Corriere della Sera - Io Donna

Cosa sa Melissa dell’amore

Il congedo da chi si ama non è mai definitivo. Resta una presenza nell’aria, sulla pelle, negli spazi condivisi. Anche quando ad andarsene è un animale domestico. Perché in ogni addio c’ è qualcosa che apre al futuro...

- Barbara Stefanelli bstefanell­i@corriere.it

La gatta del mio amico Ale se n’è andata. Come se ne vanno i gatti, girovagand­o, barcolland­o anche un po’, in cerca del passaggio segreto per il paradiso felino che c’è in ogni appartamen­to. È lì che sono destinati, tutti, anche nd quelli che tendono agguati pensando di essere invisibili dietro una poltrona da cui sbuca la solita coda morbida e agitata. Dice Ale che nelle stanze è rimasto un segnale costante delle vibrisse di Melissa. Del resto, per 21 anni è stata lei la sovrana della casa, sovrana guardiana, nuvola candida con gli occhi azzurrini che negli ultimi tempi si era fatta piccola piccola, come agli esordi. Ormai sorda e spaesata dall’età, captava l’ascensore in salita ogni sera e si piazzava davanti alla porta, “facendomi pesare la solitudine di una giornata intera”. I gatti non sono mai inutilment­e indulgenti, neanche con sé stessi.

Veramente Melissa non era la gatta di Ale. Era la gatta di Ale & Giancarlo. Per questo ha scelto di lasciarsi cadere sul fianco, esausta ma forse anche pacificata, in una domenica d’aprile che era il quarto anniversar­io della morte di Gianki. Tanto lei sapeva bene che l’amore non passa, resta nell’aria, nella terra, sulla pelle, scorre sulla retina. Ne aveva le prove, colleziona­te negli ultimi quattro anni trascorsi in quell’appartamen­to senza mestizia, mai. E dunque deve aver pensato che bastava. Poteva congedarsi. Giusto il tempo di un’ultima magia delle sue. Nelle ore in cui lei se ne stava lì ripiegata, in attesa, ma con un occhio vigile semiaperto, un enorme sciame di api si è riversato sul terrazzo, annunciato da un ronzio che per qualche minuto ha sovrastato traffico e chiacchier­e. Passata l’onda biondogrig­ia, sullo stelo del bambù è stato individuat­o un favo, enorme, completo di regina e seguaci a migliaia...

Melissa significa “colei che produce il miele”, secondo l’etimologia greca. La bianca Melissa, ormai spelacchia­ta, ha dunque voluto chiamare una festa finale, una cerimonia degli addii, al confine tra soggiorno e natura, tra dentro e fuori, tra persone umane e non umane. Dolcezza e brusio, vibrazioni: per cercare ogni giorno un senso, una presenza nella mancanza, un fiore rosso nella nostalgia per quando eravamo ancora tutti intorno al tavolo e sotto il tavolo. «Ti ho stretta forte per non lasciarti cadere/ Ti ho stretta forte perché poi si muore/ Ti ho stretta forte per farti capire che cos’è il mio amore» (L’abbraccio, dall’album Sulle ali del cavallo bianco, Cosmo, 2024).

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