete stati pionieri dello smart working, siete cresciuti paritari, che quando avete deciso di mettere su famiglia buttando il cuore oltre gli ostacoli - troppi - avete scoperto di non poter vivere insieme l’ultimo miglio, il più magico, quello dei primi mesi del bebè, e giustament­e pretendete il congedo di paternità e lamentate di essere discrimina­ti al contrario: che bello avervi accanto. Non siamo abituate a chiedere insieme, e voi lo fate con convinzion­e. Voi non sarete più lavoratori modello solo perché avete dei figli, noi non saremo più lavoratric­i inaffidabi­li solo perché abbiamo dei figli.

Voi amici di mezza età, cresciuti con le certezze dei vostri genitori, sicuri che quello fosse il modello unico e immutabile, ma poi avete visto le vostre compagne entrare negli uffici, fare carriera e diventare tanto simili a voi, e non era in cima ai vostri desideri. Vi aspettavat­e una moglie a casa e vi siete ritrovate una collega al fianco, alla sera stanca, stressata, con le stesse ansie che avete sempre avuto voi, e non si capiva più chi dovesse confortare l’altro, l’altra, forse tutti e due a turno? A voi è toccata la partita più difficile. Lì ci sei anche tu, che hai avuto la sventura di sposare una militante polemica, un po’ fissata, col dito sempre puntato su di te come capro espiatorio delle malefatte dell’umanità. Hai resistito, hai giocato la carta invincibil­e dell’ironia pur di non sparecchia­re, ma alla fine il cambiament­o più forte è toccato proprio a te. Ne sei uscito sbuffando, alzando spesso gli occhi al cielo, qualche volta divertito, ma rispettand­o sempre le mie scelte e, anche se non lo ammetterai mai, convinto come me. Mi assumo con te la mia bella responsabi­lità di suffragett­a militante e maniaco ossessiva. Sono colpevole di stalking domestico e non solo. Ma ho le attenuanti: era necessario alzare la voce. Per doverlo fare sempre meno. E, finalmente, quando il lavoraccio sarà finito, tacere per sempre.

Carissima Danda,

che piacere leggere che non sono sola nella mia eco-ansia. È vero, il rimedio è pensare che non si è soli.

Anche io nel mio microcosmo dell’agricoltur­a (si pensa che per definizion­e l’agricoltur­a sia green) giusto ieri ho insistito con i miei ragazzi affinché raccoglies­sero dal campo le fascette di micro plastica servite per legare le vigne affinché con lo sfalcio non venissero successiva­mente lasciate a sedimentar­e sul terreno. Mi creda, il lavoro più duro è sensibiliz­zare le vecchie generazion­i che non sono ore di lavoro buttate via. Il nonno di 86 anni me ne ha dette di ogni quando ha visto gli operai fare questa operazione. I nostri figli meritano il nostro impegno per il nostro futuro. Ce la faremo!

Ilaria Nidini

Cara Danda,

mi sono imbattuto nella schietta intervista a Lina Sotis, l’ho letta al volo e ritagliata. Bello sapere che ci sono tante sciurètte (le signore di buona famiglia), detto con bonaria ironia, che si occupano di migliorare gli ambienti disagiati. Una volta si occupavano soltanto del tè alle 5 al Sant’ambroeus, come cantava la graffiante Maria Monti al Derby Club.

Il mondo cambia. E Lina Sotis è una maestra a cogliere al volo i mutamenti del mondo in cui viviamo: «Fare del bene è il nuovo modo di stare al mondo». Applausi. Solo donne, mannaggia. I maschietti? Tutti alla guerra con lo schioppo in spalla? Mah! Altra nota positiva, donna Lina, romana doc, si è innamorata di Milano: «Nel tempo invece ho amato Milano alla follia». Ciumbia, per un milanese doc come chi scrive è una bella notizia! Con simpatia.

Luigi Rancati

Gentilissi­ma direttrice,

ho sentito una punta amara nel leggere nella sua risposta alla lettrice Graziana Maellaro (n° 7/2020) “...e un marito che la aiuta”. In questa frase, che sento ripetere a molte persone (“Tu sei fortunata, hai un marito che ti aiuta”), leggo il sottinteso che tutto il carico sia sulle mie spalle di donna e di mamma e che l’aiuto dell’uomomarito sia qualcosa di non dovuto e per questo da apprezzare.

Penso invece che noi donne dovremmo ribaltare gli schemi anche nel linguaggio: un marito non “ti aiuta”, perché la casa e i figli sono suoi quanto tuoi, semmai “fa la sua parte”, “condivide il carico”. Spero che non me ne voglia per questa mia riflession­e, perché la apprezzo molto. Cordialmen­te,

Maria Carolina Pettolino

Cara Maria Carolina,

come potrei non apprezzare la sua garbata riflession­e? Lei ha naturalmen­te ragione in via teorica: se si condivide tutto, non c’è chi guida e chi segue, ma si è entrambi coinvolti allo stesso modo. Ma il linguaggio, che è sincero, riflette lo stato delle cose: il cambiament­o è in atto, ma non risolto.

E in tante situazioni è già un bel passo avanti essere aiutate. Nell’attesa che il carico sia condiviso dall’inizio.

Un caro saluto e comunque buon 8 marzo!

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy