Corriere della Sera - Io Donna
Aiuto telefonico o in chat? La scelta dipende dal sesso
Gli screening alleati preziosi nella lotta ai tumori
Nel lockdown si sono moltiplicate le richieste di aiuto ai canali di ascolto e di sostegno psicologico offerti da volontariato e associazioni. In particolare, Telefono Amico ha ricevuto 25 mila chiamate in tre mesi al numero unico
(tutti i giorni 10 24) e ha visto crescere in modo esponenziale l’accesso a Whatsapp: oltre 2 mila conversazioni “scritte” in tre mesi, gestite da 50 volontari, formati per offrire ascolto attivo in questa modalitàinnovativa. Dai dati analizzati emerge che a scegliere Whatsapp sono in particolare le donne, 62 per cento delle conversazioni, tra i 25 e i 45 anni. Gli uomini danno la preferenza al telefono, con il 69 per cento degli accessi. Il servizio Whatsapp Amico è attivo ogni giorno dalle 18 alle 21 al numero
0223272327 3450361628.
In questi mesi di emergenza sanitaria è stato necessario prendere decisioni difficili. Fra le tante, anche quella di sospendere le attività degli screening oncologici. Non si sono fermate le cure urgenti, ospedali e personale si sono riorganizzati con sforzi encomiabili da parte di medici, infermieri, personale ospedaliero, pazienti e familiari. Ora che i reparti Covid si stanno svuotando, però, è importante recuperare anche quelle attività che gioco forza erano state relegate a un livello di priorità più basso. Prima di tutto gli esami di controllo per la diagnosi precoce dei tumori del seno, dell’utero, del colon-retto. Perché? Perché i tumori sono malattie diffuse (più di 370 mila nuove diagnosi nel 2019 in Italia), che in molti casi si possono curare con successo se sono diagnosticate presto. Le statistiche indicano nel nostro Paese dati di sopravvivenza alti rispetto alla media europea e, se accade, è anche perché gli screening danno a noi medici la possibilità di trattare malattie curabili. Urge riaprire i servizi ambulatoriali, recuperare i ritardi e rinnovare il rapporto di fiducia con i cittadini, anche con l’aiuto indispensabile dei medici sul territorio. Non possiamo permetterci che la prevenzione resti indietro, non possiamo sprecare un patrimonio di salute prezioso.
Prof. Paolo Veronesi Presidente della Fondazione Umberto Veronesi e Direttore Divisione Senologia Chirurgica dello IEO
Mesi di scuola a distanza, il divieto di vedere gli amici e poi la fase 2 con le relative limitazioni (“lo scivolo è li, ma io non ci posso salire”), la negazione dell’ultimo giorno di scuola… Se ci mettiamo nei panni dei bambini e dei ragazzi troviamo molti buoni motivi per cui arrabbiarsi. Ma anche i genitori ci hanno raccontato la fatica e la frustrazione per aver dovuto gestire tanti fronti: tranquillizzare i figli, essere di supporto per la scuola, affrontare nuove difficoltà lavorative. Non ultime quelle economiche. «La situazione in cui ci ha messo la pandemia è stata un’enorme “palestra emotiva” per le famiglie» spiega Marina Zanotta, psicologa e psicoterapeuta e autrice del libro Stiamo Calmi!, un vero manuale per imparare a leggere i significati nascosti dietro certe reazioni scomposte dei bambini (dai tre anni fino alla preadolescenza) e soprattutto per imparare a non reagire in modo altrettanto scomposto. Insomma, un manuale di educazione emotiva. «Perché non esistono emozioni belle o brutte, ma emozioni che vanno ascoltate e gestite. Dalla capacità dei grandi di modulare le proprie reazioni dipende la crescita emotiva del bambino. E influenzerà l’autostima dell’adulto di domani e la sua capacità di costruire relazioni affettive e sociali stabili».
«In fondo la rabbia è la reazione che si manifesta quando non posso raggiungere un obiettivo». Che sia il desiderio di un giocattolo o la gratificazione da parte di un adulto. «È un alert con cui i bambini richiamano i genitori a occuparsi di loro». E la risposta giusta non è quasi mai la più istintiva. Elisa Messina