Corriere della Sera - La Lettura
Spose bambine, nessuna festa per i diritti
Il progresso sociale è determinato da un complesso di indicatori che non necessariamente vanno in parallelo. Contano usanze e tradizioni locali ma certe libertà hanno un significato universale
Il matrimonio precoce non fa la felicità. Nei calcoli sul livello di sviluppo dei Paesi abbassa gli indici, è considerato spia di malessere, segnale di scarsa attenzione all’infanzia. Ed è anche una violazione dei diritti umani. Eppure è prassi diffusa in molta parte del mondo, sperimentata da 700 milioni di donne. In Niger il 77% della popolazione femminile tra i 20 e i 49 anni è andata in sposa prima di diventare maggiorenne. La stessa sorte è toccata solo al 5% degli uomini. La que- stione, in Ciad come in Bangladesh, riguarda prevalentemente le bambine. «È una manifestazione di disuguaglianza di genere — sottolinea il dossier dell’Unicef sul tema — e riflette norme sociali che perpetuano la discriminazione contro le ragazze».
Sono paletti fissati a Occidente, certo, che non tengono conto delle usanze locali, dell’antropologia, della necessità. Ma ruotano attorno alla tutela dei bambini, sulla quale tutti i Paesi Onu hanno concordato alla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989. Se ci fossero dubbi, bastereb- be un dato: i matrimoni precoci sono più diffusi tra i poveri che tra i ricchi. In India l’età media del primo sposalizio è di 19,7 anni tra le ragazze benestanti; scende a 15,4 nei quartieri depressi.
Non è solo tradizione, allora: è spesso mancanza d’alternative. Tra i profughi siriani impantanati in Libano una sposa bambina diventa una risorsa quando i risparmi sono finiti e le possibilità di lavoro sono pari a zero: serve a garantirsi l’affitto di un campo o a ripianare il debito col proprietario. Con quali conseguenze? «Alle ragazze — continua il rapporto Unicef — non vie- ne solo negata l’infanzia. Sono spesso socialmente isolate, tagliate fuori dalla famiglia e dagli amici; con opportunità limitate di istruzione e impiego». Una generazione in balìa di mariti adulti che non s’aspettano di dover provvedere alla loro crescita. In Malawi i due terzi delle donne che non sono andate a scuola sono state sposate minorenni. Spesso diventano madri bambine e hanno precocemente tanti figli a cui badare. In Nepal, un terzo delle donne tra i 20 e i 24 anni andate in moglie prima dei 15 anni hanno partorito tre o più volte; in confronto all’1% delle loro coetanee sposate maggiorenni. Senza contare le implicazioni sanitarie di gravidanze adolescenti.
Lentamente, si registra qualche progresso. Negli anni Ottanta era una giovane donna su 3, oggi è una su 4. In Africa e in Asia, soprattutto. Ma anche in Italia.