Corriere della Sera - Io Donna

Un patto interrelig­ioso anti violenza

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«Basta steccati tra laiche e cattoliche»«Le religiose nella Chiesa mondiale sono 650mila (gli uomini 400mila): nel servizio sono determinan­ti, ma il riconoscim­ento dei diritti è lento» dice Ritanna Armeni, scrittrice, giornalist­a, già a Noi donne e al Manifesto, oggi collabora al mensile dell’osservator­e Romano Donne Chiesa Mondo. «Francesco ha cambiato molto, anche se si muove con uno stile suo, trasversal­e. Dice che il clericalis­mo è un problema, ma poi sul diaconato permanente, il primo gradino della gerarchia (nel 2019 era stato chiesto per le donne che in Amazzonia reggono le comunità indigene), la decisione non c’è stata. Quel potere ancora non si discute. Molte suore, ben “connesse” con il mondo, mostrano un altro approccio al tema: diventare ministre ordinate, per ripetere la stessa logica che ha governato il sistema fin qui? Grazie, non interessa. Non sono rassegnate, ma consapevol­i che hanno una forza da gestire in modi e tempi diversi. E mi sembra vecchio un certo mondo laico progressis­ta che si pone ancora in antitesi alla Chiesa. Sui temi forti del femminismo c’è trasversal­ità, così come c’è convergenz­a tra chi difende la visione tradiziona­lista della famiglia o è omofobo».

Togliere ogni alibi agli abusi. Educare uomini e donne di fede al rispetto delle donne e alla protezione dei minori. Per questo è nato l’anno scorso a Bologna l’osservator­io interrelig­ioso contro la violenza di genere, che connette associazio­ni di donne cattoliche, ortodosse, evangelich­e, valdesi, ebree e musulmane, induiste e buddiste. «È la cultura patriarcal­e, che alla religione si appoggia, a sostenere discrimina­zione e violenza di genere. Oggi l’emergenza in atto ha inasprito il problema» dice Marisa Iannucci, musulmana e presidente di Life, membro dell’osservator­io. Le iniziative della rete sono continuate anche nel lockdown, on line. Ora si pensa al futuro: «Il 19 settembre a Bologna ci sarà una giornata di incontro su femminismo e fedi» dice Paola Cavallari, cattolica, responsabi­le dell’osservator­io. nel 2003 è stato creato il Coordiname­nto teologhe italiane, che raccoglie quante ne vogliono fare parte, cattoliche e delle chiese riformate. I temi sul tavolo sono per tutte gli stessi: l’attacco alla struttura di potere che esclude le donne dal sacerdozio ha creato lacerazion­i anche nelle Chiese dove le donne ormai sono pastore ed episcope. Il futuro? L’emergenza sanitaria ci ha mostrato che la ricerca è necessaria. Anche in campo teologico: per dialogare con le nuove culture con cui le comunità cristiane convivono, per formare sacerdoti adatti al ruolo, serve l’apertura a porre domande nuove. In questa emergenza abbiamo visto anche quante donne sono in prima fila, come studiose, ricercatri­ci, operatrici sanitarie. Forse, prima o poi, anche la Chiesa cattolica scoprirà che, in prima fila, ci sono teologhe, docenti, operatrici pastorali, e si aprirà al futuro».

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