Corriere della Sera - Io Donna
“Voltare pagina sì, ma senza negare quanto è successo”
Tecnica di radiologia all ’Ospedale S. Maria di Loreto Nuovo di Napoli
Dagmar Di Fiore, «Leggere che il Covid non esiste, che sia stata un’invenzione politica o uno show mediatico mi fa rabbia. Non c’è rispetto nemmeno per le migliaia di persone che hanno perso la vita in Italia e in tutto il mondo e per chi non ha potuto piangere i propri cari. Figuriamoci per noi che eravamo lì: non chiamateci angeli, allora. Dopo quattordici anni in neuroradiologia, ora lavoro al Loreto Nuovo di Napoli. Ospedale di pronto soccorso: il mio pane quotidiano era il codice rosso. L’accoltellato, il ferito da arma da fuoco, il traumatizzato per incidente stradale o sul lavoro… Quelli che spesso finiscono in cronaca nera, insomma. Ma dal 10 marzo è diventata nerissima: in due settimane, l’ospedale è stato convertito in unità Covid. Da allora faccio soprattutto Tac e RX toraciche e probabilmente resteremo così almeno fino alla fine dell’anno. Non dimenticherò mai i primi giorni in rianimazione: vedere chi non ce l’aveva fatta, il clima pesantissimo. Un’angoscia mai provata. Il cuore mi batteva all’impazzata, mi è mancato il respiro. Eppure ero stata tante volte di fronte a vittime di atti violenti, in condizioni disperate. Ma adesso c’era la morte che mi sfiorava. Ho dovuto imparare a tenere la guardia alta e bardarmi con una “corazza”: doppia mascherina, visore, tre paia di guanti, tuta, gambali. E poi, ancora più ansiogeno, come toglierli senza “inquinarmi” prima di tornare a casa, dove mi aspetta mia madre, che è allettata. All’inizio ho temuto di non farcela. Ma a condividere angosce e preoccupazioni c’era la mia squadra, l’equipe della radiologia, e la guida del coordinatore del reparto, Salvatore Schettino, uniti anche nei momenti più drammatici.
Questi mesi sono stati una lezione per il presente, per il futuro, per me e per tutti: come diceva Eduardo, gli esami non finiscono mai. Pensavamo che il peggio che possa capitare a un essere umano fosse la guerra, e invece siamo stati assaliti da un mostro invisibile eppure gigantesco. Vivevamo una