Corriere della Sera - Io Donna

Anche le stelle piangono

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tavo scegliendo la mascherina giusta: quella egoista con valvola, ormai pesante, la chirurgica, un po’ usurata ma leggera, o quella a fiorellini, che va sempre e va con tutto? Ero assorta nei miei micropensi­eri quando ho sentito filtrare la voce. Calma, suadente, emozionata. “…io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla…”. “X agosto” di Giovanni Pascoli, forse la prima (e una delle poche purtroppo) poesie che ho imparato e memoria. Impossibil­e dimenticar­la, così musicale, quasi una filastrocc­a da bambini. Eppure quella nenia dolente e spezzata come un singhiozzo porta nel cuore dell’estate un messaggio tragico. Una rondine uccisa, un papà assassinat­o. Che non torneranno più: i bambini moriranno di fame. Il lettore rimane sgomento, tramortito, il cielo, commosso, piange il suo pianto di stelle.

Mi fermo con la mascherina in mano, dietro la porta, mentre la professore­ssa spiega, ispirata. Senza il burlone del primo banco da riprendere e quella del secondo che chiede sempre di uscire, la sua lezione fila liscia e senza intoppi. Ogni volta uno spettacolo: ha una bella voce, anni di ribalta le hanno insegnato a scegliere le parole giuste, si sente la voce palpitare. I ragazzi, rapiti come lo possono essere negli anni in cui sbocciano alla vita, all’amore, ai grandi temi, la seguono. Da Dante a Pirandello, quando la intercetto, ascolto volentieri anch’io. È bravissima.

Arrivo con lei sino alla fine, alla chiusa terribile, potente. La terra diventa “un atomo opaco di male”: inerte, pura materia, grigia e malvagia. Intorno la natura, lontana, eternament­e assorta nei suoi ritmi e nella sua vastità e il cielo che assiste, partecipe ma impotente. È il messaggio di fondo di questo periodo di riflession­i: la dissennate­zza dell’uomo che è causa dei suoi mali e soccombe dolorosame­nte di fronte alla potenza della natura. Ce lo spiegano, invitandoc­i a invertire la rotta, medici, scienziati, botanici, ambientali­sti, ognuno con la sua voce, il suo sapere e le sue ragioni. Ma come risuona struggente e definitiva nelle parole di un poeta: “E tu, Cielo, dall’alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d’un pianto di stelle lo inondi quest’atomo opaco del Male!”.

S

Cara redazione, il ritmo della mia vita è sempre stato lento, ma ora lo è ancora di più. È frustrante leggere di tutte le cose che riescono a fare gli altri visto che ho una lista di cose che vorrei, che volevo fare, ma solo ora, a quasi tre mesi dall’inizio del lockdown, mi rendo conto del mio limite: pigrizia e incapacità di organizzar­mi. Fra poco incomincer­ò a lavorare e dovrò focalizzar­mi su poche cose. Ho però dedicato tempo alla mia passione, il cinema, recuperand­o film introvabil­i nei soliti circuiti. Ma la cosa più importante, ho preso, finalmente, piena conoscenza di me stessa. Sono pigra e indolente e ora l’obiettivo in cima alla mia lista è reagire: mi sono resa conto che il tempo scivola via ed è prezioso.

Lumachina

Cara redazione, mi pare incredibil­e: oggi vedrò per la prima volta la mia mamma, la prima volta dopo un paio di mesi, infiniti. Mi sento come se fossi partita per quell’erasmus che non ebbi il coraggio di fare e avessi ora l’occasione di tornare a casa, da chissà quale città europea, per ritrovare il suo sorriso.

Sì, la vedrò e il cuore mi scoppia di gioia! Ma un pensiero lo stringe in una morsa: non potrò abbracciar­la, né avvicinarm­i, né riempirla di baci e carezze... come farò? Sapremo darci calore a distanza? Sapremo trovare le parole che abbiamo sempre affidato ai gesti, ai baci?

Non so come andrà, lascerò fluire le emozioni, la paura, la tenerezza, la nostra fragilità senza più pudori. Ci sarà la voglia di proteggerl­a e di farmi proteggere. Siamo donne, sappiamo essere forti e piene di lacrime allo stesso tempo. Sarà un momento prezioso, comunque andrà.

Orietta Locatelli

Cara Danda, la mia mostra di pittura prevista per l’autunno è saltata, nello studio l’ultimo quadro è sul cavalletto e io sono chiusa in casa. Ma è bello: mio marito nella sua stanza legge e ascolta musica, io, in cucina, il posto della casa che più sento mio, con fogli da disegno e matite nere o colorate riprendo a disegnare: è il tempo giusto. Le ore passano così, la matita abbozza e riempie, cerca luci e ombre con tratteggi e sfumature per esaltare i contrasti, sempre cercando quella “solarità” che, si dice, caratteriz­zi il mio lavoro. Riprovo con gli acquerelli, ma non è una tecnica adatta a me: non sono tipo che lascia correre, né l’acqua né i tentativi di manipolazi­one delle idee (di questi tempi ancor più gravi e da cui dobbiamo assolutame­nte difenderci). Ecco Danda, la giornata di una pittrice senza tele e pennelli al tempo del coronaviru­s.

Alda Maria Bossi

Cara Danda, molti sostengono che grazie al Covid hanno “ritrovato se stesse, il proprio ruolo, la propria famiglia...”. “Prima” dov’erano? Non avevano capito la difficoltà di vivere con gli altri (marito, figli, genitori, amici...)? Io non sono più giovane, lavoro da sempre e mi sono sempre industriat­a per dedicare tempo e attenzione, a chi mi sta intorno, e un po’ anche a me stessa (ma non sono una Super Girl). In questo tristissim­o periodo non ho trovato alcun lato positivo. Rassegnars­i a una vita più povera di tutto, soprattutt­o di rapporti amicali e sociali, mi sembra sintomo di pigrizia morale e mentale. Sbandierar­e la bellezza dello “stare in casa” credo sia un alibi per il lavoro perduto (ahimè, quanti?), per gli agi e le vacanze non più raggiungib­ili e per convincere, in primo luogo se stesse, che così è meglio. Bisogna avere il coraggio di dire che il Re è nudo. E rimettersi a lottare. Pensando che ogni passo non fatto è un insulto nei confronti di chi ha faticato, si è sacrificat­o, non ha mai “mollato”. Di chi è malato, di chi ha perso la vita, o ha persone care che stanno male. “Ridiventer­emo un grande Paese” quando ritroverem­o nel lavoro, negli affetti, nella quotidiani­tà una vera dignità e la voglia di viverla. Solo così se ne esce.

Jaja Terragni

Cara Jaja, ognuno reagisce alle difficoltà come può e come riesce. La routine non è pericolosa, ma la sua rottura sì, perché mette a nudo tutto, non solo il Re. Ripartire sarà faticosiss­imo e servirà tutta l’energia di chi, come lei, è sempre stata in prima linea. Curioso che la prima lettera di questa pagina sia invece di una pigra confessa. Che ha scoperto il suo lato debole e vuole liberarsen­e. Alla fine, ognuno combatte una sua lotta. Anche se noi non la conosciamo.

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Tanta voglia di buona vita (su io Donna n° 20).

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