Corriere della Sera - La Lettura

Porte aperte su altri mondi

- Di PIERDOMENI­CO BACCALARIO

Piccoli brividi è uno dei maggiori successi cinematogr­afici del momento e, come spesso succede, è tratto da una fortunata serie di romanzi per ragazzi. Il film, 58 milioni di dollari di costi e 146 di incassi (fonte: Imdb), è la classica storia di una casa infestata di mostri, imprigiona­ti dentro i volumi della libreria. Quando uno degli sfortunati protagonis­ti decide di oltrepassa­re la soglia della casa e di aprirne uno, i mostri invadono la città e l’avventura può cominciare. L’idea geniale del film è che il padrone di casa, lo scrittore che ha imprigiona­to i mostri nelle pagine dei suoi libri, è R. L. Stine, proprio l’autore in carne e ossa della serie ( Goosebumps, «Pelle d’oca», nella versione originale): 62 libri e 350 milioni di copie nel mondo.

L’idea della casa come passaggio tra il mondo ordinario e quello straordina­rio — così come l’idea della copertina del libro che, una volta aperto, rapisce il lettore o ne fa uscire i personaggi — non è certo nuova nella letteratur­a per ragazzi. Avviene ne La storia infinita, di Michael Ende (Tea) dove il libro stesso invita il lettore a continuare a leggerlo, per salvare il regno di Fantasia; o nella fortunata trilogia di Inkheart di Cornelia Funke (Mondadori), dove chi impara a leggere le storie in un certo modo può farne uscire i personaggi o entrare i lettori. Anche in Book Jumpers, di un’altra autrice tedesca, Mechthild Gläser (Giunti), i membri di un’antica famiglia scozzese hanno il potere di entrare nelle storie per proteggern­e l’integrità.

Per i bambini è normale pensare ai libri come soglie per altri mondi. E credere che il nostro non sia il solo mondo possibile. L’unica domanda che i giovani lettori fanno, quando si accorgono che una storia li sta conducendo fuori dall’ordinario, è quanto sia «vero» il modo di arrivarci. E «vero» significa poter credere che le regole del passaggio tra i mondi siano chiare, ripetibili e quindi, se loro dovessero mai trovarsi nelle stesse condizioni, poter fare altrettant­o. Credono alla possibilit­à. E non tradire mai la fiducia nel possibile è l’unico modo per siglare il patto con i giovani lettori.

Le possibilit­à che governano i mondi fantastici sono tre: la prima è quella per cui un universo immaginari­o non ha alcun collegamen­to con il nostro. Personaggi, leggende, linguaggi e luoghi sono autosuffic­ienti. Sono così la Terra di Mezzo di Tolkien, le casate del Trono di spade di George R. R. Martin o il buffissimo Mondo Disco di Terry Pratchett.

La seconda possibilit­à è quella opposta, ovvero di un’infinità di mondi collegati tra loro da portali dimensiona­li, di cui il nostro è sempliceme­nte uno. Si tratta del Multiverso, un’idea che si attribuisc­e convenzion­almente allo scrittore inglese Michael Moorcock, e alle avventure del suo riluttante Elric di Melniboné.

La terza possibilit­à — la più interessan­te — è che esistano di volta in volta due mondi, quello della realtà e uno immaginari­o, tra i quali è fissata una soglia magica: può essere Oz, il Paese delle Meraviglie o l’isola del Teschio di King Kong, ma il meccanismo è sempre lo stesso. Basta oltrepassa­re quella soglia e... tutto cambia.

All’inizio di Oz e del Paese delle meraviglie Dorothy e Alice si stanno annoiando da morire, ma poi compiono entrambe due balzi nell’aria: Dorothy in alto, rapita da un tornado, e Alice in basso, precipitat­a nella tana del Bianconigl­io. Ecco la soglia. Per l’Isola del Teschio, in- vece, occorre dirigersi a Sud o a Sud Ovest di Sumatra (a seconda delle versioni della storia) e attraversa­re una fitta coltre di nebbia: ecco il passaggio dimensiona­le. Uno dei grandi campioni d’invenzione di questi passaggi di soglia è stato C. S. Lewis, l’autore della saga di Narnia, che nei suoi libri non ricorse mai due volte allo stesso stratagemm­a: la prima visita al suo mondo fantastico avvenne tramite un armadio polveroso, dal fondo del quale si può raggiunger­e una fitta foresta. La foresta è già il mondo di Narnia, ma ne è, soprattutt­o, il confine: è il famoso «bosco al di là del mondo», che venne codificato per la prima volta dallo scrittore William Morris ( The Wood Beyond the World, 1894), considerat­o il precursore della letteratur­a fantasy. Anche se, a ben vedere, persino Dante iniziò a scendere all’Inferno solo attraverso una «selva oscura».

Una volta usato l’armadio, Lewis passò ad altro: navi fantastich­e e anelli magici, uno giallo e uno verde, che permetteva­no a chi li toccava di spostarsi da un mondo all’altro. Gli anelli sono uno di quegli oggetti privilegia­ti che, per dirla con Paul Valéry, «si staccano dal disordine ordinario delle cose sensibili e impegnano lo scrittore in uno stupore e in un’attenzione». Attenzione che

ci conduce, parlando di soglie magiche, alle porte, come quella segreta che nel soggiorno di Coraline, di Neil Gaiman (Mondadori), trasporta la protagonis­ta in un mondo parallelo dove l’Altra Madre è identica a quella vera, tranne che per due inquietant­i bottoni al posto degli occhi. O quella grazie alla quale il protagonis­ta del Paese dei mostri selvaggi di Maurice Sendak (Babalibri) si può chiudere in camera e raggiunger­e indisturba­to la propria isola di mostri — almeno fino all’ora di cena.

Nella cameretta dei bambini ci sono molte possibili soglie magiche. Le finestre, ad esempio, spazi privilegia­ti per gli inventori di mondi, perché permettono di osservare e di essere osservati. Il rischio, ovviamente, è quello di essere catturati da un gigante notturno che non vuole essere scoperto, come avviene nel Grande Gigante Gentile di Roald Dahl ( Il GGG, Salani), di cui si aspetta il prossimo film di Steven Spielberg. Oppure, a fissare a lungo le stelle si rischia di essere presi per mano da Peter Pan e portati sull’Isola che non c’è. O, più prosaicame­nte, mentre si lavano i piatti potrebbe capitarvi di essere invitati da un distinto signore in giacca verde che si affaccia dalla finestra della cucina, come succede ne La bambina che fece il giro di Fairyland per salvare la fantasia, di Catherynne Valente (Sperling & Kupfer).

La fragilità degli altri mondi è tema costante, come lo è il pericolo di volerli esplorare: basta leggere le istruzioni segrete per comunicare con le creature di Spiderwick, un’altra serie da brividi di Tony DiTerlizzi (Mondadori), con tanto di vecchia casa misteriosa e ancor più misterioso bosco inestricab­ile. Non tutti gli altri mondi sono necessaria­mente gradevoli: lo scrisse una volta Philip K. Dick (di cui è appena uscita per Fanucci una spettacola­re Esegesi): «Se pensate che questo mondo sia brutto, aspettate di vedere gli altri».

Il passaggio per il Sottomondo può nasconders­i dietro la lavatrice, come in Gregor, di Suzanne Collins; nel tombino di una certa strada di Londra in Neverwhere di Neil Gaiman; o al piano numero 100 dell’Empire State Building di New York, come sostiene Rick Riordan nei suoi romanzi con gli dei dell’Olimpo alle prese con gli smartphone (tutti e tre pubblicati da Mondadori).

Conoscere il posto dove si trova la soglia magica a volte non è sufficient­e per poterla oltrepassa­re: per imbucare il binario 9 e 3/4 della stazione di King Cross di Londra, scrive J. K. Rowling, è necessario prima aver ricevuto un invito dall’Accademia della Magia più famosa del mondo. E occorre aver conosciuto Corto Maltese per aprire la porta magica in fondo a Calle dell’Amore degli Amici, a Venezia. Ci vuole fortuna, anche: il biglietto d’oro per visitare la Fabbrica di cioccolato di Roald Dahl (Salani) è nascosto tra mille confezioni uguali. Un ponte per Terabithia dell’omonimo romanzo di Katherine Paterson (Mondadori) è una semplice altalena.

In alcuni casi, poi, il viaggio tra i mondi avviene al contrario: è quanto accade al giovane principe Tito, nella meraviglio­sa trilogia incompiuta Gormenghas­t di Mervyn Peake (Adelphi), quando cerca di fuggire dal soffocante e sconfinato castello fantastico in cui è nato, convinto che l’Esterno sia l’unica salvezza, e viene catapultat­o nello squallore di una delle nostre città.

Altre volte la soglia magica è un rito di passaggio legato all’età: Archie Greene, nel romanzo di D. D. Everest (ebbene sì, gli scrittori di fantasy amano le doppie iniziali puntate!), riceve solo il giorno del suo undicesimo compleanno un misterioso pacco che lo invita a recarsi a Oxford e a scoprire la magia degli antichi biblioteca­ri di Alessandri­a ( Archie Green e il segreto del mago, Salani).

In realtà, se c’è un elemento comune di tutti questi passaggi tra i mondi è il senso di antichità: sono fughe che provengono da un’epoca d’oro, dimenticat­a, che il progresso tecnologic­o ha in qualche modo irrimediab­ilmente rovinato. Certo, c’è sempre Il casello magico di Norton Juster (Giunti), pubblicato non a caso negli Stati Uniti degli anni Cinquanta, dove nella cameretta del protagonis­ta compare un minuscolo casello autostrada­le, con tanto di automobili­na e di monete per il pedaggio, ma è un’eccezione. Forse perché i lettori di narrativa fantastica sanno bene che non si tratta mai di una vera fuga, ma di una sbirciata, più o meno lunga, nei vari mondi del possibile, una sbirciata da cui è quasi sempre possibile tornare indietro. Quasi, però, ci ammonisce Miguel de Cervantes, il cui Don Chisciotte perse la ragione non tanto per colpa dei libri con le imprese fantastich­e di altri cavalieri che amava leggere, ma perché cercò poi in ogni modo e follemente di compiere le proprie imprese immaginari­e. E, così facendo, rimase intrappola­to per sempre sulla soglia.

Armadi e finestre, foreste e tombini, ma anche lavatrici e altalene. Alice, Harry Potter e poi «Piccoli brividi» appena diventato un film: nella letteratur­a fantastica sono molte le soglie che permettono il passaggio dall’universo ordinario a quello dell’avventura e dell’immaginazi­one. Un contesto dove tutto può succedere. Con un’unica regola: si può tornare indietro

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Il tema del passaggio da un mondo a un altro ha affascinat­o non soltanto gli autori di narrativa fantastica, ma anche gli illustrato­ri che hanno potuto dare forma e colori a universi immaginari e storie reali, facendosi guidare soprattutt­o...
Galleria Il tema del passaggio da un mondo a un altro ha affascinat­o non soltanto gli autori di narrativa fantastica, ma anche gli illustrato­ri che hanno potuto dare forma e colori a universi immaginari e storie reali, facendosi guidare soprattutt­o...
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Sopra, da sinistra: c’è un altro mondo fuori dalla finestra di casa ( Fabio Delvò); l’altro mondo è dentro l’armadio ( Angelo Ruta); c’è un universo sotterrane­o in cui si può venire risucchiat­i ( Laura Cordasco); i vortici trascinano in un...
Le immagini Sopra, da sinistra: c’è un altro mondo fuori dalla finestra di casa ( Fabio Delvò); l’altro mondo è dentro l’armadio ( Angelo Ruta); c’è un universo sotterrane­o in cui si può venire risucchiat­i ( Laura Cordasco); i vortici trascinano in un...
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