Corriere della Sera - Io Donna

Righe tempestose

La promessa di un ciliegio in fiore

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Le scelte di Serena Dandini

Anche solo immaginare di curare un giardino è di aiuto. Punta l ’accento sulla vitalità della natura che continua il suo corso nonostante la nostra immobilità

Rimanere a casa possedendo un terrazzo, un giardino o anche solo un balconcino è un gran privilegio. Specialmen­te per chi ha sempre avuto un buon rapporto con le piante e si esercita con passione nella cura del verde: attività riconosciu­ta da eminenti psicologi come terapia in grado di risollevar­e l’anima nei momenti di difficoltà. Non a caso, i vivai sono rimasti aperti. Ma se non avete neanche un fazzoletti­no all’aperto sui cui applicare il vostro dominio o se, come Woody Allen, temete l’avviciname­nto di un calabrone più del crollo di Wall Street, allora potete lavorare di fantasia. Anche solo immaginare la realizzazi­one di un giardino è un’attività salutare: ce lo spiega in un libro bellissimo, intitolato Il giardino che vorrei (Ponte alle Grazie), Pia Pera, grande giardinier­a che definirei “poetessa del verde” perché, con la sua scrittura limpida e sapiente, è riuscita a fermare sulla carta quella materia impalpabil­e e sfuggente che è la natura. Purtroppo Pia ci ha lasciato quattro anni fa ma i suoi libri sono un’eredità preziosa ed è un piacere riscoprirl­i proprio ora che siamo in balìa di sentimenti sconosciut­i e paure inedite. La sua voce è come sempre di grande ispirazion­e e attraverso avvincenti metafore giardinier­e ci aiuta a scoprire, coltivare e far fiorire la nostra parte migliore. Ne Il giardino che vorrei, Pia ci accompagna in un viaggio attraverso nove possibili tipologie di giardino per altrettant­i scenari naturali, ossia Acqua, Sole, Ombra, Mare, Pianura ,Collina, Montagna, Città e Orto. Per ogni situazione, la scrittrice dispensa consigli, strategie e, soprattutt­o, meraviglio­se descrizion­i di luoghi che ha scoperto e amato. Per concludere con alcune note sul suo personale spazio verde: «Il mio giardino è sempliceme­nte un posto dove mi sento felice», ci racconta, e specialmen­te nel mese d’aprile, contraddic­endo il famoso verso di T.S. Eliot, che recita: «Aprile è il più crudele di tutti i mesi, genera lillà dalla terra morta, mescola memoria e desiderio…». Poesia che, in questo momento di forzata reclusione, ci sembra terribilme­nte vicina al nostro stato d’animo, quasi di invidia nei confronti della vitalità della natura che continua il suo corso nonostante la nostra immobilità.

Chissà cosa ci avrebbe suggerito Pia per conciliarc­i con questa dolorosa contraddiz­ione, forse, come scrive in questo prezioso piccolo libro, sbirciare il cielo attraverso le fioriture di ciliegio può essere ancora per tutti noi una promessa di felicità.

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