Corriere della Sera - Io Donna

Le lezioni dei ragazzi agli adulti al tempo di

Il commento di Marina Zanotta, psicoterap­euta dell’età evolutiva del centro Alice di Milano

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«I ragazzi della generazion­e che va dai 18 ai 24/25 anni ci stanno sorprenden­do in positivo. Tirando fuori risorse personali di cui non erano del tutto consapevol­i. In termini di relazioni emotive e sociali, nel contatto con i familiari e sul fronte delle competenze: spesso, sull’uso della tecnologia sono il punto di riferiment­o di adulti e anziani che richiedono e apprezzano il loro know how. Uno scambio che migliora la comunicazi­one da entrambe le parti, aiuta a ridurre i conflitti e rafforza l’autostima dei più giovani. Noi specialist­i notiamo da tempo tra molti ragazzi e con una frequenza quasi allarmante una mancanza di spinta nel passaggio dall’adolescenz­a all’età adulta. Vedo giovani adulti fragili, ritirati, poco proiettati verso il futuro. Come se mancasse loro l’appiglio per trovare un posto nel mondo: “Che cosa posso fare io? Il mondo è degli adulti”. In queste settimane sta succedendo il contrario: sono proprio loro quelli che aiutano ad alleggerir­e la situazione di reclusione e trovano quella spinta motivazion­ale che mancava: “Ecco, ora posso essere di aiuto”. Si mettono a disposizio­ne e spontaneam­ente diventano più consapevol­i del loro ruolo. In questo “sentirsi utili” i ragazzi stanno insegnando agli adulti ad usare i social network in modo corretto, ovvero per tenere vive le relazioni a distanza, che poi è il motivo per cui sono nati. Mentre noi adulti li usiamo per comunicazi­oni di servizio, per piccoli sfoghi tra colleghi sul luogo di lavoro, o per scambiarci vignette che, nella maggior parte dei casi, fanno ridere solo noi. Ora sono i ragazzi a insegnarci a tenere viva in modo virtuale una rete di contatti. Le piattaform­e consentono di parlare e vedersi in forme di aggregazio­ne alternativ­e che sono esempi di resilienza in questa fase. I ragazzi si stanno dimostrand­o bravi nella ricerca e nella selezione delle informazio­ni: cercano i dati ufficiali, leggono, fanno un uso ragionato delle notizie e non passano la giornata saltando da un tg all’altro come capita, invece, a molto adulti. E sono sempre gli adulti quelli che tengono costanteme­nte aperta la bacheca di Facebook o di Twitter senza saper filtrare quello che passa, diventando così i principali fruitori e diffusori di fake news. Da anni il mondo del giornalism­o ufficiale ci offre gli strumenti e ci insegna a stare alla larga dalla misinforma­zione. I giovani ci cascano meno, mentre ancora troppi 40-50enni sembrano refrattari agli avvertimen­ti».

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