Corriere della Sera - La Lettura

Australia o Valmalenco, gli Ufo sono qui

I percorsi del turismo ispirato ai dischi volanti non si limitano all’America o a luoghi remoti

- Di FLAVIO VANETTI

Secondo il database Ufo shapes, sono ottanta le forme censite di oggetti volanti non identifica­ti: i canonici dischi, sfere, triangoli, persino boomerang e trottole. Brian Rea, artista illustrato­re di Los Angeles, le ha trasferite su due murales: per lui gli Ufo rientrano tra le fobie umane. Sono invece trentasei le ipotetiche razze aliene catalogate nella storia secolare dei cosiddetti «incontri ravvicinat­i del terzo tipo», un filone alimentato da innumerevo­li testimoni (spesso malcapitat­i: pare non sia bello, se ti beccano i Grigi o i Dargos) su uno scenario che rende difficile il conteggio dei luoghi.

Proprio i luoghi, sparsi in tutto il mondo, sono diventati oggetto di un nuovo tipo di turismo, legato a dischi volanti e dintorni. Da dove cominciare? Da Roswell, il luogo del presunto schianto di un Ufo nel 1947, episodio controvers­o raccontato nel museo della città del New Mexico. Il pregio è che il visitatore può valutare i documenti nudi e crudi dell’epoca, formando un proprio giudizio.

Tutto il Nord America abbonda di posti di culto. Da un lato perché qui comincia l’era moderna dell’ufologia (fu il pilota Kenneth Arnold, dalle parti del Mount Rainier, a imbattersi in nove dischi volanti), dall’altro perché lì si situano storie affascinan­ti, come quella del boscaiolo Travis Walton rapito davanti ai colleghi nella Apache-Sitgreaves Forest. Non solo foreste, peraltro: se andate a New York, recatevi tra Brooklyn Bridge e Manhattan Bridge a ricercare il grattaciel­o da cui l’italo-americana Linda Cortile fu vista salire verso il cielo, catturata dal raggio adduttore di un enorme disco volante.

Il resto del mondo non offre di meno. In Australia, per esempio, ci sono le memorie del primo gruppo ufologico creato nel mondo (a Brisbane) e i graffiti aborigeni sulle rocce di Uluru. In Africa si può contemplar­e il mistero dei Dogon e delle loro sorprenden­ti conoscenze del cosmo mentre l’Asia è piena di storie delle battaglie degli dei a bordo dei Vi- mana luminosi, simili agli odierni caccia militari.

L’Europa si caratteriz­za per infinite declinazio­ni ufologico-aliene: il passato ci parla delle navi nel cielo di Livio (214 a.C.) o dei fenomeni celesti di Norim- berga e Basilea (1561 e 1566), mentre il presente ci conduce — per chi ama i cerchi nel grano — al «pi-greco» gigante apparso nel 2008 vicino a Barbury Castle, sulle colline di Merlino, in Inghilterr­a.

In Italia cresce la Valmalenco, nuova frontiera degli oggetti «non identifica­ti». In alternativ­a, salite sul Monte Musiné in Val di Susa: tra racconti di dannati, diavoli e magie, si avvista e ci si imbatte nelle incisioni delle Pleiadi e di dischi volanti. Una leggenda vuole che qui apparve la croce infuocata con la scritta in hoc signo vinces. Costantino, prima della battaglia di Torino, vide forse un Ufo?

Visioni

Si può cominciare da Roswell, nel New Mexico, e dal suo museo sul mistero del 1947; ma l’Europa (e l’Italia) non sono da meno

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