Corriere della Sera - Io Donna
Le agricoltrici
Recuperano le colture antiche. Aprono e gestiscono fattorie didattiche e agriturismi. Portano avanti l’innovazione 4.0. Le donne nei campi sono forti, motivate. E reagiscono con coraggio alle difficoltà di oggi
33 anni, Bosco Torto, San Pellegrino di Norcia (Pg) «Con mio marito Lorenzo dopo la laurea e un periodo di Australia abbiamo deciso di aprire un’azienda agricola in una piccola proprietà di mia zia, vicino a Norcia. Siamo vegetariani, attenti all’alimentazione: abbiamo voluto riportare in zona la coltivazione dello zafferano che era stata abbandonata. Nel 2016 abbiamo investito 40mila euro in bulbi, che avremmo piantato a fine agosto. Il 24 c’è stato il terremoto di Amatrice: grazie ai Vigili del fuoco siamo riusciti a recuperare le nostre cassette, e poi a piantare i bulbi. Lo zafferano si raccoglie a fine ottobre: avevamo appena iniziato quando, il 30, c’è stato il terremoto in Valnerina. Abbiamo salvato
Ilaria Amici, 33 anni: coltiva zafferano, aglio nero, fagioli di montagna. il raccolto, grazie a tante persone che ci hanno aiutato e alla Caritas che ci ha messo a disposizione un camper per la mondatura e l’essiccazione dei fiori. Da allora, siamo andati avanti puntando sui prodotti di tradizione ma non “classici”, come l’aglio nero, rigorosamente bio. Abbiamo creato sinergie con altre piccole aziende e ora vendiamo un miele all’aglio nero eccezionale, o la birra allo zafferano. Con la pandemia siamo stati fermi un mese, anche l’e-commerce - che per noi rappresenta gran parte delle vendite - all’inizio si è bloccato e i consumatori compravano più alimenti da supermercato. Abbiamo deciso di cambiare strategia di comunicazione: è vero che i nostri prodotti sono di nicchia, ma possono essere anche di uso quotidiano. Lo dimostriamo con le ricette che mettiamo sul sito. Inoltre stiamo lavorando sui social per creare una rete tra produttori. Una strategia che comincia a dare i suoi frutti».
«Abbiamo resistito grazie alle rinnovabili»46 anni, Cascina Barosi (Cremona) «Siamo riusciti a mantenere la nostra azienda in attività per tutta la primavera, nonostante fossimo a un passo dalla “zona rossa”. Nessuno dei nostri cinque dipendenti si è ammalato. Dall’esterno non si entrava e l’attività della fattoria didattica si è interrotta. Da marzo abbiamo iniziato il lavoro nei campi di mais ed erba medica, con semina e concimazioni. Abbiamo anche stalle con 200 vacche e siccome facciamo parte di una cooperativa, la Soresina, siamo sempre riusciti a vendere il latte. I conti si faranno a fine anno, lì vedremo gli effetti del blocco della ristorazione e dell’export. Per fortuna l’azienda ha puntato sulla diversificazione, è stata una scelta giusta. La svolta è stata una decina di anni fa: era il momento di capire se fare investimenti importanti, se puntare sulle energie rinnovabili. Mia madre, un’ex insegnante che aveva lasciato la scuola per dedicarsi a tempo pieno ai campi, mi ha chiesto se volessi andare avanti. A quel tempo lavoravo in un’agenzia di rating come analista finanziaria. Le ho detto di sì. Un’azienda zootecnica ha bisogno di molta energia elettrica: da qui, la scelta di costruire due impianti fotovoltaici che non coprono tutto il fabbisogno ma ci aiutano e ci permettono di raffrescare le stalle d’estate. Abbiamo anche un impianto di biogas: l’energia che produce viene immessa in rete e venduta con tariffe predefinite, che non hanno risentito del Covid-19. In un anno difficile come questo, aver diversificato è stato fondamentale».