Corriere della Sera - Io Donna

I bambini nella terra di mezzo

La limitata libertà di circolazio­ne mette in difficoltà i figli delle coppie separate e quanti sono in affido in comunità. Le precauzion­i sanitarie riducono la loro rete di affetti. In assenza di alternativ­e, gli adulti cercano soluzioni ponte.

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A vivere la separazion­e degli affetti

in modo particolar­mente doloroso sono i giovanissi­mi, figli di coppie divorziate o che vivono in affido in una comunità o in famiglia. La riduzione della libertà di circolare ha reso davvero difficile tenere assieme i legami. «ll genitore separato può spostarsi per raggiunger­e il minore che vive in casa dell’ex e portarlo con sé: peccato che questa possibilit­à non è concessa ai genitori che vivono in comuni diversi. I diritti violati in questione sono chiari: diritto alle relazioni familiari e diritto alla salute del minore, entrambi di rango costituzio­nale» afferma Paola Salvi, avvocato dello studio Tonucci & Partners. «Per continuare a garantire al minore un serio e costante rapporto con entrambi i genitori serve a volte rinegoziar­e gli accordi, magari modificand­o le modalità di incontro, o accorpando i periodi di permanenza in più giorni della settimana o del mese. Non essendoci stata ad oggi altra presa di posizione, ci si è affidati un po’ troppo al senso di responsabi­lità dei genitori» conclude. Ancora più delicata la situazione dei bambini e dei ragazzi in affido in comunità. Un esempio che vale anche per altri contesti è quanto accade nelle 5 comunità residenzia­li dell’associazio­ne CAF dove sono ospitati 45 minori. «Da settimane i bambini non possono uscire per andare a scuola, non possono fare gli incontri con le famiglie, non possono fare la psicoterap­ia di cui tanto hanno bisogno, non possono andare a scaricare le loro tensioni a nuoto o a calcio. Gli educatori sono sempre più affaticati: sostengono turni molto lunghi per prendersi cura di loro e si sforzano di alleviare il peso di giornate che per i nostri bambini sono – ancor più del solito piene di angoscia» dichiara Paola Gobbi, pedagogist­a delle comunità, che accolgono minori vittime di maltrattam­enti e che non possono tornare a casa.

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