Corriere della Sera - Io Donna
Quel debutto che conta
sessualità con serenità. Il sesso della generazione Z, insomma, è diverso da quello di mamme e papà quando erano adolescenti, ma assai meno audace e spudorato di ciò che può sembrare a prima vista. Nonostante ne abbiano viste letteralmente di ogni: è scesa infatti l’età media in cui un ragazzino si imbatte nel primo nudo (quando va bene, spesso passano sotto al naso contenuti ben più espliciti di una foto senza veli…) che oggi si aggira sugli 11 anni. Da lì in poi è un crescendo inesorabile. Osserva Marinella Cozzolino, presidente dell’associazione Italiana di Sessuologia Clinica: «I teenager hanno un’inevitabile reazione a certe immagini, poi le cercano di nuovo e sempre di più, per provare piacere. Il risultato? Si alza la soglia del desiderio, per essere eccitati serve qualcosa di ancora più hard. E quando si arriva al sesso vero occorre un’esperienza intensa e sopra le righe per potersi dire soddisfatti».
Capita soprattutto ai maschi, che vivono la virilità in modo competitivo: a furia di vedere sul web performance straordinarie, non si accontentano di nulla di meno di una prestazione da pornoattore. Aspettative che cozzano con la realtà: tanti fanno cilecca, magari proprio per colpa dell’ansia, e così cercano gli “aiutini”. «L’età media dell’uso di pillole tipo Viagra si è abbassata, i 18-25enni ne abusano. Ed è probabile che le prendano pure i minorenni, anche se sarebbe illegale» dice Cozzolino. Come conseguenza del disagio con cui vivono le prime esperienze, tanti giovani fuggono dalle relazioni per non doversi rimettere alla prova, oppure cercano di provare di tutto così da diventare “esperti”, esponendosi a più rischi.
Le ragazze si confrontano tra loro
E le ragazze? Per loro la questione è diversa, come spiega la sessuologa: «Hanno meno ansia da prestazione sessuale, ma sono in competizione con le altre. È tipico delle donne sentire che manca loro sempre qualcosa per essere perfette, e questo qualcosa ce l’ha invariabilmente un’altra. Un’invidia che può generare malessere e compromettere anche l’approccio al sesso. Ma le ragazze hanno un vantaggio: parlano fra loro, si confrontano, non temono di chiedere informazioni e consigli».
Tutto potrebbe essere vissuto con maggior serenità se i ragazzi conoscessero il sesso non solo tramite il web o quasi. Mentre al femminile non c’è vergogna nell’andare al consultorio o dalla ginecologa, i maschi tuttora faticano a rivolgersi a qualcuno per chiarimenti. A meno di non esserci costretti: l’associazione di Sessuologia Clinica da circa tre anni tiene a Roma incontri di educazione sessuale per under 18. All’inizio sono state le madri a obbligare i figli ad andarci, poi pian piano i ragazzi hanno capito quanto fossero utili e iniziato ad affollarli per avere risposte ai dubbi sulle malattie sessualmente trasmesse, sulla contraccezione, sul sesso in generale. Esperienze simili ci sono ovunque e basta anche un solo incontro; parlarne coi genitori non è infatti la stessa cosa, come sottolinea Cozzolino: «Il dialogo sul sesso è complesso, il tema investe l’intimità più profonda. Anche chi comunica bene coi figli deve fare un passo indietro e spronarli a parlare con professionisti, nella consapevolezza che altrimenti certi argomenti per imbarazzo non verrebbero affrontati. L’atteggiamento da incoraggiare nei figli, a maggior ragione se non c’è una gran confidenza, è informarsi, sottolineando che sono adulti e hanno responsabilità verso se stessi e i partner».
La “prima volta” non è solo uno spartiacque simbolico, che proietta nell’età adulta. Questa esperienza fa da modello per le relazioni successive e determina il ruolo della sessualità nella propria vita.
La prima volta non si scorda mai. Per davvero: come viene vissuta incide parecchio non solo sulla vita sessuale futura, ma perfino sulla qualità delle relazioni. Spiega la sessuologa Marinella Cozzolino: «Le ragazze possono sviluppare una sorta di trauma se, per esempio, fanno sesso per la prima volta con qualcuno con cui non sono realmente coinvolte: dopo si sentono sporche e questo incide sul desiderio sessuale. Se si associano emozioni sgradevoli al sesso poi può passare la voglia di riprovarci». Un debutto erotico insoddisfacente può minare pure la probabilità di avere rapporti di coppia stabili e appaganti: lo ha spiegato la psicologa dell’università del
Texas Paige Harden che, dopo aver seguito oltre 1600 coppie di gemelli dai 16 ai trent’anni, ha osservato come chi ha aspettato “quello giusto” per il primo rapporto, spesso posticipando la prima volta oltre la maggiore età, poi ha avuto meno relazioni, ma più felici e soddisfacenti. «Chi aspetta, ha uno stile di attaccamento sicuro e quindi è meno ansioso nei rapporti di coppia; inoltre di solito è più esigente nella scelta dei partner sessuali, elemento che riduce le brutte sorprese; infine, è più maturo dal punto di vista emotivo e cognitivo, non rischia perciò di dare un “imprinting” sbagliato all’intimità per colpa della scarsa consapevolezza adolescenziale» spiega Paige Harden.
Anche chi con i figli dialoga bene deve incoraggiarli a rivolgersi a figure qualificate per un confronto. In famiglia certi temi restano tabù
Come interpretare le scelte “fluide”
I rapporti, oggi, sono sempre più “fluidi”. Non solo perché da giovanissimi è normale un’alta intercambiabilità dei partner, ma soprattutto perché pure le regole dell’attrazione sembrano cambiate. Capita che le prime esperienze siano omosessuali, specialmente per le ragazze. L’omosessualità maschile è ancora stigmatizzata, le femmine hanno meno tabù. Così, sperimentano.
Ma non è detto che questa fase “esplorativa” definisca la sessualità futura. Puntualizza infatti la sessuologa: «Quello che ci eccita è fortemente influenzato da ciò che vediamo. I maschi adulti, per esempio, trovano eccitante l’intimo seducente perché hanno formato la loro visione del femminile sui cataloghi pubblicitari per corrispondenza, oggi i ragazzi portano biancheria di cotone e non ci fanno caso. Lo stesso vale per l’oggetto del desiderio: le immagini erotiche cui sono esposti oggi, maschi ma anche femmine, coinvolgono sempre donne, dalle due che amoreggiano fra loro a quelle che lo fanno con un uomo, senza contare i baci saffici fra cantanti o attrici famose. Ciò può portare le ragazze a considerare le altre donne eccitanti, a voler esplorare la sessualità con una lei» precisa la dottoressa.
«Non sempre significa essere lesbiche: lo è chi di fronte a un uomo non prova alcun desiderio, non chi include anche le donne nel proprio immaginario erotico. Attenzione, però. Questa fluidità è quasi tutta declinata al femminile: se un ragazzo sente attrazione per un maschio, quasi sicuramente c’è una reale omosessualità latente» conclude Marinella Cozzolino.
Consapevolezza delle proprie competenze, voglia di sentirsi utile e arginare le paure: così i ragazzi raccolgono la sfida nei giorni del coronavirus.
Quattro in un appartamento di circa 110 metri quadrati e un balcone. Poteva andare peggio. Lo ammetto, a volte mi manca l’aria, il mio spazio. Al mattino poi c’è una mezzoretta di agitazione da parte dei miei: «Metti a posto le tue cose, tieni pulito il bagno...». Per fortuna poi si calmano e la giornata prende il suo ritmo normale da... “arresti domiciliari”.
La seccatura numero uno è dover condividere la camera con il mio fratello maggiore, studente universitario pure lui.
Così ce la gestiamo a turno: al mattino è sua e io studio o seguo le lezioni on line in sala, assieme a mio papà che, dall’altra parte del tavolo da pranzo, lavora in smart working. Ogni tanto ci scambiamo un’occhiata e magari facciamo la pausa caffè insieme. È strano e bello avere papà a casa: prima non c’era mai, sempre in viaggio. E se non era in giro per l’italia o l’europa, quando arrivava di sera, era stanco e stressato. Ora è come se lo stessi scoprendo di nuovo, come quando ero bambina. Ma