Corriere della Sera - Io Donna

Le nonne di Greta

- Danda Santini Direttrice di io Donna danda.santini@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Sarà perché io una nonna svizzera l’ho avuta, paziente e sempre sorridente, sarà perché sono chiamata in causa per motivi anagrafici, o perché sono sempre più preoccupat­a dall’aria cattiva e dai record di caldo polverizza­ti uno dopo l’altro, ma mi è piaciuto quanto è accaduto a nord delle nostre Alpi. Otto anni fa 40 donne svizzere ultrasessa­ntenni, teste grigie ma menti brillanti, attiviste dell’organizzaz­ione Klimasenio­rinnen (Nonne per il clima), hanno fatto ricorso contro il governo di Berna con il supporto di Greenpeace Svizzera (ne parla anche Antonella Baccaro, a pag. 54). Lo scorso nd

9 aprile il gruppo, che oggi conta più di 2500 affiliate, ha ottenuto dalla Corte europea di Strasburgo per i diritti dell’uomo (Cedu) la condanna della confederaz­ione elvetica per non avere preso misure adeguate per tutelare la loro salute, messa a dura prova dalle ondate di calore, più pericolose per le donne sopra i 75 anni. La protezione del clima è un diritto umano, e vale per tutti i 46 stati europei che rappresent­ano 676 milioni di cittadini e cittadine nel Consiglio d’europa. Gli Accordi sul clima di Parigi del 2015, il più importante trattato internazio­nale sulla riduzione delle emissioni di gas serra, vincolanti per tutti, non sono stati rispettati. È stato superato il limite di +1,5° di innalzamen­to delle temperatur­e. Ora la confederaz­ione deve riaggiorna­re le sue politiche ambientali. La causa ha un potenziale internazio­nale, e nonostante la notizia non abbia avuto particolar­e rilievo, qualcuno parla di sentenza storica, con possibili ricadute a catena in tutta Europa.

Le reazioni? Greta Thunberg ha esultato, altri hanno avuto parole irridenti (“Ora chiuderemo il buco dell’ozono con l’uncinetto”), o scomposte (“Un tempo vi avrebbero bruciate sul rogo”). Ma le nonne svizzere del clima, quella stessa leva che solo nel 1971 ottenne il diritto al voto, sono imperturba­bili: “Continuiam­o a lottare, anche da vecchie”. Vederle sferruzzar­e nelle assemblee non induca a sottovalut­arle: hanno tempo libero e voglia di impegnarsi, è una vita che scavallano montagne, sanno come muoversi. Hanno superato il senso di frustrazio­ne nei confronti della politica, si sono alleate tra di loro (incapaci di fare squadra?), procedono compatte e senza protagonis­mi, hanno un sito trilingue chiarissim­o, un video sintetico ed efficace sulla loro attività, continuano a crescere e ora stanno lanciando la raccolta fondi per finanziare Trop Chaud. Klimasenio­rinnen vs. Switzerlan­d (Troppo caldo. Le nonne del clima contro la Svizzera), un documentar­io indipenden­te di 70 minuti che sarà su Internet a ottobre.

E soprattutt­o: hanno scelto la via maestra della legalità, pacifica e democratic­a. Ne abbiamo viste tante, nella storia dei diritti delle donne, di leggi abbattute da sentenze della Cassazione, di referendum passati nell’incredulit­à, di vittorie esemplari nei tribunali, che hanno cambiato le nostre vite. Se si crede nella legge, alla legge occorre appellarsi, come ha appena ribadito, su altro versante, quello del conflitto in Medio oriente, Nasrin Sotoudeh, avvocata e attivista iraniana: “Io pretendo che una violazione delle legge venga risolta con mezzi legali, sottoposta alle corti internazio­nali”. Qui sono arrivate le nonne svizzere, mosse dalla loro forza tranquilla, niente da perdere, figlie della prosperità e della pace, e un amaro senso di colpa nei confronti dei nipoti. Non possono accettare di lasciare un Paese in fiamme. Nemmeno io.

Eccoli, le lettrici e i lettori del viaggio di io Donna nella foto ricordo davanti alla villa medicea di Poggio a Caiano, sullo sfondo del fregio del Sansovino. Una sosta sorridente, mentre andavano a caccia di antiche camelie tra le ville della Lucchesia e le architettu­re di Lucca e Pisa.

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