Corriere della Sera - Io Donna
Ritorno al futuro
AViareggio, la Vichy italiana dell’ottocento, gira una leggenda secondo la quale Alessandro Manzoni avrebbe fatto il bagno in Versilia. Molto probabilmente l’anziano gentiluomo dal passaporto lombardo-veneto preferì solo passeggiare sul lungomare, in pantaloni di flanella e paglietta. Ma per gli esegeti della Versilia, Manzoni si bagnò “almeno fino alla noce del piede”. Di certo, nel 1856, lo scrittore vi soggiornò per un mese, con i nipotini che avevano bisogno di una cura di mare: coraggiosamente la famiglia prendeva per buone le prime indicazioni mediche che suggerivano sole e aria ricca di iodio. Nel giro di qualche decennio partirà un’evoluzione che da luogo terapeutico avrebbe trasformato il mare in vacanza, anzi LA vacanza per antonomasia, tenendo un po’ in disparte le altre destinazioni. Oggi, invece, la pandemia ci ha costretto a ripensare a certi riti di massa: laghi, collina, campagna e piccoli borghi si prendono ora una rivincita, nell’ottica di una vacanza più sensoriale ed estetica.
C’era una volta la villeggiatura. Ma forse c’è ancora I forti shock scombinano gli equilibri di potere, possono creare miracoli economici (che presto la politica si occuperà di soffocare). Dopo la Seconda Guerra Mondiale, nell’italia del benessere nasce il tempo libero, grazie allo stipendio regolare e alle ferie pagate. Con la 600 e la nuova
500 gli italiani imboccano l’autostrada e godono del nuovo stile di vita. Che prevede un mese in panciolle. Ovvio, un mese di vacanza è un ricordo lontano, ma la domanda è: nelle nostre due settimane se ne può ottenere un concentrato? Possiamo recuperare il senso antico della villeggiatura? «Sì, purché si scelga una dimensione stanziale, in casa e, meglio ancora, in un piccolo borgo» spiega Duccio Canestrini, docente di Antropologia del turismo a Lucca. «Concetto che non coincide con possedere una magione in campagna ma con turismo di prossimità, interstiziale, andare vicino, non ricacciarsi in situazioni congestionate e spiacevoli. E immergersi dentro scenari diversi immaginando come pensiero originale qualcosa che riparta dal passato» prosegue. La tendenza è in atto, sui portali la ricerca di ville con piscina supera di sei volte l’anno precedente. E siccome casa è avere sulla testa un tetto (qualunque) e vicino persone cui si vuole bene, si impennano anche le prenotazioni nei camping, aria aperta e distanziamento sociale garantiti. La parola d’ordine è: lentezza, un altro modo di viaggiare, un altro modo di ospitare, secondo valori che vanno per sottrazione: meno happy hour, più musica di grilli e cicale.
La moda ritorna
Se negli anni della villeggiatura in bianco e nero le mamme stavano attente a controllare i costumi delle figlie, meglio se interi e coprenti (visti di recente nella serie televisiva dell’amica geniale), dopo stagioni di brasiliane e tanga oggi si ripropone il costume a mutanda alta. Abiti crochet e borse in paglia intrecciata, soprattutto se mini, sono un must dell’estate 2020. Scendere (anche se si è affittato un pianterreno, è lo spirito che conta) a fare colazione in miniabito largo e cortissimo, in stampa flower power, ricalca a perfezione lo stile “sapore di sale”. In tavola un Buondì Motta e una busta di latte triangolare (difficile da trovare), e la macchina del tempo ha trovato la fermata giusta.
Attenzione però a dosare bene i comfort 2020: mentre la bicicletta col triplo cambio ben si adatta all’allure del villeggiante, l’uso smodato di aria condizionata lo penalizza in punti sostenibilità. Filologicamente corretto sarebbe l’incrocio sapiente di porte e finestre aperte a creare corrente e frescura. Tenendo, si intende, il volume di musica o Tv appena udibile: ricordate l’annunciatrice Rai che gentilmente redarguiva: «D’estate fa caldo, le finestre sono aperte: abbassate il volume per non distur
sale
il mangiadischi che permetteva di ballare ovunque, in feste spontanee e improvvisate. Se qualche fortunato avesse conservato il coloratissimo Minerva (disegnato da Mario Bellini ed esposto al MOMA), un dancing di domenica pomeriggio con i vicini di villa non sfigura nel manuale della vacanza anni Sessanta. Pezzo forte: Dancing in the street, nella registrazione delle ragazze di Martha and the Vandellas. E se le batterie si scaricano, testarne l’energia con la lingua tra i due poli, come si faceva ai tempi della villeggiatura vecchio stile. A questo punto non rimane altro che spedire una cartolina e scattarsi un selfie. Con la Polaroid.
Polaroid, macchina fotografica istantanea del 1970.