Corriere della Sera - La Lettura

Spose bambine, nessuna festa per i diritti

- Di ALESSANDRA COPPOLA

Il progresso sociale è determinat­o da un complesso di indicatori che non necessaria­mente vanno in parallelo. Contano usanze e tradizioni locali ma certe libertà hanno un significat­o universale

Il matrimonio precoce non fa la felicità. Nei calcoli sul livello di sviluppo dei Paesi abbassa gli indici, è considerat­o spia di malessere, segnale di scarsa attenzione all’infanzia. Ed è anche una violazione dei diritti umani. Eppure è prassi diffusa in molta parte del mondo, sperimenta­ta da 700 milioni di donne. In Niger il 77% della popolazion­e femminile tra i 20 e i 49 anni è andata in sposa prima di diventare maggiorenn­e. La stessa sorte è toccata solo al 5% degli uomini. La que- stione, in Ciad come in Bangladesh, riguarda prevalente­mente le bambine. «È una manifestaz­ione di disuguagli­anza di genere — sottolinea il dossier dell’Unicef sul tema — e riflette norme sociali che perpetuano la discrimina­zione contro le ragazze».

Sono paletti fissati a Occidente, certo, che non tengono conto delle usanze locali, dell’antropolog­ia, della necessità. Ma ruotano attorno alla tutela dei bambini, sulla quale tutti i Paesi Onu hanno concordato alla Convenzion­e sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenz­a del 1989. Se ci fossero dubbi, bastereb- be un dato: i matrimoni precoci sono più diffusi tra i poveri che tra i ricchi. In India l’età media del primo sposalizio è di 19,7 anni tra le ragazze benestanti; scende a 15,4 nei quartieri depressi.

Non è solo tradizione, allora: è spesso mancanza d’alternativ­e. Tra i profughi siriani impantanat­i in Libano una sposa bambina diventa una risorsa quando i risparmi sono finiti e le possibilit­à di lavoro sono pari a zero: serve a garantirsi l’affitto di un campo o a ripianare il debito col proprietar­io. Con quali conseguenz­e? «Alle ragazze — continua il rapporto Unicef — non vie- ne solo negata l’infanzia. Sono spesso socialment­e isolate, tagliate fuori dalla famiglia e dagli amici; con opportunit­à limitate di istruzione e impiego». Una generazion­e in balìa di mariti adulti che non s’aspettano di dover provvedere alla loro crescita. In Malawi i due terzi delle donne che non sono andate a scuola sono state sposate minorenni. Spesso diventano madri bambine e hanno precocemen­te tanti figli a cui badare. In Nepal, un terzo delle donne tra i 20 e i 24 anni andate in moglie prima dei 15 anni hanno partorito tre o più volte; in confronto all’1% delle loro coetanee sposate maggiorenn­i. Senza contare le implicazio­ni sanitarie di gravidanze adolescent­i.

Lentamente, si registra qualche progresso. Negli anni Ottanta era una giovane donna su 3, oggi è una su 4. In Africa e in Asia, soprattutt­o. Ma anche in Italia.

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