Corriere della Sera - Io Donna
Siamo forti, ma ora impariamo a chiedere
No, non sono il sesso debole. E non solo perché sono meno fragili di fronte al coronavirus che sta terrorizzando il mondo. Le donne stanno sopportando l’onda d’urto dell’epidemia da Covid-19 con una generosità e una forza fuori dal comune, perché l’unica buona notizia è proprio che la loro salute è colpita meno duramente dal virus: per tutto il resto, sono in prima linea ancora più degli uomini. Negli ospedali e nelle residenze sanitarie, epicentri della tragedia, ma anche nelle loro case, dove devono essere ancora più equilibriste del solito per far quadrare le giornate fra smart working, gestione domestica e aiuto ai figli con la scuola on line. Riscoprendo una resilienza che molte, forse, neanche sospettavano di avere.
«L’emergenza colpisce duro le donne, sotto pressione più che mai» osserva Emi Bondi, direttrice dell’unità di psichiatria
La capacità delle donne di far fronte alle difficoltà è più che mai evidente. Oggi apprezzata e invocata da tutti. Ma il rischio è, ancora una volta, di abusarne. E di restare schiacciate dal carico mentale della situazione. Per questo bisogna farsi sentire. Come spiega chi vive l’emergenza ogni giorno
Baby blues dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e vicepresidente della Società Italiana di Psichiatria. La cura del nucleo familiare ancora oggi pesa soprattutto sulle donne: sono loro a occuparsi delle questioni pratiche, dalla spesa alle pulizie (attività che peraltro di questi tempi è difficile fare a cuor leggero, fra code al supermarket con la mascherina e ansia da igiene su tutte le superfici); sono loro che si occupano dei genitori anziani e fragili, con la paura di vederli ammalare, loro a dover intrattenere i figli piccoli o ad aiutarli con la scuola on line. Il tutto conciliato magari con il lavoro da remoto. «Il risultato è che non resta spazio, fisico e mentale, per se stesse» spiega Bondi. «Invece è indispensabile trovarlo per mantenere la salute psicologica, la più importante: se crolla la mente, crolla tutto. Ansia e depressione, conseguenze assai probabili del periodo di isolamento forzato in famiglia, riducono le difese immunitarie e aumentano il rischio di ammalarsi. Per non soccombere è essenziale ammettere la propria difficoltà, la stanchezza, il bisogno di un momento e uno spazio per sé: serve la collaborazione di tutti, in famiglia, ma il primo passo è parlare di ciò che si prova e dei propri bisogni.tutti ne hanno: nella convivenza continua diventa prioritario organizzarsi perché ciascuno possa avere il diritto a tempi e spazi propri».
Delegare è indispensabile
Così, per esempio, non è questo il momento per essere troppo esigenti con l’ordine nella camera dei figli, ma è giusto chiedere loro di contribuire con piccole assunzioni di responsabilità alla gestione familiare, in un frangente difficile per tutti: gli adolescenti possono rifare da soli il letto, i bimbi possono imparare a vestirsi da sé. Occorre creare un clima di collaborazione insomma, il più possibile sereno: «Perciò, meglio non stare sempre sintonizzati sui notiziari e non parlare solo del virus. La sollecitazione emotiva continua rende tutti più nervosi, è bene sforzarsi di pensare ad altro e fare altro: leggere, telefonare a un’amica, ascoltare musica» dice Bondi. «Se l’atmosfera è pesante, la convivenza può diventare un inferno: no all’aggressività, sbraitare non serve. Piuttosto, cerchiamo soluzioni insieme. Evitando di rimettere in discussione proprio ora il rapporto di coppia: l’isolamento non durerà in eterno, è bene rimandare tutto ciò che crea tensione al futuro. Ora dobbiamo resistere, utilizzare tutte le risorse per ciò che è indispensabile affrontare adesso».
Amare se stesse, per amare gli altri
Come salvare l’amore ai tempi del coronavirus, allora? «Nelle relazioni che funzionano si litiga, ma si gestisce il conflitto: va fatto ancora di più adesso, sforzandosi di restare sull’argomento della discussione senza tracimare in un attacco alla persona che può procurare ferite difficili da guarire» risponde Simonelli. «In una fase di vicinanza forzata è importante anche ritrovare, coltivare e difendere ciò che ci ha portato a scegliere il partner, valorizzando gli aspetti positivi del rapporto senza darli per scontati come potremmo aver fatto in tempi normali. È il momento per passare più tempo con chi abbiamo scelto di avere accanto: cerchiamo di riportare alla luce i motivi per cui lo abbiamo voluto, utilizziamo la convivenza continua come un’occasione per ritrovarci e creare piccoli rituali piacevoli a due che fino a poco tempo fa non avevamo il tempo di regalarci. Sempre, però, mantenendo spazi per se stesse: le donne spesso fanno l’errore di dimenticare le proprie esigenze». Non è il caso perché, come conclude la dottoressa Bondi, «la donna è l’ago della bilancia della famiglia, nel bene e nel male. È da lei che dipende il clima emotivo in casa. Per questo è indispensabile regalarsi boccate d’aria psichica, per ricaricarsi, ritrovare energie. E convivere tutti meglio».
Chiara Simonelli
I difficili equilibri delle coppie in crisi
Anche nella relazione a due, certo. Perché la coabitazione a oltranza può rivelarsi un idillio o una tortura, come sottolinea Chiara Simonelli, psicoterapeuta dell’istituto di Sessuologia Clinica di Roma: «Per coppie giovani e senza figli può essere un periodo piacevole. Se si è nella fase dell’innamoramento la simbiosi può essere vissuta in positivo e i compiti in casa vengono condivisi, senza troppe differenze fra lui e lei. Quando però arrivano i figli inevitabilmente il carico femminile cresce e nell’isolamento forzato sono le donne ad accollarsi le incombenze più impegnative, a
“Bisogna comunicare di che cosa si ha bisogno. Nella convivenza continua va trovato il modo di dare a ciascuno tempi e spazi propri”
in una situazione in cui peraltro il subbuglio organizzativo ed economico è massimo: gli spazi stretti e le preoccupazioni per il futuro familiare rischiano di far saltare gli equilibri, soprattutto se nella coppia c’erano già scricchiolii». Il rischio è “esplodere”: i dati che arrivano dalla Cina parlano già di un boom di richieste di divorzio (oltre che, va detto, di un picco nelle denunce per violenza domestica: non poter uscire è una condanna, se l’aguzzino è in casa). Nei prossimi mesi tante coppie scoppieranno per colpa del virus? «È probabile, se in partenza c’era già una distanza emotiva con la coabitazione forzata tutto può andare in pezzi: anche dopo le vacanze estive di due settimane le separazioni aumentano» osserva Simonelli.