Corriere della Sera - Io Donna
La crisi sanitaria ha rivoluzionato le relazioni sociali e dettato nuove regole per l’espressione degli affetti. Molti legami si sono stretti, in modo imprevisto, altri sono svaniti. Tutti sperimentano modi nuovi di vivere amore, amicizia, rapporti famili
sta invece sorreggendo. Penso all’amor di patria sommerso e al nostro cuore latino e mammone che ci ha reso amabili nel mondo. I social ci stanno aiutando ma alla fine di questa storia saranno le relazioni a vincere, servono alla nostra autoconservazione» aggiunge.
Ecco perché la solitudine è una minaccia. Chi vive in casa da solo rischia di deprimersi quanto chi teme la propria interiorità o non sa gestire questa (ri)educazione sentimentale. «Il bisogno di contatto fisico è un bisogno vitale per i neonati: la scienza ha dimostrato che se non vengono toccati abbastanza si ammalano e rischiano di morire. Oggi noi siamo come neonati abbandonati: lo confermano le molte richieste di aiuto che mi arrivano per depressione, disturbi del sonno e attacchi di panico» precisa Maria Saccà, psicologa e autrice di Accarezza(mi) (Francoangeli). «Voglio credere che la mancanza di abbracci e del riconoscimento da parte degli altri della nostra esistenza per loro, di quelle che noi analisti transazionali chiamiamo “carezze”, ci porterà in futuro ad apprezzarle di più. E non sarà facile, attenzione. Ognuno di noi è guidato da regole molto restrittive sulle carezze, facciamo fatica ad accettarle, a darle e chiederle. Ma queste regole possono anche essere superate» aggiunge. E qualcuno ci sta invitando a pensarci fin d’ora: Angelo Borrelli, capo della Protezione Civile, ha affermato che «ripercorrere quel metro che oggi ci separa sarà molto difficile (...), dovremmo essere abili a riavvicinarci all’altro gradualmente, senza perderne la fiducia, coltivando la tenerezza».
Ricreare l’intensità
Il glossario emotivo, insomma, si arricchisce di giorno in giorno.t di Tenerezza. Ma anche S di Solidarietà. Quando mai era successo che per proteggere i genitori anziani ne siamo stati lontani per mesi? E poi i medici e gli infermieri: cosa erano per noi fino a un mese fa? Sapevate che persino le scoperte scientifiche arrivano quando smettiamo di pensare solo a noi stessi? «Il progresso della nostra specie è partito, quasi a razzo, solo quando abbiamo cominciato a cooperare e poi a compartecipare emotivamente. La solidarietà si nutre di quattro verbi. Ascoltare, osservare, capire. E rallentare. Se tra me e l’altro ci sarà un buon dosaggio, ne saremo usciti bene educati: in caso contrario, e seguendo di nuovo il soggettivismo, faremo gli stessi errori finché un nuovo virus ci risveglierà» aggiunge Barillà.
Il dosaggio ha a che fare in pratica con le telefonate di sconosciuti che riceve il poeta Franco Arminio: durano dieci minuti, lui ascolta e prende appunti. È successo da quando ha messo il suo numero di telefono su Facebook e Instagram con un messaggio: “Se qualcuno vuole chiamarmi per farsi due chiacchiere, sono a disposizione tutte le mattine dalle nove a mezzogiorno”.
Un po’ come fa Isabella Conti, la sindaca che la mattina chiama gli anziani di San Lazzaro di Savena. Le serve qualcosa?, chiede. O come fa Laura Padmah Galantin, la psicologa che mette in contatto i nonni coi nipoti nella casa di riposo di Merlara dove lavora perché dopo che vedono in video i loro ragazzi, iniziano a mangiare. Ancora storie.
Ancora sentimenti legati da una forza sottovalutata: la nostalgia, quel batticuore che si fa custode del passato e che in fondo ci permette di tenere insieme tutta la nostra vita. Compreso ciò che ci manca e ciò che si è perduto. E poco male se a volte deforma il passato come uno specchio: che mondo sarebbe senza?
«Sarebbe rovinoso se il virus attaccasse anche i nostri sentimenti, se li piegasse più del dovuto, per questo suggerirei proprio la nostalgia come sentimento per la ri-educazione, perché è lei che conserva le matrici del nostro stile di vita, quello con cui ci muoviamo per raggiungere i nostri obiettivi», conclude Barillà.
Nel frattempo, proprio per tenere insieme anche tutti i pezzi di questo articolo, sappiate che qualcuno in passato ha detto: il ponte che collega la disperazione alla speranza è una buona dormita.
Domenico Barillà, “I legami che aiutano a vivere”, Feltrinelli (e-book, 4,99 euro).