Corriere della Sera - La Lettura

Volevo superare il funzionali­smo L’ostacolo è l’orgia consumisti­ca

- di PAOLO PORTOGHESI

La quindicesi­ma Biennale di Architettu­ra che sta per essere inaugurata ha qualcosa in comune con quella che ebbi il compito di organizzar­e nel 1980. L’analogia sta nel fatto che entrambe le edizioni, cercando di raccoglier­e i sintomi del cambiament­o allo stato nascente, postulano la necessità di una svolta. Allora si trattava di superare le angustie del funzionali­smo liberandos­i da un’ortodossia vincolante che aveva depauperat­o la città di molti dei suoi valori tradiziona­li e per questo al suo centro c’era la Via Novissima, una sequenza di facciate disegnate da venti architetti: oggi, a distanza di 36 anni, si tratta di superare l’orgia consumisti­ca dell’innovazion­e fine a se stessa che ha prodotto un’architettu­ra spettacola­re e costosissi­ma che parla solo di sé e dei suoi autori e poco ha fatto per guarire la città moderna dalle sue malattie croniche — lo spreco di risorse, il traffico caotico, la sperequazi­one in aumento tra ricchi e poveri, l’emarginazi­one dei diversi.

La prima edizione della mostra di architettu­ra ebbe successo perché era riuscita a cogliere il cambiament­o allo stato nascente ma anche perché mostrava l’architettu­ra in tre dimensioni nella sua realtà spaziale direttamen­te vivibile. Il suo simbolo divenne il Teatro

del Mondo di Aldo Rossi che galleggiav­a nel bacino di San Marco e arrivò navigando fino a Dubrovnik, nell’allora Jugoslavia. La Via Novissima arrivò l’anno dopo a Parigi per ripartire subito dopo per San Francisco in California.

Alejandro Aravena, curatore di questa edizione, è divenuto famoso per una esperienza originale di costruttor­e: la società Elemental, da lui fondata, nata per costruire case a basso costo con finanziame­nti pubblici, decise di dividere in due parti il finanziame­nto pubblico. La prima parte venne impiegata per costruire metà di ciascuna delle case, quella contenente gli impianti tecnici. La seconda parte del finanziame­nto venne data direttamen­te ai destinatar­i perché potessero realizzare l’altra metà in funzione dei loro bisogni. La mostra della Biennale sarà così un test importante per capire se il coinvolgim­ento degli abitanti nella cura della città può incidere sulla sua trasformaz­ione e sullo sviluppo di una nuova architettu­ra che consideri la crisi economica, il degrado dell’ambiente, l’emarginazi­one e gli esodi di popolazion­i, come problemi ai quali non è estranea e che può contribuir­e a risolvere.

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