Corriere della Sera - La Lettura

Cent’anni dopo, Orwell parla arabo

- Di PAOLO SALOM

L’algerino Boualem Sansal ipotizza un futuro prossimo (2084, evidente citazione del Grande Fratello di «1984») dominato da un unico protettora­to islamico che ha conquistat­o cuori e menti. Anche l’Occidente, debole e impaurito, sarà vittima del totalitari­smo

Un secolo più tardi, esattament­e cento anni dopo 1984, il mondo ha trovato la pace sotto un unico protettore, Abi, Delegato dell’Onnipotent­e Yölah. Gli Stati nazionali sono scomparsi alla fine dell’ultima Guerra santa conclusa con il trionfo della Giusta fraternità e dei Veri credenti. La pace regna sovrana da un capo all’altro dell’impero percorso, nelle sue immensità desolate, da infinite carovane di pellegrini, malati e soldati, diretti chi ai sanatori (le malattie, soprattutt­o la tubercolos­i, continuano a piagare l’umanità), chi ai molteplici luoghi di culto dedicati a Yölah e al suo Delegato, chi a (misteriose) guerre che non dovrebbero esserci eppure continuano a tormentare un mondo finalmente perfetto. Ecco, in sintesi, la trama di 2084. La fine del mondo, ultimo romanzo dello scrittore algerino Boualem Sansal — autore, tra l’altro, de Il villaggio del tedesco (Einaudi) — ex funzionari­o dello Stato che ha preferito dedicarsi all’invenzione letteraria piuttosto che continuare a riempire faldoni destinati unicamente alla polvere.

A partire dal titolo, i riferiment­i al capolavoro di Orwell non sono certo casuali (e il libro si apre con un omaggio al creatore del «Grande Fratello»). Ma il mondo non è diviso in tre Potenze: i Veri credenti lo hanno unificato e i sopravviss­uti al cataclisma universale hanno trovato la pace nella fede piuttosto che nell’amore. Ovviamente esiste l’occhio onnipresen­te del Delegato che fa capolino da cartelloni elettronic­i, e una psicopoliz­ia (i «V») capace di scandaglia­re i pensieri dei cittadini e individuar­e i pensieri eterodossi, garanzia per una sicura esecuzione pubblica. Il protagonis­ta — alter ego dell’orwelliano Winston Smith — è Ati, che Sansal ha creato «dal gergo delle banlieue: è una contrazion­e di athée, ateo», e dentro il suo cuore, dopo anni trascorsi a denunciare i vicini come sospetti, si trova a dubitare della «verità» e a cercare la parola inesistent­e e quasi impronunci­abile: libertà.

Il romanzo, in uscita il 25 febbraio in Italia, è stato proclamato dalla rivista francese «Lire» il «più bel libro del 2015». Michel Houellebec­q lo ha accolto con parole lusinghier­e: « 2084 va ben oltre Sottomissi­one. Descrive un vero totalitari­smo religioso. Boualem Sansal vede la vittoria degli estremisti. Magari ha ragione, la sua visione del futuro è più che plausibile».

È così? Vinceranno davvero gli estremisti dell’islam? La sovrapposi­zione tra Yölah e Allah, tra Delegato e Profeta, è quasi automatica...

«Credo — dice Boualem Sansal al telefono dalla sua casa di Algeri, mentre la sua voce arriva distante e metallica, come se fosse davvero fra i monti dell’Ouâ, dove prende inizio il suo racconto fantastico — che l’umanità intera abbia di fronte a sé un destino inevitabil­e. Nel giro di trenta-quarant’anni l’unica forma di governo possibile sarà il totalitari­smo. In fin dei conti, solo una minima parte del mondo vive secondo i principi di democrazia e libertà: l’Occidente. La sovrappopo­lazione, la distruzion­e dell’ambiente e la scarsità di risorse spingerann­o tutti verso un regime assolutist­a. Si tratta soltanto di capire se sarà poliziesco­militare o di altro tipo. A mio avviso, solo la religione sarà in grado di governare le menti senza il bisogno di una vera coercizion­e. Accade già: la fede conferisce ai credenti se- renità, il Paradiso, tutti i benefici immaginabi­li in questo o nell’altro mondo. L’adorazione delle figure della devozione si trasforma in felicità. Nessuna ideologia politica è stata mai capace di sostituire la complessit­à della religione».

Questo può essere vero nel mondo arabo-islamico. O in certe parti dell’Asia. Ma come potrà l’Occidente democratic­o cadere nuovamente nel totalitari­smo?

«Qui siamo di fronte a due fenomeni: uno interno all’Occidente; l’altro esterno ma sempre più parte dell’Occidente, almeno dell’Europa».

Cominciamo dal primo: cosa intende?

«L’Occidente, con la sua democrazia, la sua libertà, appare fragile: è il luogo delle contraddiz­ioni e dell’assenza di visioni. Il comunismo ha fallito, il capitalism­o anche. Dunque, quale futuro? I sistemi democratic­i sono vittime dei propri meccanismi. Di fronte a una crisi sempre più profonda della società europea, vedremo il risorgere della religione e del suo ruolo politico. Tutto si confonderà nella fede».

Quale fede? Insomma, qual è il secondo fenomeno: è qui che entra in scena «2084», la sua visione orwelliana?

«Alla fine sarà l’islam a conquistar­e cuori e menti. Di tutti. Perché è nella sua natura. Ora siamo all’inizio. Ma vediamo già all’opera i jihadisti e i predicator­i. La democrazia europea vive una fase di debolezza e di terrore. Tutto fa paura: la crisi economica, le malattie, la povertà, la violenza, le migrazioni. L’islam è capace di fornire risposte universali. Offre la soluzione, quanto meno l’illusione di una soluzione. Ma tanto basta: nel giro di pochi decenni la questione sarà questa».

Ne è sicuro? Lei si definisce un uomo laico, un uomo libero dalla fede. Come può immaginare un futuro che a noi appare come un nuovo Medioevo?

«Trent’anni fa, in Europa, non si parlava quasi di islam. I problemi erano ben altri. Oggi non si discute d’altro: in tv, sui giornali, sul web. Tutto sta già accadendo. L’Occidente è percorso dalla paura: prima o poi il canto che la fa dimenticar­e conquister­à tutti. E non dimentichi­amo la violenza: Houellebec­q ipotizza un islam che entra nel gioco politico democratic­o. Io dico che questo non è pensabile: l’islam parte dalla democrazia soltanto per distrugger­la. Inoltre, cosa già attuale: l’islam non si può criticare. Non in Medio Oriente, come è naturale visto il ruolo della religione nella società, ma in Europa».

Difficile capire se fin qui abbiamo parlato di realtà o della fantasia che ha ispirato il suo romanzo, per quanto distopico. Perché ce n’è abbastanza da togliere il sonno...

Boualem Sansal ride. «Io ho immaginato un futuro. Naturalmen­te è una finzione letteraria che si ispira a ciò che appare ora plausibile. Orwell aveva fatto lo stesso: non tutto si è inverato...».

«2084» sarà tradotto in arabo? Lei lo ha scritto in francese...

«Non saprei. Forse in Libano. In ogni caso, pochi lo leggeranno dalle mie parti».

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ministero dell’Industria algerino fino al 2003 (incarico
da cui fu allontanat­o per i suoi scritti e le sue prese di posizione politica), ha vinto...
Boualem Sansal è nato nel 1949 in Algeria e vive a Boumerdès, nei pressi di Algeri. Alto funzionari­o del ministero dell’Industria algerino fino al 2003 (incarico da cui fu allontanat­o per i suoi scritti e le sue prese di posizione politica), ha vinto...
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2084. La fine del mondo Traduzione di Margherita Botto
NERI POZZA Pagine 256, €  17 In libreria dal 25 febbraio
BOUALEM SANSAL 2084. La fine del mondo Traduzione di Margherita Botto NERI POZZA Pagine 256, € 17 In libreria dal 25 febbraio
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