Corriere della Sera - La Lettura
Il fascino fragile e magico del ferro
Mentre a Milano la Fondazione Prada presenta la mostra Recto verso illuminandoci sul retro dell’opera, io ne proporrei un’altra che indaghi il «sotto» della pittura. Esiste infatti anche una storia dell’arte legata al supporto che molto spesso non è mero sostegno ma soggetto attivo nel risultato del segno pittorico. Dalla pietra delle grotte di Lascaux alle tavole rinascimentali, il supporto determina la qualità finale del dipinto allo stesso modo del colore. Pensiamo alla tela di lino sporcata da Bacon, o alla pittura gestuale dall’Espressionismo: tutte risentono del conflitto tra il pennello e il supporto. Nella pittura informale di Burri e Fontana colore e tela dialogano e si sovrappongono fino talvolta a invertirsi di ruolo. Io ho sempre temuto la tela bianca come lo scrittore teme il foglio, perciò nella grande ricerca sui materiali possibili ho fatto la mia personale scoperta e scelta del ferro (sopra: Pirelli rosso, ndr). Questo materiale nasconde un paradosso che mi affascina. Per le sue proprietà fisiche è considerato il materiale forte e pesante per eccellenza. Eppure talvolta sembra una carta giapponese, leggero come ali di farfalla; i fogli si muovono e rispondono alla luce con luminosità inaspettata. Ma soprattutto mi colpisce la sua sensibilità superficiale: una sola goccia d’acqua che cada su una lastra di acciaio cor-ten provoca in breve tempo una macchia di ruggine indelebile e definitiva. La magia del ferro è che sembra rispondere alla tua sollecitazione cromatica con una sua autonomia che rende sempre imprevedibile il risultato, trasformando il colore in materia.