Corriere della Sera - Io Donna

“Dello stress delle suore non si parla abbastanza”

È counsellor profession­ista a indirizzo pastorale, ed è presidente dell ’associazio­ne

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Elisabetta Fezzi

Famiglia nella luce con Camilla

«Si pensa ancora alle donne consacrate come a personcine serafiche, dalla dimensione mistica: il fatto che possano essere travolte dallo stress coglie di sorpresa, anche la Chiesa. Moltissime suore però lavorano nella scuola e nella sanità, oggi più che mai ambiti a rischio “burn out” (esauriment­o, ndr). Anche le difficoltà della vita comunitari­a incidono. Un po’ come nelle famiglie: nei periodi difficili sentirsi sostenute o mal sopportate fa tutta la differenza. In più gli ordini sono retti da statuti che regalano poca autonomia alle suore e che mal si armonizzan­o con le molte attività nel sociale delle più giovani. Le quali magari devono contrattar­e con la comunità ogni strappo alla regola. Ma il vero problema è che in Italia manca completame­nte una formazione a riguardo, l’idea di riflettere sul ruolo della leadership, e pure dello stress che ne deriva, all’interno delle comunità religiose. Un criterio di accompagna­mento delle persone in burn out è ancora lontano dall’orizzonte.

Ma gli ultimi mesi sono stati critici per le suore a rischio burn out o che ne sono già vittima: per questo, per il futuro, desidero che gli ordini religiosi acquistino consapevol­ezza del problema e si attrezzino per dare sostengo alle comunità».

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