Corriere della Sera - Io Donna
Mettiamoci (s)comodi
Oggi lavorare da casa è un privilegio assoluto. Sforziamoci di farlo con la postura giusta
Appollaiate su una sedia di modernariato o accucciate sul tappeto (usare il tavolino da caffè come scrivania sembrava una buona idea), all’ottavo giorno le novizie dello smart working cominciano ad avvertire i primi acciacchi muscolo-scheletrici: schiena incriccata, torcicollo, sindrome da mouse... L’ergonomia ci aveva avvertite: per lavorare da casa senza rattrappirsi bisogna seguire le avvertenze. La sedia è particolarmente importante. Idealmente, dovrebbe essere regolabile in altezza e dotata di supporto lombare, meglio ancora se è una sedia cosiddetta attiva, che rispetta la tendenza naturale del corpo a muoversi. Dondoli e sono promossi da svariati istituti scientifici e la scusa “è brutta” non regge più: se le sedute posturali erano gli scarponcini ortopedici dell’arredamento, oggi l’estetica ha fatto molti passi avanti, aprendo al colore e non solo. Con il beneplacito dell’ergonomo, possiamo addirittura prenderci una rivincita sulla nostra infanzia e comprarci una fitball quasi uguale al “Pon Pon”, il pallone per saltare che non ci hanno regalato da piccole: l’importante è avere l’accortezza di tenere la schiena dritta quando ci si siede. Quanto alla scrivania, avanzano i desk “sit-stand”, regolabili in altezza, per alternare lavoro in piedi e da seduti. Sul sito di Linak, linak.it, una serie di video illustra i vantaggi fisici e mentali di quest’alternanza. Anche in assenza di attrezzature adatte, la strategia salva-schiena è la stessa: se cambi spesso posizione e fai piccole pause per sgranchirti, è sperabile che andrà tutto bene.
tilting chair