Corriere della Sera - La Lettura
Vassalli di lusso del potere coloniale
Gli inglesi completarono la conquista del subcontinente indiano nella prima metà dell’Ottocento. Ma il 38,5% dell’impero anglo-indiano, con circa un quinto della popolazione, continuò a essere governato da principi vassalli, 565 in tutto. Essi portavano una molteplicità di titoli; i più diffusi erano quelli raja («re») e maharaja («gran re»), usati soprattutto dai monarchi indù, e quello di nawab («secondo», sottinteso «dell’imperatore»), usato soprattutto da monarchi musulmani. I domini dei principi indiani variavano da mini Stati di 25 chilometri quadrati e poche migliaia di sudditi, ai domini del nizam di Hyderabad, nell’India centrale, e a quelli del maharaja del Kashmir, nell’estremo nord del Paese, di oltre 200 mila chilometri quadrati (grandi cioè quanto la Gran Bretagna) e con popolazioni di diversi milioni di abitanti (alla fine dell’era coloniale, 16 milioni nell’Hyderabad e quattro nel Kashmir). Circa un quarto dei prìncipi indiani aveva diritto, in occasione di cerimonie ufficiali, ad essere salutato con un certo numero di colpi di cannone: da nove fino ai 21 concessi al maharaja del Kashmir e al nizam (quest’ultimo era l’unico principe ad avere diritto al titolo di His Exalted Highness, «sua gloriosa altezza»). In ogni caso, tutti i principati erano strettamente subordinati al potere britannico. Nessun rapporto internazionale era consentito e il potere ultimo all’interno dei singoli Stati era esercitato da un political resident inglese. Era costui, piuttosto che il principe, a scegliere il primo ministro che governava effettivamente lo Stato. Questo anche se, ovviamente, un principe politicamente abile aveva modo di esercitare la sua influenza sia sulla scelta del primo ministro, sia sulle politiche messe in atto da quest’ultimo. Questo fece sì che anche l’amministrazione dei principati variò grandemente: la maggioranza era peggio amministrata e più arretrata dell’India britannica. Ma in una minoranza di casi (fra cui, in particolare, Baroda e Travancore) gli Stati erano meglio governati e socialmente più avanzati. Con la fine dell’era coloniale i principati vennero annessi dall’India o dal Pakistan o, nel caso del Kashmir, spartiti manu militari.