Corriere della Sera - Io Donna
Ira in famiglia
Una vicenda di traumi e segreti che prende il via da un testamento ingiusto. L’autrice però viene accusata di aver raccontato la storia della propria famiglia: madre e sorella, offese, si vendicano. Danni da autofiction o in certi passaggi ci riconosciamo tutti?
C’è un testamento, e poi ci sono le liti di famiglia: un perfetto déjà-vu per molti, no? Una coppia di anziani con quattro figli lascia in eredità le due case al mare alle due figlie minori: una di queste, Berglijot, ha tagliato i ponti con la famiglia da più di vent’anni e condivide con il fratello maggiore il più doloroso dei segreti. La scelta, va da sé, è vissuta come un’ingiustizia: grazie ai confronti però il silenzio di una vita salta, e l’eredità diventa un fardello. Tra i segreti c’è l’abuso di un padre nei confronti di una figlia piccola. «Io e Berglijot abbiamo molto in comune ma il mio è un romanzo, non un’autobiografia», precisa Vigdis Hjörth, 60 anni, autrice norvegese di L’eredità (Fazi), un bestseller che ha suscitato un gran dibattito a proposito delle implicazioni etiche delle autofiction, oltre ad eclatanti reazioni familiari. La sorella, Helga, per vendetta ha scritto un altro romanzo in cui un personaggio racconta il trauma di chi subisce la scelta narcisitica di una sorella che scrive un’autobiografia disonesta.