Corriere della Sera - Io Donna
Il futuro delle città è un grande abbraccio verde
Entro il 2050 due terzi della popolazione del mondo vivrà nei centri urbani. Solo gli alberi, assorbendo anidridi e polveri sottili, possono mitigare l’impatto. Molti amministratori incentivano progetti eco. Sull’esempio di piccole e funzionali realtà
(boscoincitta.it). abbiamo notato tutti: grazie alle restrizioni per contenere il coronavirus, a marzo l’aria nella pianura Padana è tornata a essere piacevolmente frizzante come in montagna. Ce lo confermano anche le immagini trasmesse dal satellite dell’agenzia spaziale europea, che evidenziano il diradarsi della macchia rossa del biossido d’azoto e degli altri inquinanti. Con il ritorno alla normalità, questa parentesi felice è destinata a finire. Quello che abbiamo imparato, però, può trasformarsi in un’opportunità. Oltre a cambiare il più possibile i nostri stili di vita - come Greta e il suo movimento ci chiedono - abbiamo un alleato naturale a cui ricorrere: gli alberi.
Entro il 2050, due terzi della popolazione mondiale vivrà in città. È nelle metropoli sovraffollate e cementificate che inquinamento e aumento delle temperature riducono drasticamente la qualità della vita e mettono a rischio la salute. Gli alberi, come ricorda il botanico Francis Hallé nel libro Ci vuole un albero per salvare le città (Ponte alle Grazie), purificano l’aria assorbendo l’anidride carbonica e le polveri sottili, producono frescura e umidità attraverso la traspirazione mitigando le isole di calore, generano ioni negativi che influiscono positivamente sul nostro umore. Un bosco urbano rappresenta uno spazio ricreativo, in cui rilassarsi e socializzare. «L’albero è uno strumento prezioso nelle mani dell’urbanista» diceva Le Corbusier. Gli amministratori di tanti grandi centri urbani - incluso Milano, già in pista con il suo progetto di 3 milioni di alberi entro il 2030 - stanno finalmente iniziando a capirlo. Riforestare è oggi la parola d’ordine.
L’Le immagini di boschi abbattuti per mano dell’uomo o in preda alle fiamme per i cambiamenti climatici suscitano allarme: gli alberi del pianeta sono sempre di meno. Questo è vero soprattutto nei Paesi tropicali, o in Australia e Siberia, il cui patrimonio boschivo è stato ridotto dagli incendi del 2019. La buona notizia, invece, è che i boschi italiani sono in netta ripresa. Lo sostiene Enrico Calvo, forestale dell’ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste (Ersaf ), che è intervenuto alle Giornate di Orticola a Milano. «In Italia le foreste sono più che raddoppiate negli ultimi cinquant’anni. Siamo passati dai 5,5 milioni di ettari del 1950 ai 12 attuali». E in Lombardia? «Siamo la terza regione italiana per superficie di terre boscate, dopo il Piemonte e la Calabria. Gli alberi ricoprono il 26 per cento del territorio». Si fatica a crederlo, viaggiando fra le distese dei campi o nell’hinterland milanese, dove case e capannoni si alternano senza soluzione di continuità. «Le foreste si concentrano soprattutto nelle aree montane, in territori abbandonati dall’uomo e riconquistati dalla natura» puntualizza Calvo. «Esistono invece comuni di pianura che ne sono totalmente privi. È qui che dobbiamo piantare alberi, per portare agli abitanti spazi di svago e rigenerazione».
Il coinvolgimento dei cittadini è fondamentale per l’espansione del verde in città. A ovest di Milano, i 120 ettari di Boscoincittà, affidati dal 1974 a Italia Nostra e ai volontari, sono una storia di successo: aceri, querce, pioppi, ontani popolano un parco che comprende il bosco, un laghetto e corsi d’acqua, con spazi per picnic e piste ciclabili. Anche l’esperienza dei giardini comunitari, avviata negli anni Settanta - con Alphabet City a New York a fare da apripista - dimostra quanto la cura del verde urbano possa diventare un collante sociale per la comunità, nonché fonte di cibo e di soddisfazione per i partecipanti.
Il verde avanza in città anche attraverso i giardini terapeutici, appositamente pensati per persone fragili. Si tratta di spazi che possono stimolare la dimensione ludica negli anziani, confortare lo spirito dei pazienti di un ospedale, oppure aiutare a sciogliere la tensione per chi soffre di Alzheimer e disturbi psichici. Monica Botta, architetto paesaggista, esperta di healing garden (giardino che cura) e relatrice alle ultime Giornate di Orticola, ha al suo attivo varie realizzazioni. Il Giardino della Felicità, in una casa di cura per anziani, a Ferrara, non è un parco qualsiasi in cui fare quattro passi. Qui la progettista ha cercato di portare la bellezza e la varietà della natura per spingere gli ospiti a uscire. «Il Percorso dei Cinque Sensi è composto da aiuole che stimolano le percezioni sensoriali» spiega