Corriere della Sera - La Lettura
Faccio la piazzista di case, terrazze e castelli e invento Parigi a Roma (non chiedete il Colosseo)
La richiesta più assurda? «Una volta mi hanno chiesto se per caso avevo un Colosseo. Ho risposto che non tratto queste cose…». La vita professionale di Marta Baliva, 74 anni, storica location manager, è zeppa di aneddoti così. Nei suoi tre decenni di carriera, Baliva ha collaborato con alcuni tra i maggiori nomi del cinema, da Ferzan Ozpetek a Riccardo Milani, da Marco Bellocchio a Roberto Andò, grazie a un book di più di mille appartamenti, ville con giardino e castelli a Roma e dintorni: tutti luoghi privati da proporre ai vari registi in cerca degli interni perfetti. «In realtà io vengo contattata dallo scenografo e lui deve essere bravo a farmi capire che cosa deve rappresentare quella casa, chi deve abitarla. Poi mandiamo alcune foto e alla fine dei sopralluoghi arriva anche il regista». Spetta sempre al location manager fare i contratti con i proprietari: assicurazioni, giorni e luoghi delle riprese e persino l’orario in cui si girerà. «Una volta si guadagnava di più, oggi circa 2 mila euro al giorno per case grandi che devono poter ospitare una troupe di 40-50 persone. Con il cinema — ammette — è tutto più divertente. Con la fiction è più dura perché le produzioni durano a lungo. Per la serie È arrivata la felicità ho occupato la casa di una mia amica per quasi un anno». Il suo portfolio varia sempre («le abitazioni sul mercato girano, i proprietari muoiono ») ma qualche ripetizione c’è: «La casa parigina dove Servillo incontra la sua ex amante in Viva la libertà è la stessa di Raoul Bova in Scusate se esisto: un appartamento in Corso Trieste, ai Parioli». In un quartiere di Roma, dunque, non a Parigi. E poi ci si mette anche la cronaca: «Abbiamo girato anche nel palazzo crollato poco tempo fa sul Lungotevere Flaminio: una scena in cui Rex, il cane, correva sulle terrazze».