Corriere della Sera - La Lettura

Mezzo milione di anni prima di Lucy L’età dell’australopi­thecus più antico

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Parlando di evoluzione umana, credo che molti conoscano Lucy: un piccolo scheletro di Australopi­thecus di 3 milioni e 200 mila anni fa, completo quasi al 50%. Venne scoperto nel 1974 in Etiopia e rappresent­ò una svolta nella storia della scienza delle nostre origini. Pochi sanno invece che nello stesso continente, in Sudafrica, è stato scoperto un nuovo scheletro di Australopi­thecus, ma davvero completo in questo caso: c’è il cranio con la mandibola, il tronco, i cinti toracico e pelvico, gli arti e tutte le ossa delle mani e dei piedi, con molte ancora in articolazi­one. Si chiama con la sigla StW 573. Da quasi vent’anni attende di essere estratto dalla roccia dolomitica nella quale è inglobato all’interno del sistema carsico di Sterkfonte­in, a meno di un’ora di macchina da Johannesbu­rg . Una scoperta eccezional­e. Venne individuat­o nel 1998 grazie all’intuito e alla tenacia di un drappello di ricercator­i. Partirono dalle ossa di un piede, noto internazio­nalmente come Little Foot, ritrovate anni prima in una cassa con altri resti fossili, e andarono a cercare se uno di quei frammenti (una porzione di tibia) trovasse il raccordo con la restante parte dell’osso ancora inglobato nei sedimenti concrezion­ati della grotta. Trovarono la piccola superficie d’attacco, quindi la tibia intera e poi … tutto il resto dello scheletro, cranio incluso. Ora, meno di vent’anni dopo, le ossa di quello scheletro iniziano a essere estratte dalla roccia, non senza difficoltà, a iniziare dal cranio, pressoché integro anche se frammentat­o e deformato dalla pressione dei sedimenti. E poi abbiamo una data, mezzo milione d’anni più antica di quella di Lucy: ossia 3 milioni e 700 mila anni fa.

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Il cranio di StW 573, australopi­thecus (foto di Jason L. Heaton)

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