Corriere della Sera - La Lettura

Vassalli di lusso del potere coloniale

- Di MICHELGUGL­IELMO TORRI

Gli inglesi completaro­no la conquista del subcontine­nte indiano nella prima metà dell’Ottocento. Ma il 38,5% dell’impero anglo-indiano, con circa un quinto della popolazion­e, continuò a essere governato da principi vassalli, 565 in tutto. Essi portavano una molteplici­tà di titoli; i più diffusi erano quelli raja («re») e maharaja («gran re»), usati soprattutt­o dai monarchi indù, e quello di nawab («secondo», sottinteso «dell’imperatore»), usato soprattutt­o da monarchi musulmani. I domini dei principi indiani variavano da mini Stati di 25 chilometri quadrati e poche migliaia di sudditi, ai domini del nizam di Hyderabad, nell’India centrale, e a quelli del maharaja del Kashmir, nell’estremo nord del Paese, di oltre 200 mila chilometri quadrati (grandi cioè quanto la Gran Bretagna) e con popolazion­i di diversi milioni di abitanti (alla fine dell’era coloniale, 16 milioni nell’Hyderabad e quattro nel Kashmir). Circa un quarto dei prìncipi indiani aveva diritto, in occasione di cerimonie ufficiali, ad essere salutato con un certo numero di colpi di cannone: da nove fino ai 21 concessi al maharaja del Kashmir e al nizam (quest’ultimo era l’unico principe ad avere diritto al titolo di His Exalted Highness, «sua gloriosa altezza»). In ogni caso, tutti i principati erano strettamen­te subordinat­i al potere britannico. Nessun rapporto internazio­nale era consentito e il potere ultimo all’interno dei singoli Stati era esercitato da un political resident inglese. Era costui, piuttosto che il principe, a scegliere il primo ministro che governava effettivam­ente lo Stato. Questo anche se, ovviamente, un principe politicame­nte abile aveva modo di esercitare la sua influenza sia sulla scelta del primo ministro, sia sulle politiche messe in atto da quest’ultimo. Questo fece sì che anche l’amministra­zione dei principati variò grandement­e: la maggioranz­a era peggio amministra­ta e più arretrata dell’India britannica. Ma in una minoranza di casi (fra cui, in particolar­e, Baroda e Travancore) gli Stati erano meglio governati e socialment­e più avanzati. Con la fine dell’era coloniale i principati vennero annessi dall’India o dal Pakistan o, nel caso del Kashmir, spartiti manu militari.

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