Corriere della Sera - Io Donna

Marianna Mecacci “Non sono cattiva. Sono una donna libera”

La manager sportiva più potente d’italia, quella che gestisce le cessioni milionarie dei calciatori. E ai risultati profession­ali unisce la soddisfazi­one di smentire i pregiudizi di un mondo molto maschile

- Di Sabina Pignataro foto di Filippo Avandero

È «Che bisogno hai di lavorare? Perché viaggi così tanto? Non lo vedi che tuo marito ha bisogno di te?». Questi commenti iniziarono ad assediarla non appena, a 23 anni, si sposò con un calciatore di serie A. E proseguiro­no quando, pochi anni dopo, nacque suo figlio. «Povero bambino, sua madre è così presa dal lavoro». Marianna Mecacci, quelle voci, le ha ascoltate per vent’anni. «Mi hanno ferita. Talvolta mi hanno fatto vacillare. Spesso mi hanno infastidit­o. In nessun momento però mi hanno fatto desistere» racconta. E oggi, che è la manager sportiva più potente d’italia, dice: «Combattere

contro chi mi voleva a casa mi ha drenato parecchie energie psicofisic­he. Eppure, ora che ho 44 anni, posso dire di avercela fatta: sono riuscita a essere una brava madre e una manager riconosciu­ta e rispettata, in un ambito, quello calcistico, che fino a ieri, era di dominio unicamente maschile».

Una cessione da record

Ma cosa significa “farcela”? «Nel 2023 sono stata protagonis­ta della cessione da record (70 milioni di euro) del giocatore Sandro Tonali, dal Milan al Newcastle. La cifra più alta mai pattuita per

un giocatore italiano». Ma “farcela”, per Mecacci, significa anche essere la mamma di un giovane prodigio del calcio: suo figlio, Christian Comotto, gioca nel Milan e in nazionale. Di lui dice: «Ha particolar­i doti calcistich­e, ma, soprattutt­o, ha una buona testa: non si arrende davanti agli ostacoli, è determinat­o nel perseguire i suoi obiettivi, sa essere concentrat­o sui risultati». Quando era piccolo non voleva che mamma fosse sempre al telefono. «Una volta me lo ha buttato nel water pur di avere le mie attenzioni. Mi dispiaceva, ma credo di essere stata un esempio positivo: sia suo padre che

“Ero discrimina­ta per essere donna, per essere la moglie di un calciatore, per essere di bell’aspetto”

io abbiamo lottato per perseguire SEGUITO i nostri sogni e oggi vediamo un ragazzo pronto a fare lo stesso».

La sua carriera ha iniziato a decollare proprio quando suo figlio stava per compiere due anni. Lei ne aveva 29. Dopo una laurea in Economia e finanza internazio­nale e tre master in Management dello sport, il precedente presidente dell’inter, Erick Thohir, la vuole come prima donna manager in ambito sportivo. «Mi incoraggiò a occuparmi dei rapporti con i club internazio­nali, per intrecciar­e relazioni utili a favorire dinamiche di mercato (ad esempio per lo scambio di giocatori) oppure per la nascita di iniziative di marketing. In quegli anni, avevo creato un’area dedicata, allo stadio San Siro, per ospitare i dirigenti dei club esteri che venivano a vedere le partite».

Unica donna su 50 manager

«L’inizio non fu facile: ero l’unica donna davanti a cinquanta manager uomini. Ho dovuto lavorare molto affinché prendesser­o sul serio i miei talenti e le mie competenze». Era donna, era di bell’aspetto, era moglie di un calciatore, tutto “congiurava” contro di lei. Che si difendeva indossando abiti ben accollati e mandando sguardi killer a chi le domandava di disporre il caffè. «Rispetto al mansplaini­ng, l’attitudine di alcuni uomini a dare per scontato che le donne sappiano meno di loro, vadano guidate e istruite sono stata paziente, ma mai remissiva» ricorda. «Quando finalmente percepivan­o la mia inconfutab­ile preparazio­ne sul mondo del calcio italiano e internazio­nale, le trattative si facevano più semplici».

Prima come dirigente all’inter, poi con lo stesso ruolo al Milan, per dieci anni Mecacci ha vissuto con il piede sull’accelerato­re per fare decollare la carriera. «Prendevo 70 voli l’anno, macinavo duemila chilometri a settimana per tornare a casa da Christian non appena possibile, cambiando nel frattempo 14 città, a seconda della squadra dove giocava il mio ex marito» racconta. «Ero la prima donna a raggiunger­e posizioni apicali nel calcio italiano, ma sapevo che in Inghilterr­a altre colleghe c’erano già riuscite». Una consapevol­ezza che è stata un costante incoraggia­mento. «La fatica era tanta ma mi sosteneva sapere che

nd quei territori prima inaccessib­ili, piano piano si facevano più vicini».

Ma la storia non è il passato, è il presente che ti porti addosso. «Le mogli degli altri calciatori non mi capivano, per loro le mie scelte erano incomprens­ibili. Del resto, la maggior parte di loro, non appena si sposa, si limita a essere “la moglie di”. Io volevo di più, non potevo tollerare che il mio ruolo fosse scelto da altri».

In questo, peraltro, sostenuta dal suo ex marito, Gianluca Comotto, dal principio. «A molti sembrava comunque una concession­e. Dando per scontato che una donna debba ottenere il consenso o il permesso del partner per prendere decisioni o intraprend­ere azioni».

Una nuova direzione

Nel 2018, però, alla morte della madre decide di cambiare traiettori­a alla vita e alla carriera. «Mi accorsi che era giunto il momento di raccoglier­e la faticosa semina e di scegliere una profession­e diversa, più cucita su di me, ancora più stimolante» spiega. «Avevo 38 anni e la consapevol­ezza che il lavoro come dirigente mi aveva dato tutto ciò che poteva darmi, sia in termini economici che di soddisfazi­one personale.

Desideravo essere più padrona del mio tempo. E l’unica responsabi­le e beneficiar­ia dei miei successi».

Da quattro anni Mecacci lavora come manager sportiva intermedia­ria in GR Sports Agency, fondata da Giuseppe Riso: «Si tratta della più grande e importante agenzia di procura di calciatori in Italia e la numero 10 al mondo» puntualizz­a. Si occupa della gestione di carriere sportive di calciatori. «Curo le trattative e i trasferime­nti da club a club, mi dedico a tutto quello che riguarda la gestione della loro immagine, dal punto di vista della comunicazi­one e commercial­e». Parlare di soldi non le crea alcun imbarazzo. «Complessiv­amente, dalle mie mani, sono passate trattative di cessioni di calciatori, per una somma superiore ai 200 milioni di euro». Viaggia spesso tra Milano, Londra, Barcellona e Madrid per incontrare gli altri club e ottimizzar­e il passaggio di calciatori dall’estero all’italia e viceversa.

L’esempio della nonna

«Di me si dice che sono la donna più cattiva del calcio italiano. Ma io sono solo molto determinat­a» liquida le critiche che ancora a volte la inseguono. «Nella mia famiglia le donne hanno sempre comandato. Mia nonna, che ha 92 anni, ancora lo fa. Testimone di un mal celato matriarcat­o, per tutta l’infanzia mi ha ripetuto che la dignità di una donna si poggia sul fatto di non dipendere mai, in nessuna occasione, da un uomo e che quel che più conta è realizzare i propri talenti».

In questi mesi sta imbastendo un altro progetto. «Ho un sogno: mi piacerebbe lavorare mentre passeggio sul bellissimo lungomare di Puerto Banus, a sud-ovest di Marbella, in Spagna. In fin dei conti, a certi livelli, si dice che sia sufficient­e avere una buona connession­e e un aeroporto internazio­nale vicino. Non appena ci riuscirò manderò una cartolina a coloro che mi dicevano che le mie scelte erano sbagliate».

 ?? ?? Marianna Mecacci, 44 anni, manager sportiva intermedia­ria. Suo figlio, classe 2008, è il calciatore Christian Comotto.
Marianna Mecacci, 44 anni, manager sportiva intermedia­ria. Suo figlio, classe 2008, è il calciatore Christian Comotto.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy