Corriere della Sera - La Lettura
Alieni siete voi. L’invasione degli umani
Lo sbarco di organismi essenziali su navi scalcagnate ai tempi dell’integrazione spaziale
Quando li vidi arrivare, a bordo di quelle navette scalcagnate, provai una forte delusione. Era tutto il contrario di quello che mi ero immaginato. Dov’erano le gigantesche astronavi con la loro straordinaria tecnologia che a noi sarebbe dovuta sembrare inconcepibile? Queste erano più che altro delle scatole di lamiera, senza nessuna possibilità di controllo effettivo del volo, soprattutto all’interno dell’atmosfera. Eppure, in qualche modo, erano riusciti a lanciarle come razzi nel cielo, inseguendo coordinate del tutto ipotetiche sulla nostra posizione, frutto di studi teorici senz’altro affascinanti, ma privi di riscontri concreti.
Le loro armi erano primitive e si basavano soprattutto su sistemi di penetrazione fisica, tale per cui gli organi compromessi non sarebbero potuti essere ricostituiti, il che la diceva lunga anche sul livello del loro progresso in campo medico.
Ma tutti questi aspetti materiali sarebbero potuti passare in secondo piano se, a scendere da quelle navicelle, fossero stati dei mezzi geni, dotati di sensi straordinari in grado di sopperire a quelle evidenti mancanze. Invece erano degli organismi essenziali, poco resistenti all’ambiente naturale, governati da funzioni neuronali inefficaci, perlopiù improntate sulla gestione di bisogni e desideri, ma senza nessuna effettiva pianificazione. Unica attenuante a questo giudizio impietoso era lo stato di salute critica in cui arrivarono e che poteva dipendere anche dalle condizioni estreme del viaggio.
Ci attrezzammo alla meglio per accoglierli, cercando di capire che ruolo avrebbero potuto avere nella nostra società, studiando innanzitutto le loro qualità, i desideri, la capacità creativa, tutte caratteristiche che si rivelarono ben presto poco utilizzabili in un sistema complesso come il nostro, ma che ci spinsero a riflettere sulla nostra stessa identità. L’esistenza di un diverso ci definiva, creava nuovi denominatori comuni, metteva in discussione certezze acquisite da seco- li e nuove ideologie. Allo stesso tempo, ci costringeva a nuove interpretazioni della realtà che generarono non pochi conflitti e prese di posizione. C’era chi diceva che quella era veramente un’invasione da fermare, chi parlava di una grande opportu- nità culturale, ma erano solo slogan. La verità era che nel profondo eravamo tutti animati dalle stesse paure. Loro di certo non ci aiutarono a dissiparle. Rimanevano sempre in disparte, raccolti in tribù animate da convinzioni profonde, le stesse che, a quanto capii, avevano determinato la fine della loro civiltà.
Ci chiamavano «alieni», mentre per descrivere la loro specie utilizzavano il termine «umani», l’unico che, a quanto pareva, li accomunava tutti. La verità la compresi solo molti anni dopo, quando l’integrazione, lungi dall’essere compiuta, aveva fatto significativi passi avanti. Alieno è semplicemente chi arriva, l’umanità invece è una conquista. Per tutti.