Corriere della Sera - Io Donna

«Contare su di sé, non su un uomo»

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di parlarle, di passarle il messaggio. Se si trattano le figlie come piccole donne intelligen­ti, c’è un ritorno. Chiara è bellissima ma è piccolina, qualche volta i compagni la prendono in giro. Lei però qualche giorno fa li ha stesi: “Io sono dell’altezza giusta per me”, ha risposto. Bravissima!». prima impression­e. Quando vedo Giovanni, e lo metto a confronto con le sorelle, penso: non c’è lotta. Per crescere delle ragazze forti però è indispensa­bile anche il padre, che deve avere un ruolo distinto da quello della madre. Spesso i padri si defilano quando le figlie diventano adolescent­i; prima erano le principess­ine di papà, da un giorno all’altro tolgono il saluto. Invece è lì che non bisogna mollare, e dipende anche da noi madri che gli uomini ci siano. In quanto ai condiziona­menti esterni sui modelli estetici, non bisogna cedere: mai smettere di ripetere alle ragazze che quando escono devono sentirsi fiere per come sono».

Paola Manfroni, «Amore e sicurezza: è questo che serve ai figli appena nascono, e vale sia per i maschi, sia per le femmine. È importante che le bambine imparino a prendersi dei rischi, che sappiano di poter fallire. I maschi fin da piccoli vengono messi soli in un campo di calcio davanti a una porta, a tirare un calcio di rigore. Sanno che potrà andare male. Alle bambine invece si chiede di non sbagliare mai, e non le si mette neanche nella condizione di farlo. Quando saranno grandi ed entreranno nel mondo del lavoro, tenderanno a evitare le posizioni più esposte, e a cercarne una confortevo­le. Alle mie figlie ho insegnato a contare su se stesse, perché solo se hai fiducia nelle tue forze e hai gli strumenti potrai cavartela in un mondo complicato. L’errore peggiore sarebbe dipendere da qualcuno, da un uomo. Nel dubbio, ho spiegato, avete ragione voi, e nessun altro. Ho sempre creduto in loro, le ho lasciate libere quando volevano vestirsi di rosa e paillettes, di avere i loro interessi anche se non corrispond­evano ai miei. L’esempio in famiglia è fondamenta­le: se vengono trattate con rispetto, non permettera­nno a nessuno di superare il limite. Oggi non si sentono femministe e sicurament­e sono più pacificate di come fossi io alla loro età, le vedo più affettuose con i loro ragazzi. Ma quello che sono è anche il frutto della rabbia di chi le ha precedute. Se riuscirann­o a riappropri­arsi del loro lato femminile senza farsi mettere i piedi in testa, avranno fatto bingo. Questo è il mio personale decalogo. Le ragazze hanno bisogno di:

1. Essere incoraggia­te a prendere rischi.

2. Essere obbligate a studiare e lavorare per provvedere al proprio sostentame­nto economico ed emotivo.

3. Essere libere di coltivare interessi e vizi non autodistru­ttivi.

4. Rispetto quando esprimono e fanno valere la propria opinione.

5. Ammirazion­e quando si siedono dalla parte del torto.

6. Imparare a negoziare in proprio favore.

7. Fidarsi delle proprie intuizioni.

8. Non aspettare il principe azzurro, perché lui è nei guai quanto loro.

9. Allenare un grande senso dell’umorismo.

10. Conoscere bene le trappole del patriarcat­o e saperle disinnesca­re».

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