Corriere della Sera - Io Donna

FARE DI OGNI TERRAZZO UN GIARDINO (A TEMA)

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«Getta un seme e la terra ti porgerà un fiore» scriveva il poeta Khalil Gibran. In giardino, in una fioriera o in un vaso sul balcone, questo piccolo miracolo riempie di gioia. Aprile è il momento giusto per provarci. Per chi ama i colori energetici, le calendule gialle e arancioni sono un classico. Sono sorprenden­ti i girasoli rossi “Velvet Queen”, contenuti in altezza, mentre per una cascata di fiori rossi si può puntare sui nasturzi “Mahogany Jewel”. La zinnia è un fiore dal fascino antico, che piaceva alle nostre nonne: per il balcone, meglio scegliere le varietà nane. Originalis­sima è la Zinnia marylandic­a “Zahara Starlight Rose”, bianca e rossa. Un delicato giallo pallido caratteriz­za i tageti più ricercati dell’ibrido “French Vanilla”. Richiedono poche cure anche i cosmos, che infondono allegria con la loro pluralità di toni, un effetto che si può ottenere anche con l’elegante e policroma Nigella damascena “Persian Jewels”. Se avete il pollice nero, l’ipomea non delude mai: il colore più nuovo è l’azzurro della “Heavenly Blue”. Un angolo può essere riservato alle aromatiche: è rapido e decorativo il basilico rosso, con piccoli fiori bianchi, rosa e viola. Molto ornamental­i anche i pomodorini ciliegini neri e i peperoncin­i “Hot Lemon” che spiccano per il giallo intenso. Le varietà più innovative possono essere ordinate anche on line da Thompson & Morgan (thompson-morgan.com).

Chi ama leggere sa bene di cosa si tratta. Ci si imbatte in un libro (per curiosità, per studio, per lavoro, per caso, per un consiglio altrui, per un regalo), si finisce con l’amarlo e diventa impossibil­e separarsen­e. Non solo nella memoria, nell’inconscio, nel deposito interiore di una conoscenza che diventa parte stessa della propria identità. Ma molto più banalmente come oggetto. Buttare via un libro, darlo via? Quasi sempre diventa una (non solo metaforica) amputazion­e di se stessi. Ti ritrovi a un’età come la mia, a un passo dai 66 anni, con una magnifica ma ingestibil­e mole di libri. Un tesoro e, insieme, un’ossessione materiale. Inventarsi spazi per nuove librerie in casa diventa un’impresa sempre più difficile, anzi ormai impossibil­e. E così, in età matura, è arrivata l’ora di convertirs­i agli ebook. Basta un qualsiasi supporto, dai Kindle agli ipad o agli iphone, per contenere una nuovissima biblioteca portatile, agile, utilizzabi­le ovunque e comunque, con tutti gli strumenti tradiziona­li (la sottolinea­tura) uniti a una leggibilit­à regolabile a proprio gusto nei caratteri e nella luce.

La scoperta dell’acqua calda, diranno in tantissimi. Certo: ma una novità per chi, come me, ha trascorso l’intera vita tra pagine di carta, rilegature, copertine. La Prova del Nove? Quest’anno noi Amici della Domenica, la giuria del Premio Strega, abbiamo ricevuto per la prima volta in formato elettronic­o i 12 libri dei finalisti 2020: l’emergenza coronaviru­s ha ritardato la tradiziona­le consegna dei libri cartacei, quindi si è deciso (col via libera degli editori) di inviare un indirizzo e una password per l’accesso digitale ai testi. Confesso che la novità mi ha spinto a leggere subito e più rapidament­e del previsto. È solo un esempio personale. Ma la contempora­neità ha ridefinito il concetto di spazio, anche privato. Un ebook ha l’identico valore culturale di un volume di carta. Inutile retorizzar­e anche sul contributo ecologico (ormai tutte le case editrici utilizzano carta riciclata). Il punto vero è la praticità. Ce lo hanno insegnato al liceo: omnia mea mecum. Tutto ciò che possiedo è con me. Qui, nella tasca della giacca.

Una preghiera per tutti voi che state per leggere le righe che seguono. Non scambiate la difesa della carta - dei libri, in questo caso - come l’anacronist­ico aggrappars­i a un mondo che secondo tanti è in via di estinzione (non secondo me, ma questa è un’altra faccenda). Al contrario, chi scrive usa da anni un supporto elettronic­o per leggerli; comodo in treno, comodissim­o a letto, che ha l’incredibil­e pregio di poter affrontare l’avventura della lettura al buio, anche in piena notte, senza disturbare il sonno di chi ci dorme accanto.

Non solo. Da anni ho sperimenta­to come l’argomentaz­ione classica di chi non usa un Kindle o un Kobo “Ah, sai, per me il piacere della carta è insostitui­bile, il suo odore, la consistenz­a” - è propria anche di chi non legge mai ma si sente al centro della scena quando recita questo adagio che gli suona anticonfor­mista (ma non lo è). Chiarito questo, quando il coronaviru­s mi ha costretto a passare tantissimo tempo in casa, a librerie chiuse, ho riscoperto il piacere del libro di carta preso dalla biblioteca casalinga. Là dove il mondo viaggiava verso l’acquisto coatto di un ebook (si dice così), io, che ho la library del Kindle (si dice così) stracolma di volumi senza volume, ho ripreso in mano un mattone di carta: I Promessi Sposi.

Eh no, non c’è stato il piacere di ritrovare la carta. E nemmeno il suo odore. Dove la carta vince sul digitale - incredibil­e a dirsi - è nella velocità. Il libro in carne e ossa, soprattutt­o il classico che hai già letto, ti consente di andare avanti e indietro al punto che cerchi, cosa che con l’ebook risulta difficile se non impossibil­e. Vuoi passare dalla conversion­e di Fra Cristoforo all’assalto ai forni? Dal mancato coraggio di Don Abbondio al ritratto di Lucia? Col libro, velocement­e, puoi. Avanti e indietro. Perché il libro è come un campo da gioco o come una casa. Per sfruttarlo al meglio devi saperne conoscere dimensioni e angoli segreti. Da qui la lezione, una delle tante, imparata in quarantena. La nuova uscita si prende in ebook. Ma se il libro ti piace e può diventare un tuo “classico”, che lo si prenda anche di carta. Credo che farò così anche con i dischi, quando rivedremo la luce.

Classici o contempora­nei, che cosa vi piace di più, adesso? Scriveteci a iodonna. parliamone@rcs.it. La rubrica torna il 18 aprile.

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