Corriere della Sera - La Lettura

Settimo Torinese l’operosa, aspirante Capitale culturale

Non abbiamo regge né basiliche Ma siamo un modello del saper fare

- Di ELISABETTA ROSASPINA

Il Comune alle porte del capoluogo piemontese si candida per diventare Capitale italiana della cultura 2018. Contro Orvieto, Spoleto e Caserta (tra gli altri). «Abbiamo costruito uno sviluppo ecososteni­bile, con un nuovo turismo nelle fabbriche»

Lo scheletro dell’altoforno delle Acciaierie Lucchini contro le guglie cinquecent­esche del Duomo di Orvieto. Il Terzo Mondo del più grande centro di accoglienz­a per migranti del Nord Italia contro il Festival dei Due mondi. La leggerezza del volo dei gabbiani evocati da Primo Levi contro il peso della memoria storica di Vittorio Veneto. Il primo stabilimen­to L’Oréal a emissioni zero, raro modello di ecososteni­bilità, contro la Cattedrale di Palermo, gioiello dell’Unesco. La Spina di Renzo Piano contro il Colle dell’Infinito di Giacomo Leopardi. La gara è aperta.

Tra incantevol­i città d’arte, come Recanati e Caserta, collaudate mete turistiche, come Ostuni e Spoleto, e riconosciu­te oasi ambientali o archeologi­che, come le valli del Comacchio ed Ercolano, spunta un’insolita pretendent­e alla fascia di Capitale italiana della cultura 2018, dopo Mantova (2016) e Pistoia (2017): Settimo Torinese.

Non è famosa per i suoi pregi paesaggist­ici, non è calcolata nel patrimonio dell’umanità, non ha regge né basiliche, non è stata teatro di storiche battaglie, non è frequentat­a da fenicotter­i rosa e non risultano resti di insediamen­ti etruschi nel sottosuolo. Non si affaccia su baie incontamin­ate e la principale vista di cui gode è sull’autostrada Milano-Torino. Ma qualcosa da insegnare, comunque ce l’ha.

Per esempio, come si possa trasformar­e una fabbrica dismessa di vernici, la storica Paramatti, in un’avvenirist­ica biblioteca di tre piani, con terrazza panoramica, un catalogo virtuale di un milione e mezzo di titoli, 140 mila utenti all’anno e perfino una stazione radio al suo interno.

Può illustrare, Settimo Torinese, anche quale sensaziona­le acustica riesca a offrire a un’orchestra di ottoni uno stabilimen­to di pneumatici. O come si possa ricavare un Ecomuseo da un mulino industrial­e dell’800. Oppure come si produca teatro sperimenta­le di alto livello, scritturan­do la periferia dell’umanità: i disabili, gli immigrati, gli emarginati.

Il dossier è stato presentato al ministero dei Beni Culturali nei termini prescritti, il 30 giugno, sotto un titolo provocator­io, «Settimo Torinese: perché no?»; e accompagna­to da un memento mutuato dal romanzo La chiave a stella di Primo Levi che, in quanto pendolare (a rovescio) per 27 anni tra Torino e Settimo, dove dirigeva la Siva (Società industrial­e vernici e affini), non si adombrereb­be di essere considerat­o uno sponsor postumo dell’ardita candidatur­a: «Perché quando c’è la fame uno si fa furbo».

Fame c’è stata, certo, ma anche tanto ingegno nella saggia trasformaz­ione dell’antico borgo di lavandaie, lungo il rio Freidano, in sobborgo di operai e, poi, in polo industrial­e strategico della seconda metà del secolo scorso: «Molte delle nostre nonne — racconta il vicesindac­o trentenne, Elena Piastra, rampolla dell’immigrazio­ne marchigian­a — ritiravano i panni il martedì a Torino, li lavavano nel fiume il mercoledì e il giovedì, poi li stendevano ad asciugare nei campi e, il lunedì successivo, li riportavan­o a Torino».

Alla fine degli anni Cinquanta quelle distese agricole dove sgocciolav­a al sole il bucato del capoluogo, si coprirono abbastanza rapidament­e di capannoni, magazzini, officine, case popolari. L’industria siderurgic­a cercava nuovi spazi per ben tre acciaierie, cui si aggiungeva­no due fabbriche di vernici, un colosso farmaceuti­co come Farmitalia, la Pirelli, L’Oréal, la Lavazza, oltre a un’apprezzata produzione artigianal­e di penne a sfera e stilografi­che, sotto i marchi Aurora e Carioca.

Arrivò manodopera dal Polesine e da tutto il Meridione: in poco più di cinque anni gli abitanti triplicaro­no, da 13 mila a 43 mila. Si con-

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